Gender e green procurement: se il futuro entra nelle gare d’appalto

La parità fra uomo e donna e una crescente sensibilità ambientale stanno ridisegnando anche il sistema degli acquisti nella Pubblica Amministrazione. Facciamo il punto sui primi risultati della sperimentazione di gender procurement avviata nel 2020 dalla Regione Lazio e i suoi progetti "green" con Andrea Sabbadini, direttore della Direzione Regionale Centrale Acquisti.

La parità fra uomo e donna e una crescente sensibilità ambientale stanno ridisegnando anche il sistema degli acquisti nella Pubblica Amministrazione. Facciamo il punto sui primi risultati della sperimentazione di gender procurement avviata nel 2020 dalla Regione Lazio e i suoi progetti “green” con Andrea Sabbadini, direttore della Direzione Regionale Centrale Acquisti.

Come nasce l’esigenza di tenere conto di nuovi indicatori nelle gare?

Andrea SabbadiniLa necessità di inserire obiettivi di Gender responsive public procurement (Grpp) nelle procedure di gara regionali discende dalla volontà di affrontare in modo responsabile i temi legati al gender gap, che rappresenta nel nostro Paese una vera e propria emergenza sociale. Sulla base dei dati del Global Gender Gap report del World Economic Forum, l’Italia si attesta al 63° posto nel panorama internazionale (e nelle retrovie del ranking dei Paesi Ue) ai fini della valutazione composita della parità di genere tra uomo e donna. Tale indicatore sintetizza un ampio spettro di variabili che evidenziano, in particolare, il basso tasso di occupazione femminile (in Italia lavora meno di una donna su due), l’alta percentuale di contratti part time (49,8%), elevata differenza salariale (stimata al 12% da parte di Eurostat) e le ridotte possibilità di carriera. D’altra parte, riteniamo che il public procurement possa svolgere, analogamente alla leva fiscale ovvero a quella contributiva, un efficace strumento di regolazione finalizzato a incentivare la riduzione delle disparità di genere nel mercato del lavoro.

Quando e come in concreto è stato inserito il “gender procurement” nelle gare della Regione Lazio?

Nel 2020 la Direzione regionale Centrale Acquisti della Regione Lazio ha iniziato a inserire nelle iniziative di gara regionali per l’affidamento di forniture e di servizi criteri di Gender responsive public procurement. Tale attività, che opera in piena coerenza con le politiche di gender equality promosse dalla Regione Lazio, è stata avviata a valle di un ampio percorso di confronto e collaborazione con la Consigliera regionale di parità.

La scelta è stata quella di attribuire un punteggio tecnico “migliorativo” ai concorrenti che garantiscano parità di genere all’interno delle proprie organizzazioni. I criteri fino a oggi introdotti fanno riferimento alla percentuale di donne in ruoli apicali; all’assenza di verbali di discriminazione di genere; al possesso della certificazione SA8000 (social accountability) o della UNI EN ISO 26000:2020 (cosiddetta responsabilità sociale) o ad altre certificazioni equivalenti – criterio, quest’ultimo, indirettamente legato alla gender equality.

Tale approccio opera in piena coerenza con il quadro normativo vigente, in base al quale nella valutazione delle offerte possono essere previsti e utilizzati criteri legati alle caratteristiche intrinseche di un’impresa e alle caratteristiche sociali.

In generale, l’incidenza di criteri di genere non supera il 10% del punteggio tecnico totale attribuito. La graduazione di tali criteri nell’ambito della parte qualitativa deve – a  nostro avviso – essere continente con le caratteristiche del servizio.

Quali sono i risultati emersi a oggi?

Attualmente sono otto le iniziative di gara regionale per le quali sono stati introdotti obiettivi di Grpp. Quattro di esse sono state aggiudicate, quattro sono invece in corso di valutazione.

Le prime quattro procedure indette dalla Centrale Acquisti della Regione Lazio con la previsione di criteri di gender equality hanno mostrato risultati incoraggianti: tutti gli operatori economici risultati aggiudicatari sono in possesso di almeno una certificazione sulla responsabilità sociale e possono vantare l’assenza di verbali di discriminazione di genere.

Al momento, meno confortanti appaiono le evidenze riguardo alla percentuale di donne in ruoli apicali (Cda, amministratori e dirigenti): solo il 30% dei fornitori che erogheranno i servizi previsti in gara presentano nella propria organizzazione una percentuale superiore al 40% di donne in posizioni di rilievo, mentre i restanti si attestano su valori inferiori al 20%.

Altre quattro procedure indette dalla Centrale Acquisti con la previsione di obiettivi di gender equality sono attualmente in fase di ricezione delle offerte, o in corso di aggiudicazione.

Ci sono delle criticità?

In termini generali, gli operatori economici non hanno manifestato la loro contrarietà rispetto alla scelta della Regione di applicare criteri premiali di genere. A tale risultato ha concorso, oltre alla sempre maggiore consapevolezza che la società ed il mercato sta assumendo in relazione alla necessità di mitigare il divario di genere, anche il positivo sforzo di sensibilizzazione profuso dalle principali associazioni datoriali sul tema. Solo con riferimento all’ultima procedura indetta, un operatore economico ha promosso ricorso ai fini dell’annullamento della gara, ritenendo i punteggi qualitativi riferiti al gender equality immediatamente escludenti in quanto contrastanti con l’assetto normativo e con i principi di uguaglianza e di non discriminazione affermati dal Codice degli Appalti e dalla Carta Costituzionale.

Quali invece secondo lei le potenzialità e prospettive?

L’obiettivo della Centrale Acquisti e più in generale di Regione Lazio resta quello di analizzare con attenzione gli esiti di questa prima fase di implementazione di politiche di genere, per valorizzare e sviluppare in modo sempre più efficace una logica gender mainstreaming, integrando quindi in una prospettiva di genere la preparazione, la progettazione, l’attuazione, il monitoraggio e la valutazione di politiche, misure regolamentari e programmi di spesa, al fine di promuovere la parità tra donne e uomini e combattere la discriminazione nel mercato del lavoro.

Consideriamo la nostra esperienza in materia di gender responsive public procurement come un cantiere in costante evoluzione. Attualmente, anche sull’analisi delle esperienze sinora maturate, stiamo valutando l’introduzione di criteri differenziati in base al settore di riferimento dell’appalto, in quanto il grado di efficacia di ciascun criterio potrebbe variare in base alla specifica tipologia di servizio (ad esempio servizi di pulizia piuttosto che servizi professionali).

Stiamo analizzando la possibilità di introdurre criteri volti a valutare le proposte dei concorrenti per garantire la tutela della gender equality nel corso dell’intera esecuzione dell’appalto

Stiamo inoltre analizzando la possibilità di introdurre criteri volti a valutare le proposte dei concorrenti per garantire la tutela della gender equality nel corso dell’intera esecuzione dell’appalto. Come soluzioni proposte per il mantenimento del work-life balance del personale impiegato, e per prevedere una quota minima di forza lavoro femminile.

A fronte dell’iniziativa pionieristica posta in essere dalla Regione Lazio a partire dal 2020, anche il legislatore nazionale e quello comunitario stanno assumendo una maggiore consapevolezza sul ruolo del Grpp.

L’art. 47 del nuovo Decreto Semplificazioni (D.L. 31 maggio 2021, n.77) stabilisce – con disposizione di portata generale e non limitata al settore degli appalti finanziati dai fondi comunitari – che le stazioni appaltanti prevedono nelle procedure di gara, come requisiti necessari e come ulteriori requisiti premiali dell’offerta, criteri orientati a promuovere l’imprenditoria giovanile, la parità di genere e l’assunzione di giovani e donne.

D’altra parte, la Commissione Ue ha pubblicato di recente sulla Gazzetta ufficiale dell’Unione europea un documento sugli Acquisti sociali – Una guida alla considerazione degli aspetti sociali negli appalti pubblici (seconda edizione) in cui, tra l’altro, prevede che gli appalti pubblici socialmente responsabili possono costituire un fattore trainante a favore della parità di genere (ad esempio facilitando l’equilibrio tra vita professionale e vita privata, riducendo la segregazione settoriale e professionale, garantendo parità di trattamento sul posto di lavoro). In particolare, il documento chiarisce che “la parità di genere è un valore fondamentale dell’Unione, un diritto fondamentale e un principio essenziale del pilastro europeo dei diritti sociali. La promozione dell’uguaglianza tra donne e uomini è un compito che l’Unione deve svolgere, in tutte le sue attività, come richiesto dai trattati. Rientra in tale contesto, ad esempio, il concetto di equilibrio di genere, che riguarda non soltanto la sotto-rappresentazione delle donne nei settori dominati dagli uomini quali quello scientifico, tecnologico, ingegneristico e matematico, ma anche quella degli uomini in settori quali quelli dell’assistenza sanitaria, dell’assistenza sociale, dell’assistenza all’infanzia e dell’istruzione primaria”.

In definitiva, il criterio relativo ad una bilanciata presenza di uomini e donne nelle posizioni decisionali risulta in linea con gli indirizzi regionali e, più in generale, con quelli della Commissione Europea e con quanto stabilito dalla normativa vigente.

Oltre a una maggiore sensibilità sul tema della gender equality se ne stanno diffondendo altre come quella per l’ambiente: è possibile tenerne conto nelle gare?

Assolutamente sì. È bene ricordare che, a differenza del gender responsive public procurement, il green public procurement, ovvero l’insieme di misure di politica ambientale orientate a favorire lo sviluppo di un mercato di prodotti e servizi a ridotto impatto ambientale attraverso la leva della domanda pubblica, rappresenta uno strumento maturo e codificato da molti anni sia su base comunitaria che nazionale.

Il green public procurement è uno strumento maturo e codificato da molti anni sia su base comunitaria che nazionale

Oltre agli aspetti di politica ambientale affidati alle strategie di gara delle singole stazioni appaltanti, da molti anni il legislatore nazionale ha introdotto all’interno della disciplina del Codice degli Appalti i Criteri Ambientali Minimi (Cam), ovvero i requisiti ambientali ed ecologici definiti dal Ministero dell’Ambiente volti ad indirizzare le Pubbliche Amministrazioni verso una razionalizzazione dei consumi e degli acquisti in chiave di sostenibilità ambientale.

L’avete già fatto o avete in programma di farlo? Se sì, come e con quali esiti?

La Regione Lazio ha definito e attuato un sistema integrato e strategico di progettualità denominato Lazio Green finalizzato alla tutela dell’ambiente, alla riduzione dell’inquinamento e alla promozione dell’economia circolare.

Tra le azioni e le attività previste nell’ambito di Lazio Green, la Regione ha avviato il progetto “Ossigeno” che intende perseguire la valorizzazione e la promozione del capitale naturale, attraverso attività in grado di garantire l’implementazione del patrimonio ambientale e della qualità dello stesso ed al contempo il coinvolgimento della fruizione pubblica nel quadro di una gestione economicamente sostenibile.

L’attuazione di tale progettualità, concernente il programma di rimboschimento urbano e periurbano nel territorio della Regione Lazio, è stata resa possibile mediante la “procedura aperta finalizzata alla stipula di un Accordo Quadro per la fornitura e messa a dimora di nuovi alberi e arbusti nel territorio della Regione Lazio”, il cui obiettivo è la piantumazione di sei milioni di nuovi alberi, uno per ogni abitante della Regione.

Tale iniziativa di gara si integra perfettamente nel percorso virtuoso in materia di “appalti verdi”, già intrapreso dalla Regione Lazio con l’approvazione del Piano di Azione della Regione Lazio (D.G.R. n. 310/2017) per l’attuazione del Green Public Procurement (PAR GPP) e l’adesione al progetto GPPbest (Best practices exchange and strategic tools for GPP – Scambio delle migliori pratiche e strumenti strategici per il GPP) finanziato dalla Commissione Europea nell’ambito del programma LIFE (Asse Governance Ambientale e Informazione) per contribuire alla promozione di nuovi modelli di consumo sostenibile e alla diffusione delle migliori pratiche, politiche e approcci di Green Public Procurement, al fine di evidenziarne i vantaggi e di favorirne la sua applicazione più ampia.

Attraverso l’avvio della procedura di gara per la fornitura e messa a dimora di nuovi alberi e arbusti, si intende peraltro favorire il contrasto ai cambiamenti climatici, compensare le emissioni di CO2, grazie all’introduzione di nuove piante, e tutelare la biodiversità dell’ecosistema regionale.

In accordo con tali obiettivi ed in linea con i principi del green procurement, la Regione Lazio ha quindi stabilito per la gara in questione l’applicazione di una serie di criteri di valutazione rispondenti ai più alti standard di eco-sostenibilità.

 Ci sono altri aspetti che secondo Lei prenderanno piede cambiando il procurement? Come sarà quindi il procurement del futuro?

In termini generali, il procurement deve avere la capacità di evolvere e di adattarsi alle mutevoli esigenze del mercato e rispondere agli obiettivi di policy, con particolare riferimento agli obiettivi ambientali, lavorativi, sociali e legati alla cura della persona.

Con riferimento a quest’ultimo ambito, la grande sfida è quella del value based procurement, foriera di potenziali benefici in termini di maggiore efficienza, riduzione dei costi, e di maggiore equità in termini di accesso alle cure.

Si tratta di un cambio di paradigma nella capacità dell’operatore pubblico di approvvigionare beni e servizi in ambito sanitario. L’obiettivo è quello di misurare in modo appropriato il valore dell’outcome sanitario derivante dall’impiego di tecnologie farmacologiche e mediche, e non solo il valore economico del bene o del servizio acquistato.

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