Il processo suggerito dall’Health Technology Assessment offre ai sistemi sanitari il mezzo necessario per garantire la sostenibilità. A ribadirlo è il XV Congresso Nazionale della Società Italiana di Health Technology Assessment che si è aperto questa mattina a Roma.
La pandemia ha mostrato chiaramente i bisogni: servono le migliori evidenze scientifiche disponibili per allocare in modo appropriato le risorse e raggiungere i risultati a beneficio di tutti. Non è più sufficiente basare le decisioni sul costo. Va imboccata una strada comune, orientata all’individuazione del valore in cui HTA non è solo strumento ma anche mappa.
Ad aprire i lavori, il presidente della Società, Francesco Saverio Mennini, e il presidente dell’ordine dei medici di Roma, Antonio Magi, che ricordano come oggi, più che mai, “non possiamo fare a meno dell’evidenza della scienza al servizio delle decisioni politiche in ambito sanitario”. Sempre in apertura, Giandomenico Nollo, vicepresidente vicario della Sihta, esprime un augurio al nuovo governo: “perché – dice – se la tecnologia è potere, la tecnologia ha bisogno di politica”.
La prima sessione plenaria ha avuto come focus la messa in pratica dei percorsi dell’HTA per determinare il valore. Diversi i pareri degli attori in campo, moderati dal presidente Mennini, da Carlo Favaretti, presidente onorario, introdotti da Americo Cicchetti, coordinatore dell’Health Policy Forum della Sihta, che ha lanciato la provocazione: l’HTA è in pericolo? “Credo – afferma Cicchetti – ancora che l’HTA sia un diritto umano, il modo per avere un buon governo. Ma siamo certi – chiede – che i pazienti e i cittadini elettori sappiano di cosa stiamo parlando? È’ importante confrontarci per approfondire e comunicare meglio il valore che è dietro l’HTA”. Per il docente dell’Università Cattolica, “la politica con la p minuscola segue la legge del più forte. L’HTA è l’argine. Servono però due condizioni: il tempo e la cultura di sfondo”. Il rischio paventato è che in futuro la politica trovi più comodo e rapido informare le proprie scelte, ascoltando direttamente gli esperti, e che i pazienti siano tentati di non cercare più la mediazione. Ciò “non sta accadendo solo in Italia – afferma – ma forse qui abbiamo un background più debole. L’HTA è in pericolo. Abbiamo bisogno di riformarla e di una politica che sa confidare nello strumento dell’HTA”.
“Non vedo incoerenze fra l’attuale modello normativo e un sistema in cui il Ministero si occupa della parte di indirizzo ed effettua il monitoraggio dei risultati, lasciando ad altri soggetti, come ad es. gli enti vigilati, autonomia nella fase operativa”, risponde Achille Iachino, direttore generale dei dispositivi medici e del servizio farmaceutico del ministero della Salute. “E’ questa la direzione verso cui stiamo andando. Si tratta di un percorso appena iniziato, che necessita della collaborazione di tutti i soggetti coinvolti e che, come tutte le attività complesse, richiederà interventi correttivi e limature in corso d’opera. L’HTA serve per dare informazioni di elevato livello qualitativo, per orientare al meglio la fase di decisione che, anche a livello politico, è orientata nei fini verso la tutela della salute pubblica, e non è indifferente alle risorse date. L’HTA è indispensabile, ma sta a noi fare buona HTA ed elaborare buone informazioni. Se la tecnologia diventa più veloce della valutazione, allora, o fermiamo la tecnologia (cosa che ovviamente escludo), o diventiamo più veloci nella valutazione. Se daremo buone informazioni, avremo delle buone decisioni ma dipende sempre se sapremo fare buona HTA”.
L’HTA ha un valore sull’impatto della qualità della vita, secondo Marcello Cattani, presidente di Farmindustria. “È arrivato il momento – commenta – di dire addio alla sanità per silos basata su criteri economicisti. Per cambiare approccio e considerare la salute un investimento – il bene primario da tutelare – e non semplicemente un costo, l’HTA è uno strumento fondamentale, che permette un più rapido accesso ai cittadini alle innovazioni e un iter burocratico semplificato per le aziende farmaceutiche. Il nuovo Regolamento europeo può essere una opportunità ma servirà un dialogo costruttivo tra istituzioni e industria per evitare rigidità e burocrazia e accelerare l’accesso alle cure. Un cambio di passo necessario anche per il nostro Paese che – insieme al cambiamento della governance, alla completa attuazione del Regolamento europeo sugli studi clinici e a un contesto attrattivo per gli investimenti, che speriamo sia promosso dalla prossima legge di bilancio – potrebbe essere decisivo per giocare un ruolo di primo piano nella competizione internazionale”.
Anche dal punto di vista dei cittadini, l’HTA è fondamentale per la tutela del bene salute. “Nell’ambito delle politiche sanitarie pubbliche – dichiara Anna Lisa Mandorino, segretaria generale di Cittadinanzattiva -, l’innovazione rappresenta una sfida per l’intera comunità e per il benessere e il miglioramento della qualità della vita di cittadini e pazienti. Allo stesso tempo, l’esperienza della pandemia ci ha mostrato quanto la partecipazione delle organizzazioni civiche possa essere determinante nella tutela del bene salute. La sostenibilità complessiva dell’assistenza sanitaria e la responsabilità di assicurare servizi efficaci, efficienti, equi e rispettosi dei bisogni dei cittadini impone che le valutazioni delle nuove tecnologie sanitarie siano frutto di un processo partecipato. Per tali ragioni, Cittadinanzattiva – come movimento di partecipazione civica e tutela dei diritti dei cittadini in Italia e in Europa – considera determinante il coinvolgimento dei cittadini nell’Health Tecnology Assessment”.
Per Pierluigi Russo, dirigente ufficio Registri di monitoraggio dell’Aifa, le metodologie dell’HTA non sono in pericolo “ma – suggerisce – dobbiamo integrarle maggiormente nei processi. Dobbiamo dare un nome ai processi in cui si possono usare le metodologie. Vorrei che l’HTA non fosse più un titolo ma fosse collegata alle decisioni. L’Aifa deve fare su questo ambito ulteriori passaggi. Anche se c’è stata una evoluzione importante. Il precedente ministro ci aveva dato un indirizzo chiaro: valorizzare i farmaci innovativi. Ci siamo chiesti se lo facessimo e se il risultato si muoveva in questa direzione e ci siamo resi conto che c’erano degli spazi di lavoro. C’è da lavorare, bisogna inserire l’HTA nei percorsi decisionali, questo è un punto strategico”.
In conclusione, per il presidente Mennini, il “buon governo collegato all’HTA significa pianificare e programmare. Di contro, il cattivo governo è l’assenza di pianificazione e programmazione. La pianificazione basata sulla logica dell’HTA richiede però informazioni e dati robusti oltre a ruoli definiti e chiari.”. Per il presidente della Sihta, “per definire il valore di una tecnologia o intervento sanitario, va condivisa una metodologia scientifica e rigorosa quale l’HTA”. L’HTA è in pericolo? “Se riusciamo a sviluppare una cultura di fondo, no. Altrimenti il rischio non è per l’HTA ma per il Nostro SSN e sistema di welfare nel suo complesso”.