Medici di medicina generale in luoghi di cultura diffusi sul territorio cittadino, quali musei, biblioteche e poli culturali: a Torino prende il via il progetto Cultura di Base. Ambienti caratterizzati da una “architettura intensa”, ovvero di riconosciuta qualità per la progettazione degli spazi e nella comunicazione di emozioni, diventano sale d’attesa e di visita dei medici di medicina generale, accogliendo i pazienti e coinvolgendoli in un’esperienza del tutto nuova. Prospettive: far diventare la sperimentazione un’esperienza stabile ed estenderla ai bambini.
Musei, biblioteche e poli culturali diventano sale d’attesa e di visita dei medici di medicina generale, accogliendo i pazienti e coinvolgendoli in un’esperienza del tutto nuova
Il progetto, concepito dalla Fondazione Architettura di Torino che ne è capofila, ha l’obiettivo di avvicinare il numero più ampio ed eterogeneo di cittadini possibile alla cultura come risorsa di promozione della salute e si propone di dimostrare che l’esperienza della visita medica in luoghi di senso e bellezza, concorre a depotenziare lo stress correlato all’attesa, aumentando il benessere e il comfort psico-fisico dei pazienti e dei curanti, migliorando la loro relazione.
“La Fondazione per l’architettura / Torino – sostiene la Presidente Gabriella Gedda – è molto attenta alla valorizzazione di progetti che investono nel concetto di “umanizzazione dei luoghi attraverso l’architettura”, in quanto l’architettura, come la cultura stessa, è apportatrice di bellezza e di benessere e concorre alla cura, diventando parte integrante di un percorso terapeutico, permettendo infine un miglioramento qualitativo della vita delle persone e di intere comunità”.
“Il progetto – continua Eleonora Gerbotto, direttrice delle Fondazione – intende verificare come un’esperienza di cura all’interno di un luogo ad architettura intensa possa comportare la riduzione dello stress dell’attesa correlato e indotto al dover sostare in un ambiente non confortevole. Ci aspettiamo che il suo depotenziamento comporti l’aumento del benessere e del comfort psico-fisico delle persone in cura e dei curanti stessi, migliorando la loro relazione e l’alleanza di lavoro”.
Un ambulatorio al Museo Egizio
L’iniziativa coinvolge i medici di medicina generale di Torino e con questa scelta intende garantire una partecipazione vasta ed eterogenea di cittadini. Il luogo in cui il medico di famiglia opera, solitamente, è l’ambulatorio, che rappresenta anche il primo spazio di cura che si incontra in un percorso di malattia e salute; il primo punto di contatto tra paziente e Sistema Sanitario Nazionale. Un luogo caratterizzato da attesa, contatto, relazione. Nonostante ciò, gli ambulatori dei medici di famiglia sono poco considerati nelle esperienze di umanizzazione dei luoghi di cura, e sono spesso non progettati, ma adattati alle esigenze del medico a partire da funzioni abitative.
“La pandemia ha messo a dura prova i sistemi sanitari e con esso la medicina di famiglia. Tra i medici sono aumentati lo stress, sintomi come l’insonnia, la difficoltà di conciliare il lavoro con la famiglia, il burnout . La coda di questi disagi non è finita: prova ne è che molti stiano pensando a rinunciare alla professione – commenta Guido Giustetto, presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri di Torino -. Potrebbe sembrare velleitario, in queste condizioni, lanciarsi in un progetto di ricerca per lo meno insolito, mettendo in campo nuove risorse. Ma l’occasione di rafforzare la relazione di cura tra medico e paziente, rivoluzionando l’ambiente nel quale si determina, è troppo affascinante per non essere colta. Per questo l’Ordine dei Medici ha collaborato con entusiasmo a tutte le fasi del progetto”.
L’iniziativa in prospettiva potrebbe diventare permanente, consentendo a un elevato numero di medici di medicina generale di stabilizzare la sede dell’ambulatorio
Cultura di Base è un progetto inedito che aspira a diventare sistemico qualora la disponibilità dei luoghi di cultura ad ospitare luoghi di cura diventasse permanente, e un numero consistente di medici di medicina generale aspirasse a stabilizzare la sede dell’ambulatorio in un contesto culturale ad architettura intensa.
“L’ASL Città di Torino, durante il periodo pandemico, ha già sperimentato positivamente l’arte nei luoghi di cura, a beneficio delle esigenze dei sanitari e dei pazienti, attivando percorsi di comunicazione e di condivisione di emozioni, alla presenza e con il supporto di critici e storici dell’arte – afferma Carlo Picco, direttore generale dell’ASL Città di Torino –. Con l’avvio del progetto presentato oggi, che prevede il coinvolgimento attivo dei medici di medicina generale e dei pazienti, vengono offerti l’architettura e i contenuti culturali degli spazi selezionati, come esperienza multisensoriale, in grado di generare emozioni e apprendimento profondi, tutti ingredienti del percorso stesso di cura.”
Una rete di partner, tra cui l’Ordine dei Medici e Odontoiatri di Torino e il Circolo del Design, ha infatti censito oltre cinquanta luoghi di cultura con le caratteristiche necessarie alla sperimentazione (qualità architettonica, potenziale emozionale, accessibilità, disponibilità di spazi e personale, assenza di barriere architettoniche ecc.), dislocati in zone differenti. Nella mappatura dei luoghi della cultura rientrano spazi di effettiva produzione e diffusione culturale come musei e teatri, scuole e università, gallerie, luoghi della memoria, biblioteche, nuovi centri culturali.
Sono otto i medici selezionati con una procedura di evidenza pubblica che prenderanno parte alla fase pilota con ambulatori nei Musei Egizio, Museo Nazionale dell’Automobile di Torino (Mauto), PAV Parco d’Arte Vivente, alla Biblioteca civica Primo Levi e al Polo del ‘900. L’iniziativa in prospettiva potrebbe diventare permanente, consentendo a un elevato numero di medici di medicina generale di stabilizzare la sede dell’ambulatorio. “Del resto – sottolinea il direttore dell’Egizio Christian Greco – i musei sono luoghi di cura”.
L’architettura e lo spazio progettato con l’experience designer
Cultura di Base intende dare valore al tempo dell’attesa e della visita ambulatoriale rendendola una opportunità di un percorso educativo-culturale. L’architettura è stata immaginata come esperienza cinestetica e multisensoriale, per personale sanitario e cittadini, al fine generare emozioni e apprendimento profondi e quindi ingrediente del percorso stesso di cura volto a ridurre pregiudizi e contenere preoccupazioni.
L’esperienza viene “aumentata” grazie al contributo di progetto di un user experience designer, coinvolto per mettere a punto, attraverso processi di progettazione partecipata, un format a partire da bisogni reali e aspettative all’interno di modelli di riferimento comportamentali, interpretativi ed emotivi già esistenti nel vissuto del paziente e del medico.
“Nell’ottica di un concetto più ampio di cura, il Circolo del Design – racconta la direttrice Sara Fortunati – ha voluto focalizzare l’attenzione sui metodi di progettazione partecipata e utente-centrici, tipici del design, come ingrediente principale e fondativo del percorso di prototipazione di questo nuovo servizio. Con la collaborazione di un experience designer abbiamo condotto un percorso in cui sono stati coinvolti in maniera partecipativa medici, pazienti e rappresentati dei luoghi della cultura, mettendo al centro del progetto le aspettative, le preoccupazioni, i pregiudizi e i comportamenti degli utenti”.
La valutazione dell’impatto
Il percorso rientra in Well Impact, un disegno strategico pluriennale lanciato tre anni fa dalla Fondazione Compagnia di San Paolo, una delle più grandi corazzate filantropiche europee, per promuovere la relazione virtuosa fra cultura e salute. In particolare, Cultura di Base è uno dei quattro progetti pilota del Cultural Wellbeing Lab, promosso all’interno di Well Impact dalla Fondazione Compagnia di San Paolo, un percorso sperimentale intrapreso per individuare progetti, luoghi, linguaggi e relazioni culturali di prevenzione e cura, e si posiziona sull’asse tematico della cultura per l’umanizzazione dei luoghi di cura.
L’intervento del presidente della Compagnia di San Paolo Francesco Profumo ha preso le mosse dall’eredità del periodo dell’emergenza pandemica: “Di questi anni terribili resteranno anche il valore della cultura, il fatto che alcune cose un po’ eccessive potevano essere evitate e che gli spazi sono centrali. Al centro del progetto ci sono i luoghi belli in cui si trasferisce il nostro patrimonio passato ma che sono qualcosa di estremamente vivente. Siamo convinti che bisogna ridisegnare i nostri musei, che oltre a quanto già sono oggi possono diventare anche molto di più: centri di educazione, ricerca, innovazione, luoghi in cui si incontrano culture molto diverse. Quasi possiamo dire che i musei del futuro diventeranno un elemento centrale della crescita della nostra società”.
Profumo ha concluso il suo intervento con un auspicio per il futuro del progetto: l’estensione ai bambini.
La sperimentazione di Cultura di Base durerà circa sei mesi, da maggio a ottobre 2022, per poi passare alla fase di valutazione dell’impatto, che sarà affrontata da un punto di vista qualitativo e quantitativo. Gli esiti saranno resi pubblici all’inizio del 2023.