Com’è cambiata la logistica Healthcare e la svolta attesa col PNRR

Presentati i risultati dell’indagine sulla logistica nel settore Healthcare realizzata dell'Osservatorio Contract Logistics “Gino Marchet” della School of Management del Politecnico di Milano in collaborazione con Consorzio DAFNE. Focus sull'innovazione: può giocare un ruolo il PNRR

L’Edizione 2021 della Ricerca dell’Osservatorio Contract Logistics “Gino Marchet” è stata contraddistinta da un approfondimento verticale sul settore Healthcare, con l’obiettivo di capire come il sistema logistico possa rispondere alle sfide del settore.
Melacini-Marco“Un riconoscimento dell’importanza strategica della logistica per il sistema Italia, tanto più se al servizio della salute delle persone”, ha sottolineato il direttore scientifico dell’Osservatorio Marco MelaciniLa parola chiave è innovazione tecnologica: “La logistica si trova in una fase di transizione. Transizione che richiede investimenti. Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) – che ha stanziato 62 miliardi per Mobilità, Infrastrutture e Logistica – potrebbe dimostrarsi uno strumento fondamentale per garantire la sostenibilità economica della logistica e supportarne la transizione Green”.

I risultati della ricerca

Nel secondo anno di pandemia, la logistica si conferma centrale per il settore Healthcare, ambito che nel 2021 ha registrato una sostanziale tenuta del numero delle spedizioni (-0,3% rispetto allo stesso periodo del 2020) e una diminuzione del 6% del numero dei colli gestiti, con una lieve flessione del peso dei prodotti gestiti (-2,2%).

Come era già avvenuto nel 2020, continua la crescita dei volumi gestiti a basse temperature, spinti anche dall’esigenza di distribuire i vaccini anti-Covid19. Fra 2020 e 2021, si nota un incremento dal 2% al 3% dei prodotti movimentati a temperature sotto lo zero e dal 14% al 15% di quelli gestiti fra 2° e 8°, anche se resta maggioritaria la quota di prodotti distribuita a temperature comprese fra 9° e 25° (78% nel 2021) che dal 2018 al 2021 si è ridotta di 9 punti percentuali.

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I flussi che arrivano direttamente nelle farmacie dai magazzini dei depositari, pari ormai al 24% del totale, e la nascita negli ultimi due anni della consegna a domicilio dei farmaci, spingono il rafforzamento dell’“ultimo miglio”, l’ultimo tratto della filiera logistica che arriva nelle case dei consumatori finali, in crescita dall’1% al 2% in un anno.

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La maggior parte dei flussi proviene da Lombardia (71%) e Lazio (15%), che sono anche le prime destinazioni dei prodotti, seguite da Campania e Toscana, in linea con la distribuzione della popolazione sul territorio. Il Piemonte ha registrato un incremento significativo.

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Nel comparto del farmaco, quasi tutte le attività di trasporto e oltre il 90% delle attività di magazzino sono terziarizzate, con l’affidamento di tutto il processo logistico a un unico fornitore nell’83% dei casi (Strategic Outsourcing). Nel 2021 è fortemente aumentata la razionalizzazione delle consegne a farmacie e parafarmacie. A fronte di un aumento contenuto (+4,4%) del numero delle spedizioni dei distributori intermedi (poco sopra i 21 milioni, ancora ben al di sotto dei 25 milioni del 2019), il volume delle spedizioni è aumentato del 28,3%.

Sono questi i principali risultati dell’indagine sulla logistica nel settore Healthcare realizzata dell’Osservatorio Contract Logistics “Gino Marchet” della School of Management del Politecnico di Milano in collaborazione con Consorzio DAFNE, presentati durante il convegno intitolato “Logistica Healthcare: asset strategico per il paese”.

Damiano Frosi“Tra riduzione della densità di valore per alcuni prodotti, cambiamenti di assortimento delle farmacie e dei mix di canale, il sistema logistico Healthcare si è evoluto per rispondere alle sfide del settore, confermandosi asse strategico per il paese – afferma Damiano Frosi, direttore dell’Osservatorio Contract Logistics – I dati del 2021, se confermati anche nei prossimi anni, indicherebbero che la strada verso l’ottimizzazione delle consegne ha assunto un carattere maggiormente strutturale. L’accorpamento delle consegne, senza impattare sulla continuità né sul livello di servizio al cittadino potrebbe rappresentare un’importante svolta in termini di sostenibilità ambientale, economica, ma anche sociale”.

La distribuzione intermedia

L’analisi dei flussi gestiti dai distributori intermedi, sottolineano i ricercatori, permette di cogliere la complessità gestita, e quindi il ruolo chiave ricoperto nella filiera da questa tipologia di operatori. L’analisi rileva una significativa riduzione del numero di consegne con origine dai grossisti e dirette a farmacie e parafarmacie: un’evidenza che si spiega con l’introduzione di politiche di razionalizzazione introdotte proprio in risposta allo scenario pandemico, con la scelta di accorpare le consegne riducendo il numero medio di consegne quotidiane presso le singole farmacie (nel 2019 si arrivava fino a quattro consegne/giorno per singolo esercizio).

Il confronto del 2021 con il 2020 conferma la significativa riduzione del numero di spedizioni annue verificatasi nell’anno precedente. La crescita del 4,4% del 2021, portando il numero di spedizioni annue appena sopra i 21 milioni compensa, infatti, solo in piccola parte la riduzione del 18% concretizzatasi l’anno precedente, che aveva portato il numero delle spedizioni annue dai circa 25 milioni del 2019 a poco più di 20 milioni. In termini di volumi movimentati, invece, le proiezioni dei dati raccolti sul totale delle confezioni consegnate in Farmacie e Parafarmacie registrano nel 2021 una crescita significativa (+28%) che, se comparata alla crescita sensibilmente meno marcata del numero di spedizioni rileva l’accentuarsi del trend di crescita del numero di confezioni per spedizione, pari a circa il +18,6% nel 2021 rispetto al dato 2020.

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A riconferma di questo è utile evidenziare come il continuo consolidamento dei flussi in ingresso ai magazzini della Distribuzione Intermedia, misurato in termini di numero di colli inbound accentuatosi ulteriormente nel 2021 (circa -9,3% nel 2020 rispetto al 2019 e -15,3% nel 2021 rispetto al 2020) e il contemporaneo aumento delle confezioni in uscita dai Distributori Intermedi confermano il ruolo di cruciale “demoltiplicatore di complessità” per gli attori a monte della filiera distributiva Healthcare. A livello di flussi, infatti, a fronte di circa 750 mila spedizioni in entrata presso i Distributori Intermedi (inbound) si hanno circa 21 milioni di spedizioni in uscita (outbound). Si conferma, quindi, il ruolo essenziale della Distribuzione Intermedia per consentire agli attori a monte di garantire la capillare disponibilità dei propri prodotti all’interno degli oltre 25.000 punti di vendita presenti sulla penisola tra Farmacie e Parafarmacie, che a loro volta rappresentano in ultima istanza l’interfaccia di prossimità più immediata fra il sistema della salute nel suo complesso e il cittadino/paziente.

Le sfide della distribuzione ospedaliera

Maria Pavesi“In generale la logistica ospedaliera presenta un elevato grado di complessità generata da diversi fattori, tra cui l’ampiezza e l’eterogeneità della gamma di referenze gestite (non solo farmaci) – sostiene Maria Pavesi, ricercatrice dell’Osservatorio Contract Logistics -. La logistica ospedaliera presenta opportunità di miglioramento in termini di efficienza, e l’innovazione tecnologica e digitale offre sempre maggiori possibilità per tracciare e dare visibilità sui flussi”.

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Mancano linee guida omogenee sul territorio nazionale

Mila De Iure“Si riconosce sempre di più la tendenza da parte delle strutture pubbliche a cercare di ottimizzare la gestione della logistica ospedaliera – ha spiegato Mila De Iure, direttrice generale Assoram, associazione nazionale che rappresenta oltre cento aziende della distribuzione e dei servizi nel settore healthcare dei prodotti farmaceutici -. Come Assoram abbiamo indagato il tema in collaborazione con i farmacisti ospedalieri e per una prima analisi del sistema attuale: sono emersi dati interessanti, a partire dal clima di collaborazione che esiste fra il pubblico e la compagine di operatori privati pronti a offrire servizi che sono una garanzia in termini di sicurezza, efficacia ed efficienza, cardini cui tiene il Sistema Sanitario Nazionale”.

Ma, ha sottolineato De Iure, mancano linee guida omogenee su tutto il territorio nazionale per la gestione della logistica ospedaliera: “Ad esempio, in Veneto per l’outsourcing non è richiesta nessuna autorizzazione per il sito logistico esterno, mentre in altre sono necessarie come depositari o come grossisti, con un’ampia varietà di livelli autorizzativi e requisiti richiesti: un ambito che varrebbe la pena indagare per individuare delle linee guida condivise che aiutino pubblico e privato nella gestione sinergica di queste attività. Il PNRR potrebbe essere il filler di questa collaborazione”.

Uno sguardo al futuro

Michele Simbula“Il settore ospedaliero subirà un’accelerazione dal punto di vista della gestione in outsourcing strategico: ci sono esempi del genere già sul 2021, con strutture ospedaliere pubbliche che hanno indetto bandi per terziarizzare l’attività logistica che è strategica per gli ospedali quando parliamo di tracciabilità – ha concluso Michele Simbula, Head of Healthcare Logistics Sales di Rekeep -. Per esempio l’Ospedale Pediatrico Bambin Gesù di Roma ha messo in gara la terziarizzazione logistica e spinto oltre, mettendo in gara anche il procurement. Significa che sta nascendo la consapevolezza che queste attività, che diventano sempre più centrali, devono essere gestite da operatori specializzati e capaci di portare un’innovazione tecnologica che non sempre troviamo nelle strutture ospedaliere. Ma l’innovazione deve avvenire in maniera totale, organica, perché alcune volte ci si focalizza sull’automazione o la digitalizzazione di un particolare processo dimenticandosi di ciò che viene a monte o a valle, e ciò comporta la perdita delle informazioni. Un operatore privato questo processo lo vede a 360 gradi ed è capace di proporre soluzioni adeguate. Ci sono strumenti che il Codice degli appalti mette a disposizione della partnership pubblico privato, dando la possibilità di investire a carico del privato, con la struttura pubblica che paga un canone mensile: il vantaggio è che la soluzione viene “upgradata” per tutto il ciclo di vita del progetto”.

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Adriana Riccomagno
Giornalista professionista in ambito sanitario