Farmaci in abbonamento con Amazon, in Italia è possibile?

Negli Stati Uniti Amazon ha lanciato un nuovo abbonamento mensile per ricevere i medicinali. E da noi? In Europa la legge non è chiara. La Fofi invita a fare attenzione alle truffe online

Come era prevedibile, Amazon ha fatto un altro passo avanti nel tentativo di espandere il suo business nel settore sanitario. Dopo aver aperto l’ambulatorio virtuale di Amazon Clinic, ora la multinazionale di Jeff Bezos lancia sul portale l’abbonamento ai farmaci online. L’offerta è destinata ai clienti Prime (per il momento in 45 Stati Usa) che potranno decidere di pagare di più per entrare in un servizio premium della Amazon Pharmacy chiamato RxPass. Con 5 euro al mese si ha diritto a sconti che vanno dal 40 all’80% sui farmaci acquistabili online e consegnati direttamente a casa.

La novità per ora riguarda soltanto gli utenti che vivono negli Stati Uniti, ma è prevedibile che il colosso americano dell’e-commerce tenterà di espanderlo negli altri Paesi, laddove sarà possibile.

In Italia la vendita online di medicinali può essere realizzata solo da farmacie e parafarmacie con una sede fisica sul territorio italiano, dietro apposita autorizzazione rilasciata dalla Regione o provincia autonoma competente. Chi vende, poi, necessita di una licenza. Sul portale del Ministero della Salute è possibile consultare l’elenco aggiornato dei soggetti autorizzati al commercio online di medicinali senza obbligo di prescrizione (che sono oltre 1.400).

La Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani ha invitato però gli utenti a prestare massima attenzione negli acquisti di medicinali su internet. Tramite il suo presidente, Andrea Mandelli, la Fofi è appena intervenuta per portare l’attenzione sul fenomeno delle truffe.

L’affare di Amazon

Si possono acquistare prodotti singoli oppure iscriversi a un piano di consegna regolare, con spedizione a casa a intervalli prestabiliti

Il catalogo è composto da 50 farmaci che trattano un’ottantina di problemi di salute fra i più comuni. Antinfiammatori, antipiretici, creme cortisoniche, ansiolitici, sonniferi e farmaci per l’ipertensione. Dal 2020 la Amazon Pharmacy offre anche i medicinali prescritti dal medico, oltre ai prodotti over-the-counter e agli integratori alimentari, mentre restano ancora esclusi gli oppioidi. L’utente può sia acquistare prodotti singoli che iscriversi a un piano di consegna regolare, con spedizione a casa a intervalli prestabiliti. Per utilizzare il servizio è necessario creare un account sulla piattaforma, mandare informazioni sul proprio medico e sulla propria prescrizione e verificare la propria identità.

Ora che anche la Amazon Clinic, con il suo ambulatorio virtuale, è in grado di fornire ricette mediche, l’utente si trova a non dover nemmeno uscire dal portale per l’acquisto di quanto gli viene prescritto dalla stessa azienda. Amazon ha stimato un business che potenzialmente potrebbe coinvolgere 150 milioni di americani.

Il mercato europeo resta off-limits

Il mercato europeo resta off-limits in quanto la direttiva europea 2011/62/UE prevede solo la possibilità di vendere a distanza farmaci all’interno del mercato comune con un logo identificativo dello Stato membro di origine. All’interno dell’Europa i farmaci consegnati devono essere quelli autorizzati nello Stato membro di destinazione.

Roberto Bonatti

Come chiarito da Roberto Bonatti, avvocato esperto di diritto sanitario e degli appalti pubblici e professore presso l’Università di Bologna, una circolare del Ministero della Salute del 2016 ha specificato che la vendita online non può avvenire tramite app per smartphone o tablet e che è vietato far ricorso a piattaforme di e-commerce e più in generale di siti intermediari tra la farmacia (online) e l’utente. “Al momento, queste regole sembrano sufficienti ad impedire ai grandi colossi mondiali della vendita online di beni di consumo di entrare nel mercato europeo della vendita di farmaci – ha spiegato il legale -. In effetti, sembra che senza una rete più o meno diffusa di farmacie fisiche nei vari Stati membri una farmacia online non sia in alcun modo autorizzabile”.

I farmacisti italiani sull’e-commerce: “Verificare le licenze”

L’e-commerce di farmaci in Italia è consentito dal Codice del Farmaco, regolato dal d.lgs. 219/2006, a determinate condizioni. Possono essere venduti online esclusivamente i farmaci senza obbligo di prescrizione medica, quindi solo OTC (over-the-counter, farmaci da banco) e SOP (senza obbligo di prescrizione).

Mentre Amazon lancia l’abbonamento, la Fofi frena sull’e-commerce esprimendo un appello agli utenti che hanno l’abitudine di comprare i medicinali da banco online.

Andrea Mandelli

“L’e-commerce è ormai entrato a far parte delle abitudini degli italiani anche per l’acquisto dei farmaci, ma richiede molta attenzione da parte dei consumatori per evitare di incorrere in medicinali contraffatti, non conservati nella maniera idonea o di dubbia provenienza che possono essere molto pericolosi per la salute”, ha detto Mandelli, intervenuto sul preoccupante fenomeno delle truffe online che non risparmia neanche i prodotti per la salute.

“In Italia – ha proseguito il presidente Fofi– l’acquisto di farmaci online può essere effettuato solo sui canali dotati di regolare licenza. La prima regola per i consumatori è pertanto quella di verificare che il sito in questione abbia ricevuto l’autorizzazione, riconoscibile da un apposito bollino rilasciato dal Ministero della Salute”.

“È bene ricordare – conclude Mandelli – che l’e-commerce è consentito solo per i farmaci da banco. L’invito ai cittadini è di avere un atteggiamento prudente e di non farsi ingannare da chi propone la vendita di medicinali senza le necessarie garanzie, magari dietro un’apparente convenienza economica. In presenza di dubbi, è bene rivolgersi al proprio farmacista di fiducia che è sempre a disposizione per fornire tutte le informazioni del caso”.

In Europa manca ancora la chiarezza normativa

Come spesso accade, anche in tema di e-commerce farmaceutico l’Europa deve ancora trovare una sua unità legislativa che, complice anche la pandemia che ha dato una notevole spinta al settore, si profila sempre più urgente. La vendita online di farmaci generici è diventata giustamente un mercato sempre più appetibile e in mancanza di regole chiare, le aziende europee rischiano di restare un passo indietro.

Le molte zone grigie vengono in parte chiarite dalle sentenze dei tribunali, le uniche in grado di fornire chiavi di lettura attendibili. Una di queste è la sentenza C-649/18 dell’ottobre del 2020 della Corte di Giustizia dell’Unione Europea, che si è espressa proprio in merito alla vendita online di farmaci tra paesi Ue.

La Corte ha riconosciuto alla Francia la possibilità di applicare le proprie norme più restrittive in sfavore della società olandese

In questo caso la Corte si è pronunciata sulla legittimità di alcune restrizioni poste dallo Stato membro di destinazione dell’e-commerce di farmaci al fornitore del servizio di informazione (una pubblicità) con sede in un diverso Stato membro. La controversia risolta dalla causa in questione riguardava però una campagna pubblicitaria di farmaci generici rivolta ad una potenziale clientela francese da parte di una azienda dei Paesi Bassi.

Nel caso specifico, la Corte ha riconosciuto alla Francia la possibilità di applicare le proprie norme più restrittive in sfavore della società olandese, che non potrà quindi acquisire clienti tramite la distribuzione di posta e volantini pubblicitari al di fuori della farmacia, a prescindere dal supporto fisico o elettronico.

Vendita e pubblicità di farmaci, due concetti da distinguere

“Un conto è la vendita online, un conto è la pubblicità online del farmaco, un altro conto è la pubblicità online di una farmacia. In Italia, come anche in altri Stati europei, vi sono norme relative alla vendita online di medicinali e altre norme che si occupano della pubblicità, anche online, di essi: si tratta di due aspetti che vanno tenuti distinti tra loro, anche a livello giuridico”. Lo ha precisato Bonatti, specificando che la pubblicità del farmaco può essere effettuata dall’industria farmaceutica che produce o commercializza un farmaco ed è regolamentata in modo abbastanza preciso in Europa, anche in questo caso con norme armonizzate contenute già nella prima direttiva farmaci (n. 83/2001/CE).

Se abbinata alla vendita online, la pubblicità può contenere solo l’immagine del confezionamento primario del farmaco o dell’imballaggio esterno, e del prezzo al pubblico, comprensivo di eventuali sconti. In questo caso, non richiede un’apposita autorizzazione ministeriale, ma rientra nell’attività di informazione già coperta dall’autorizzazione per la vendita online.

“Viceversa – ha specificato l’avvocato -, se fossero visibili elementi ulteriori si rientrerebbe nel diverso caso di messaggio contenente pubblicità sanitaria, che richiede una autorizzazione apposita (art. 118, d.lgs. n. 219/2006, “codice del farmaco”)”.

La farmacia può pubblicizzare online la propria attività in quanto tale, inclusa l’autorizzazione alla vendita a distanza di medicinali

La pubblicità online di farmacie segue regole ancora diverse perché non rientra nella categoria della pubblicità di medicinali. In sostanza, la farmacia potrebbe pubblicizzare online la propria attività in quanto tale, inclusa la propria autorizzazione alla vendita a distanza di medicinali. “Esse devono essere proporzionate all’obiettivo, che è quello di far in modo che l’utente sia conscio che l’acquisto e l’uso non controllato di medicinali, anche se non richiedono prescrizione medica, può essere pericoloso per la sua salute – ha concluso Bonatti -. Secondo la giurisprudenza europea che ha esaminato la normativa francese, è misura proporzionata il divieto di praticare sconti su farmaci non soggetti a prescrizione medica, incrementali in proporzione alle quantità acquistate. Allo stesso modo, è stata ritenuta misura proporzionata imporre alla farmacia che intende vendere online l’obbligo di sottoporre ai propri utenti/clienti un questionario sanitario nel caso di ordine di medicinali online, in cui l’utente deve indicare alcuni dati quali età, sesso, peso, eventuali allergie e altri elementi che consentano al farmacista un controllo di massima sull’anamnesi dell’utente cui tali farmaci sono destinati”.

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Sofia Rossi
Giornalista specializzata in politiche sanitarie, salute e medicina