L’economia dei servizi: invisibile negli appalti, le imprese lanciano l’allarme

Nasce il Manifesto dell’Economia dei Servizi: le imprese chiedono equità. «In gioco non c’è solo il destino di un comparto economico che vale circa 70 miliardi di euro, ma il funzionamento stesso di servizi essenziali per la collettività». A TrendSanità Matteo Nevi, Direttore generale Assosistema, Confindustria

Pulizia e igienizzazione di ospedali e scuole, raccolta e gestione dei rifiuti, vigilanza privata, fornitura di dispositivi medici e servizi sociosanitari. Sono tutte attività essenziali per il funzionamento della società, eppure il settore dei servizi e delle forniture continua a essere penalizzato da normative che non ne riconoscono adeguatamente il valore.

L’ultima dimostrazione è arrivata con il decreto correttivo al Codice dei contratti pubblici approvato a dicembre 2024, che ha ridotto la soglia per l’attivazione della revisione prezzi solo per il settore dei lavori pubblici, lasciando invece invariata quella per i servizi e le forniture.

Una decisione che ha ripercussioni economiche e sociali profonde: da un lato, mina l’equilibrio contrattuale e mette in difficoltà le aziende del settore, spesso già provate da anni di tagli e crisi economiche; dall’altro, incide direttamente sui lavoratori, rendendo sempre più difficile garantire salari adeguati. Il rischio? Un circolo vizioso di precarietà e perdita di qualità nei servizi che toccano la vita quotidiana di milioni di cittadini.

Il Manifesto dell’Economia dei Servizi, firmato da 16 associazioni di rappresentanza (Afidamp, Agci Servizi, Angem, ANIP-Confindustria, ANIR-Confindustria, ASSIV-Confindustria, Assosistema Confindustria, ConFedersicurezza e Servizi, FIPE-Confcommercio, FNIP-Confcommercio, Fondazione Scuola Nazionale Servizi, ISSA, Legacoopsociali, Legacoop Produzione e Servizi, Unionservizi Confapi, UNIV), denuncia questa situazione e lancia un appello al governo per modificare le norme che regolano la revisione prezzi, garantire una maggiore equità tra settori e istituire un tavolo di confronto per costruire un sistema più sostenibile.

L’appello al governo

Le Associazioni firmatarie chiedono:

  • la modifica delle norme del codice dei contratti pubblici in materia di revisione prezzi (art. 60 e Allegato II.2-bis) parificando le soglie di attivazione e la misura del riconoscimento dei maggiori costi previste per il settore dei servizi e forniture a quelle oggi previste per il solo settore dei lavori;
  • l’obbligatorietà dell’inserimento nei contratti pubblici ad esecuzione continuativa e/o periodica dei meccanismi di revisione ordinaria per consentire il riequilibrio contrattuale, oggi meramente facoltativi, per un’applicazione omogenea da parte delle varie stazioni appaltanti e un minor carico di responsabilità in capo ad esse. Trattasi di responsabilità che, troppo spesso, costituiscono un deterrente – se non un vero e proprio impedimento – all’adozione di misure necessarie (quale è quella dell’adeguamento dei prezzi) da parte dei funzionari pubblici;
  • l’istituzione, presso uno dei ministeri competenti, di un dipartimento responsabile delle politiche del settore dei servizi e delle forniture, per una maggiore consapevolezza istituzionale delle peculiarità del settore;
  • l’apertura di un tavolo che coinvolga i ministeri interessati (MIT, MIMIT, MEF) e le associazioni di rappresentanza del settore per individuare le soluzioni di sostegno più appropriate per assicurare alle amministrazioni con minori disponibilità finanziarie la possibilità di far fronte agli eventuali maggiori costi derivanti dalla revisione prezzi.

Intervista a Matteo Nevi (Assosistema)

A TrendSanità approfondiamo i temi del Manifesto con il Direttore di Assosistema, Matteo Nevi.

Il settore dei servizi e delle forniture continua a essere trattato da “invisibile” rispetto ai lavori pubblici. Quali sono, secondo lei, le ragioni culturali e politiche dietro questa disparità e quali strategie concrete si potrebbero adottare?

«La ragione principale deriva dalla frammentazione del comparto dei servizi e delle forniture rispetto non solo alla rappresentanza istituzionale ma anche alla tipologia di servizio che viene svolta. Il codice appalti nasce e si sviluppa sul concento di costruzione di un’opera e quindi di un lavoro e non sull’idea di svolgere un servizio o una fornitura. Scontiamo quindi anni in cui il codice appalti è stato incamerato all’interno di una discussione che avesse come matrice principale il tema dei lavori pubblici.

Matteo Nevi

Non credo esista una volontà politica nel marginalizzare i servizi e più ancora le forniture ma credo che sia un’evidente difficoltà del legislatore di inquadrare nel concreto quali siano questi servizi di cui tanto si parla. Il divario per essere colmato ha necessità di tempo e di un lavoro costante tra ministeri e forze parlamentari cosi da arrivare ad avere anche un’anagrafica completa di ciò che inquadriamo come servizi. L’intento di questo manifesto è di voler offrire al legislatore un primo perimetro di consultazione su ciò che possiamo inquadrare all’interno dei servizi nell’ambito degli appalti. Per avviare una discussione seria dobbiamo prima definire il perimetro di azione».

Il nuovo decreto correttivo al Codice dei contratti pubblici ha ridotto la soglia per l’attivazione della revisione prezzi solo per il settore dei lavori, lasciando invariata quella per i servizi e forniture. Quali sono gli effetti pratici di questa decisione sulle imprese e sull’occupazione?

«La principale conseguenza sta nel fatto che nei contratti dei servizi di lunga durata, le aziende non potendo accedere alla revisione prezzi saranno necessariamente costrette a definire nuovi sistemi di riequilibrio contrattuale, che possono scaturire anche nella riduzione della qualità dei servizi resi, a discapito in questo caso dell’intera collettività o dei pazienti nel momento in cui si tratta di appalti in ambito sanitario.

Il vulnus principale sta nel fatto che il nuovo codice appalti si regge su una premessa fondamentale che è disciplinata all’interno dei principi del codice, in cui troviamo l’articolo 9 che parla proprio di mantenimento dell’equilibrio contrattuale e questo è possibile farlo anche tramite la revisione prezzi. Pertanto, il legislatore nella formulazione originale aveva voluto intendere come fine supremo il principio di conservazione del contratto in essere, mentre ora bloccando di fatto la revisione prezzi, si sta tendendo verso un fine risolutorio del contratto tra l’operatore economico e la pubblica amministrazione».

Il correttivo al Codice dei contratti ha ridotto la soglia per l’attivazione della revisione prezzi solo per i lavori pubblici, lasciando invariata quella per i servizi e le forniture

Nel manifesto si evidenzia la necessità di un dipartimento ministeriale dedicato alle politiche del settore servizi e forniture. Quali benefici concreti porterebbe una struttura del genere e quali sarebbero le prime misure che dovrebbe adottare?

«Il primo beneficio concreto sarebbe quello di iniziare a parlare del comparto dei servizi, di dare anche una connotazione istituzionale a un settore che, pur rappresentando una vera leva di sviluppo anche in termini economici per il Paese, non riesce ad affermare la sua leadership nell’ambito del codice appalti. Lo step successivo sarebbe invece quello di analizzare quali servizi sono maggiormente impattati dalle norme del correttivo al codice e iniziare a lavorare sulle possibile soluzioni.

Infine, sarebbe necessaria la presenza del MEF a questo tavolo per dare una copertura economica alle misure che potranno essere introdotte per sanare il problema della revisione. Rimanendo nell’ambito della revisione prezzi, tre misure credo siano fondamentali: prevedere il medesimo meccanismo di revisione prezzi per i lavori con le medesime aliquote, riconoscere la variabilità del Contratto Collettivo come elemento valido a far scattare senza nessuna soglia il riequilibrio contrattuale e istituire un osservatorio per il monitoraggio dell’andamento della revisione prezzi nel comparto dei servizi».

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Ivana Barberini
Giornalista specializzata in ambito medico-sanitario, alimentazione e salute