Life Science, l’importanza di trovare la rotta

La digitalizzazione sta portando molte novità in ambito sanitario: fondamentale saper distinguere che cosa sia davvero valido, per non perdersi nel mare di innovazioni disponibili. I risultati dell’Osservatorio Life Science Innovation della School of Management del Politecnico di Milano

Necessità di un quadro normativo chiaro, al passo con i tempi. È stato chiesto a gran voce durante la presentazione della ricerca dell’Osservatorio Life Science Innovation della School of Management del Politecnico di Milano dal titolo “Life Science: tracciare la rotta in un mare di innovazione”.

Leggi che parlino in modo chiaro e tengano conto della complessità dell’ecosistema sanitario e delle sfide della digitalizzazione.

Tra le innovazioni più significative dei prossimi anni, le terapie digitali (DTx), soluzioni digitali validate clinicamente per integrare o sostituire le terapie tradizionali

Il mondo delle Life Sciences, in particolare, è in trasformazione: tra le innovazioni più significative dei prossimi anni, le terapie digitali (DTx), soluzioni digitali validate clinicamente per integrare o sostituire le terapie tradizionali, capaci di migliorare il percorso del paziente e rendere più efficaci i trattamenti.

“A livello internazionale le DTx sono già abbastanza diffuse, soprattutto negli Stati Uniti e in Germania, mentre in Italia ancora non sono presenti – ricorda Chiara Sgarbossa, direttrice dell’Osservatorio -. Come Osservatorio abbiamo quindi cercato di analizzare se pazienti e medici sarebbero propensi a utilizzare e prescrivere queste applicazioni”.

Metà dei pazienti non sarebbero disposti a pagare se queste soluzioni non fossero rimborsate dal SSN

Dall’analisi è emerso che 7 pazienti su 10 sarebbero propensi a utilizzare le terapie digitali se proposte dal medico curante per il trattamento della propria patologia. Tuttavia, metà di loro non sarebbe disposto a pagare di tasca propria per queste soluzioni.

Per quanto riguarda i medici specialisti, il 58% ritiene che le terapie digitali avranno un impatto elevato sulla pratica clinica. 9 aziende del settore Life Science su 10 – coinvolte nella ricerca condotta in collaborazione con Confindustria Dispositivi Medici e Farmindustria – considerano l’assenza di rimborsabilità da parte del servizio sanitario nazionale l’ostacolo principale alla sostenibilità finanziaria delle DTx in Italia.

Nel frattempo un terzo delle aziende Life Science italiane sta già investendo in questo ambito. E la maggior parte ritiene che offrire una terapia digitale in combinazione con altri prodotti e servizi, per esempio con un dispositivo indossabile per la raccolta di parametri clinici, sia il modello di business più sostenibile per remunerarle in assenza di rimborsabilità.

Un altro ambito di innovazione che avrà un impatto rilevante sul settore Life Science è quello delle tecnologie immersive, considerate molto interessanti anche dai pazienti: il 49% sarebbe interessato a utilizzare applicazioni di realtà virtuale o aumentata per il miglioramento del proprio stato di salute o per il trattamento della propria patologia.

Pianificazione strategica delle aziende

Identificare i trend di innovazione emergenti è un’attività che richiede di saper leggere e integrare fonti d’informazione eterogenee, con dati qualitativi e quantitativi. 7 aziende dell’offerta su 10 utilizzano sorgenti informative tradizionali (come analisi dei competitor, report istituzionali, analisi di mercato).

Una volta compresi i trend in atto, la maggior parte delle aziende (69%) passa direttamente al forecasting delle vendite, mentre il 60% prova ad approfondire con metodi qualitativi (es. workshop sia esterni che interni). Le attività di pianificazione strategica sono difficilmente orientate al lungo periodo (oltre i cinque anni) anche per le aziende sanitarie. Il 63% analizza le innovazioni emergenti con un orizzonte di breve e/o medio periodo. Lo scanning delle innovazioni avviene anche in questo caso con approcci molto tradizionali: partecipazione a conferenze scientifiche (63%) e collaborazione con aziende dell’offerta (60%).

Il metaverso

La realtà estesa (che comprende realtà aumentata, mista e virtuale) sta producendo un impatto rilevante anche sul settore sanitario, suscitando curiosità e interesse nei pazienti: 1 su 2 si dice infatti propenso a utilizzare le tecnologie di realtà virtuale o aumentata per il miglioramento del proprio stato di salute o per un trattamento.

“Oggi è complicato definire che cosa sia il metaverso – dice Emiliano Votta, professore associato di Elettronica, Informazione e Bioingegneria del Politecnico di Milano -. Credo che siano due gli aspetti di maggior interesse: da una parte la più alta attenzione all’aspetto di trattamento del dato rispetto alla realtà aumentata, dall’altra la possibilità di utilizzare un nostro avatar in situazioni in cui non si può avere un contatto umano diretto. Un surrogato che in alcuni casi può essere utile”.

Robotica chirurgica e medicina in silico

La robotica assistiva e riabilitativa impatteranno in modo rilevante sulla pratica clinica secondo il 68% dei professionisti sanitari e l’80% delle aziende Life Science

Gli altri due aspetti considerati dall’Osservatorio sono la robotica chirurgica e la medicina in silico. La prima permette di eseguire interventi precisi e minimamente invasivi, migliorando i risultati clinici e favorendo la ripresa post-operatoria del paziente e riducendo i tempi di riabilitazione. Se questo rappresenta un ambito di innovazione che produce un impatto sul settore già da diverso tempo, secondo l’80% delle aziende del settore Life Science e il 68% dei professionisti sanitari, la robotica assistiva, che supporta le persone con disabilità o limitazioni fisiche, e quella riabilitativa, in cui i robot vengono impiegati come elementi essenziali della terapia, si diffonderanno nel lungo periodo (5-10 anni).

L’ambito della medicina in silico fa invece riferimento a tecnologie e modelli matematici per l’uso clinico. Per esempio, si parla di digital twin quando queste tecnologie sono utilizzate per supportare decisioni mediche, come diagnosi o trattamenti, per un singolo paziente, portando a una maggiore personalizzazione e riducendo la necessità di effettuare esami invasivi.

Secondo le aziende del settore Life Science la medicina in silico avrà un impatto molto rilevante, ma si prevede che possa diffondersi nel medio-lungo periodo (oltre 3 anni).

Gli in silico trial prevedono l’impiego di modelli computazionali individualizzati per valutare la sicurezza e l’efficacia di nuovi dispositivi medici, farmaci o di nuove procedure chirurgiche in uno studio clinico, portando a una potenziale riduzione del coinvolgimento di persone e animali nei trial, riducendo tempi, costi e rischi per lo sviluppo di nuovi prodotti o trattamenti. Ad oggi, in Italia, emergono ancora diverse sfide da affrontare per promuovere la diffusione della medicina in silico – ha spiegato Gabriele Dubini, Responsabile Scientifico dell’Osservatorio -. È necessario rafforzare il processo di digitalizzazione dei dati e comprendere i limiti e le opportunità legate alla possibilità di un uso secondario dei dati clinici”.

Trovare la rotta per non perdersi in un “mare di innovazione”

“Fin dal titolo con la metafora del mare abbiamo voluto evidenziare la grande quantità di innovazione nella quale siamo immersi – ha affermato dal palco Emanuele Lettieri, direttore scientifico dell’Osservatorio -. Oggi è sempre più difficile capire qual è l’innovazione rilevante, chi siano davvero le persone esperte. Il settore Life Science sta affrontando una fase di profonda trasformazione e  tutti gli attori del mercato devono analizzare e comprendere i trend d’innovazione, soprattutto quelli emergenti e meno consolidati, per definire la propria strategia e gli obiettivi di medio-lungo termine. Siamo certamente in un momento storico caratterizzato da molteplici opportunità nel quale diventa sempre più importante orientarsi correttamente e tracciare la ‘giusta rotta’ per riuscire a valorizzare le risorse in gioco e non perdersi in un ‘mare di innovazione’”.

Lettieri ha ricordato in chiusura come finora siamo cresciuti come professionisti pensando di dover essere in grado di predire il futuro e di anticiparlo, per essere resilienti: “Abbiamo pensato finora che il futuro sia uno solo, io vi invito a pensare al futuro come qualcosa di complesso, da costruire insieme e soprattutto da far accadere. Per farlo, abbiamo bisogno della capacità di guardare lungo”.

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Michela Perrone
Giornalista pubblicista