Il Progetto SPES per il contrasto alla suicidialità in adolescenza

L'iniziativa dell'Università di Torino ha l'obiettivo di riconoscere il disagio psichico degli adolescenti in alleanza con gli insegnanti

Un’emergenza acuita dalla pandemia, ma già presente: la suicidalità in adolescenza. Un tema spinoso e difficile da affrontare, su cui l’Università degli Studi di Torino ha lanciato un progetto innovativo e al contempo uno studio per verificarne l’efficacia. Si tratta del Progetto SPES: Sostenere e Prevenire Esperienze di Suicidalità, che ha lo scopo di dare una risposta alla crescente difficoltà in termini di fragilità di salute mentale della popolazione adolescente.

Il Progetto SPES si presenterà al pubblico a Torino mercoledì 15 febbraio: appuntamento alle 17 allo Spazio BAC in via Cottolengo 24 bis per una conferenza e uno spettacolo teatrale sul tema della suicidalità in adolescenza.

Com’è nata l’idea del Progetto SPES e cosa prevede? Ne parliamo con Chiara Davico, neuropsichiatra infantile all’Ospedale Regina Margherita e ricercatrice dell’Università degli Studi di Torino, responsabile scientifica del progetto.

In che cosa consiste il Progetto SPES?

Chiara Davico

L’iniziativa, risultata vincitrice di un finanziamento per iniziative di Public engagement dell’ateneo, è nata dalla collaborazione tra cinque diversi dipartimenti di UniTo (Scienze della Sanità Pubbliche e Pediatriche, Studi Umanistici, Psicologia, Filosofia e Scienze dell’educazione, Neuroscienze), Scuola di Specializzazione in Neuropsichiatria Infantile e Social Community Theatre Centre dell’Università degli Studi di Torino. Numerosi i partner che sostengono il programma: Società Italiana di Neuropsichiatria Infantile sezione Piemonte e Valle d’Aosta, Ufficio Scolastico Regionale per il Piemonte, Istituto di Istruzione Superiore “Gobetti Marchesini-Casale Arduino” di Torino, Istituto Comprensivo Statale “Amedeo Peyron” di Torino – Scuola Polo Regionale per la Scuola in Ospedale e l’Istruzione Domiciliare, Dipartimento Materno Infantile dell’ASL Città di Torino, Spazio BAC (Barolo Arti con le Comunità), Teatro Popolare Europeo, partner artistico di Social Community Theatre Centre Unito, Cultural Welfare Center (CCW) e Fondazione Cultura e Sviluppo.

Si tratta di un progetto di prevenzione del suicidio nelle scuole, che viene realizzato con un lavoro di formazione degli insegnanti per prepararli a riconoscere i ragazzi sofferenti e parlare con loro, a interagire e trovare la modalità giusta per inviarli alla presa in carico sociosanitaria. L’aspetto innovativo è che oltre a informazioni di tipo medico, sulla salute mentale e aspetti psichiatrici, il progetto si propone di lavorare sulle soft skills come empatia, capacità, gestione del proprio corpo nella comunicazione, attraverso il teatro.

Come si svolge in concreto la formazione?

È un workshop teatrale, un percorso in cinque incontri di teatro sociale di comunità unito a una parte di educazione sanitaria. Lo studio consiste nel monitoraggio dei risultati in un gruppo di insegnanti che non partecipa a confronto con quelli degli 80 docenti coinvolti fra Torino e Alessandria.

Il tema della suicidalità degli adolescenti è diventato più urgente dopo la pandemia?

La pandemia ha impattato sulla salute mentale dei ragazzi indebolendo la relazione pedagogica con la DAD e interrompendo attività quotidiane fondamentali come i contatti sociali “faccia a faccia”.

Diverse istituzioni scientifiche nazionali e internazionali (comunicato congiunto dell’American Academy of Pediatrics, dell’American Academy of Child and Adolescent Psychiatry e della Children Hospital’s Association) hanno segnalato come stiamo assistendo ad una vera e propria epidemia di disturbi psichici in adolescenza, sicuramente esacerbata dalla pandemia da Covid, che ha contribuito a far peggiorare il senso di malessere e solitudine adolescenziale e a determinare un importante incremento dei disturbi psichici, depressivi e tentativi di suicidio.
Tuttavia, l’aumento della patologia neuropsichiatrica va contestualizzato in un trend di incremento di tali manifestazioni già antecedente alla pandemia e documentato dalla letteratura scientifica. In tale scenario, le piattaforme digitali e i social media hanno assunto un’inedita centralità nell’ambito dei processi di socializzazione giovanile, con infinite opportunità ma anche numerosi rischi.

Perché avete deciso di lavorare sugli insegnanti?

Il suicidio è la seconda causa di morte negli adolescenti

Il suicidio in adolescenza è un problema rilevante di sanità pubblica: si tratta infatti della seconda causa di morte in Italia e nel mondo e tra i giovani tra i 14 e i 24 anni. Le strategie di prevenzione del suicidio suggerite dagli organismi internazionali, indicano nell’individuazione dei soggetti a rischio una delle priorità: è uno dei 4 elementi chiave identificato dal WHO nella prevenzione del suicidio, insieme alla restrizione all’accesso ai metodi letali, al lavoro con i media perché riportino in maniera responsabile le notizie riguardanti il suicidio e alla possibilità di incrementare le risorse dei giovani nell’affrontare le difficoltà della vita.

Sul fronte del lavoro con i media, è utile segnalare il Progetto Papageno della Neuropsichiatria Infantile del Dipartimento di Scienze della Sanità Pubblica e Pediatriche UniTo e del Master in Giornalismo “Giorgio Bocca”, gestito da Corep Torino: è un sito internet che fornisce indicazioni sul modo più corretto di fare informazione a proposito di casi di suicidio, o tentativo di suicidio, con particolare attenzione agli adolescenti. Il sito si rivolge ai giornalisti ma può essere utile a tutti coloro che intendono pubblicare su queste tematiche con qualsiasi mezzo.

Le strategie di prevenzione delle condotte suicidarie in adolescenza vanno condotte in stretta collaborazione con i professionisti della salute mentale

Tornando al nostro progetto, va anche sottolineato che qualora vi sia in un contesto di classe un ragazzo con significative problematiche di salute mentale, questo attiva meccanismi di contagio sociale tra i coetanei e situazioni di malessere e disagio diffuse che gli adulti si trovano a dovere gestire, spesso senza averne gli strumenti. La letteratura scientifica raccomanda poi che le strategie di prevenzione delle condotte suicidarie in adolescenza debbano essere condotte in stretta collaborazione con i professionisti della salute mentale anche quando queste vengano attuate in contesto non clinico.
Fornire agli insegnanti sia strumenti di natura “tecnica” che strumenti “emotivi” (soft skills) perché possano riconoscere il disagio, gestirlo nel contesto classe, e effettuare invii tempestivi di adolescenti in difficoltà prima che manifestino franca patologia psichiatrica costituisce una occasione unica di prevenzione.

Anche nella pratica quotidiana in Neuropsichiatria Infantile ci siamo resi conto di quanto gli insegnanti siano un anello cruciale catena della sicurezza dei ragazzi, ma a loro volta i docenti in questo momento sono affaticati proprio come i sanitari dalla pandemia e la loro professionalità non è valorizzata e riconosciuta a dovere. Abbiamo notato come, nonostante tantissima buona volontà, a volte gli insegnanti trovandosi troppo distanti non vedevano cosa stava capitando giorno dopo giorno a ragazzi che stavano molto male; oppure abbiamo avuto casi di docenti un po’ maldestri nei tentativi di aiutare i ragazzi. Abbiamo ritenuto che potesse essere importante intervenire non solo dando informazioni agli insegnanti, ma anche facendoli sentire più sicuri delle competenze che in parte hanno già e di proporre loro dinamiche di gruppo in cui potersi confrontare e parlarsi.

Come procederà lo studio?

Il progetto si concluderà – per ora – nell’estate. Pensiamo di poter presentare alla cittadinanza i risultati a giugno di quest’anno e stiamo già pensando a come implementare e riprodurre il progetto, qualora i risultati ne confermino l’efficacia. Ci piacerebbe infatti creare un vero e proprio format di intervento da offrire alle scuole in una sinergia crescente tra gli operatori sanitari e gli insegnanti, anche da diffondere fuori dal contesto piemontese dove il progetto è nato, continuando ad utilizzare lo strumento del teatro che attiva risorse creative e vitali nelle persone che sono coinvolte.

Se ti trovi in una situazione di emergenza chiama il 112.
Se sei un minore e ti trovi in una situazione di difficoltà o se sei un adulto e sei preoccupato per un minore, puoi rivolgerti al Telefono Azzurro: www.azzurro.it.

Se sei un adulto in difficoltà puoi chiamare il Telefono Amico allo 199 284 284 oppure visitare www.telefonoamico.it.

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Adriana Riccomagno
Giornalista professionista in ambito sanitario