Fragilità economica e salute: cresce la rinuncia alle cure nel Mezzogiorno

Nel 2024 i cittadini che hanno rinunciato alle cure per motivi economici hanno raggiunto il 4,2% (erano il 3,2% nel 2022), quasi a livello dei lunghi tempi d’attesa (4,5%). È quanto emerso dall’evento Fragilità economica, welfare sanitario e Mezzogiorno, promosso dall’Osservatorio Salute Benessere e Resilienza della Fondazione RiES ETS, con il patrocinio del Senato della Repubblica, su iniziativa del Senatore Francesco Zaffini.

L’indice di Vicinanza della salute dell’Osservatorio Salute Benessere e Resilienza ha messo in luce una perdita dal 2010 ad oggi, di 21 punti sul dominio Fragilità economica (che mette a fattor comune gli indicatori di povertà assoluta e relativa, energetica, abitativa) e di 24 punti per il dominio Omogeneità territoriale (che considera la mobilità sanitaria e le differenze di reddito tra nord e Mezzogiorno).

Le disuguaglianze territoriali aggravano la fragilità economica e limitano l’accesso ai servizi sanitari

Lo scenario analizzato ha fatto emergere marcate differenze nell’accesso ai servizi sanitari nel sistema Paese a discapito del Mezzogiorno soprattutto in termini di rinuncia alle cure per motivi economici. Nell’anno 2024, i “motivi economici” (4,2% – erano il 3,2% nel 2022) hanno di fatto eguagliato i “lunghi tempi d’attesa” (4,5%) nelle dichiarazioni dei cittadini come causa per rinunciare o rimandare le cure, mettendo in evidenza un fenomeno di crescita rapida e preoccupante da arginare. Gli strumenti di welfare sanitario possono ridurre di circa il 38% la propensione alla rinuncia alle cure per motivi economici.

Lo sviluppo del tessuto produttivo del Mezzogiorno verso una conformazione delle imprese più attrattiva e più strutturata, riducendo il fenomeno della migrazione interna e consentendo una maggiore adozione degli strumenti di welfare sanitario, diventa un fattore determinante per un maggiore accesso alla salute distribuito su tutto il territorio nazionale.

L’evento è stato l’occasione per presentare e discutere proposte concrete di policy, tra cui:

  • la promozione della formazione tecnica e manageriale per contrastare la dispersione di capitale umano;
  • il rafforzamento delle reti familiari e di comunità per migliorare la qualità della vita e ridurre l’isolamento sociale;
  • lo sviluppo del welfare sanitario integrativo a supporto del Servizio Sanitario Nazionale, con particolare attenzione alle aree più svantaggiate.

L’incontro ha visto la partecipazione di Ministero della salute, Banca d’Italia, Confindustria, Federmanager, WHO con l’obiettivo di analizzare le criticità legate alla fragilità economica e sociale del Mezzogiorno, al fine di promuovere politiche integrate per lo sviluppo e il benessere dei territori.

«La fragilità economica non è solo una questione di numeri – ha dichiarato il Presidente della 10 Commissione di Palazzo Madama, Senatore Francesco Zaffini – ma rappresenta il vero spartiacque nell’accesso ai diritti fondamentali, salute in primis. Le disuguaglianze territoriali, evidenti soprattutto nel Mezzogiorno, amplificano questo divario e impongono una risposta integrata: economia, salute, lavoro e coesione sociale devono essere affrontati insieme, non a compartimenti stagni. La Commissione che presiedo rappresenta, sin dal principio del mio mandato, il luogo istituzionale dove queste sfide si affrontano in modo concreto, per costruire una coesione nazionale più forte e dare risposte reali ai cittadini».

Strumenti di sviluppo della coesione territoriale e welfare sanitario integrativo sono leve decisive per ridurre le disuguaglianze

Duilio Carusi, Coordinatore dell’Osservatorio Salute Benessere e Resilienza, ha sottolineato: «Abbiamo acceso i riflettori su una realtà che non può più essere ignorata: la povertà e la fragilità economica colpiscono in modo diseguale il Paese, lasciando il Mezzogiorno in una posizione di svantaggio strutturale. Serve una svolta: strumenti di sviluppo della coesione territoriale e welfare sanitario integrativo sono leve decisive per ridurre le disuguaglianze, migliorare l’accesso alle cure e contrastare la migrazione lavorativa e sanitaria. Solo integrando sviluppo economico e coesione sociale potremo garantire un sistema sanitario più equo e vicino ai bisogni di tutti».

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