La campagna vaccinale per contrastare il coronavirus nella stagione invernale 2023-24 non è mai decollata. Doveva trattarsi di una operazione congiunta per somministrare l’antinfluenzale e il richiamo del vaccino anti-Covid19 a chi è in condizioni di fragilità, negli anziani, nelle donne in gravidanza e negli operatori sanitari al fine di prevenire la mortalità, le ospedalizzazioni e le forme più gravi di Covid19. I dati, forniti dal commissario straordinario, mostrano come abbia deciso di fare il nuovo richiamo solo l’11,44% della popolazione italiana, di cui il 35,21% fra la platea di soggetti per cui il vaccino era fortemente indicato perché fragili o personale sanitario.
Le Regioni hanno il compito di far partire le campagne vaccinali che quest’anno hanno coinvolto 40 mila medici di famiglia e 19mila farmacie
Per chi l’ha fatta, la dose di richiamo avrà una durata pari a 12 mesi e potrà avvenire a distanza di almeno 3 mesi dall’ultimo evento, vaccino o infezione che sia.
La priorità è stata data agli over80 ed è proprio con loro che all’inizio di ottobre è iniziata la distribuzione. Il richiamo è consigliato dai medici anche a chi convive con persone in condizione di grave fragilità o età avanzata.
Chi dovrebbe fare il richiamo del vaccino
Le persone alle quali è raccomandato il richiamo sono gli over 60 anni in salute; gli ospiti delle strutture per lungodegenti; le donne in gravidanza o in allattamento; gli operatori sanitari e sociosanitari; gli studenti e le studentesse di medicina, delle professioni sanitarie e sociosanitarie in formazione; le persone dai 6 mesi ai 59 anni di età compresi con elevata fragilità, in quanto affette da patologie o con condizioni che aumentano il rischio di Covid19 grave; i disabili gravi ai sensi della legge 104/1992 art. 3 comma 3.
Per quanto riguarda i bambini, il ciclo primario di vaccinazione è previsto per tutti i soggetti a partire dai 5 anni di età. Per la fascia di età 6 mesi – 4 anni (compresi) il vaccino è raccomandato solo ai bambini che presentano condizioni di fragilità, tali da esporli allo sviluppo di forme più severe di infezione da Sars-Cov2.
Come stanno andando le Regioni
Mentre la terza dose è stata scelta dal 68,82% degli italiani, che quindi risultano complessivamente coperti da un ciclo vaccinale completo nell’85% dei casi, la quarta dose non ha convinto le persone in quasi tutte le Regioni italiane.
Se si guarda al valore assoluto delle vaccinazioni erogate, la Lombardia risulta essere la regione con una platea più alta di vaccinati, ma è solo la quarta in classifica rispetto al numero di quarte dosi erogate ad oggi.
Piemonte, Emilia-Romagna e Toscana sono le Regioni con le percentuali di adesione più alte.
I numeri più alti, nell’ordine, si trovano in Piemonte, Emilia-Romagna e Toscana con il 26%, il 24% e il 22% di popolazione che si è vaccinata in autunno.
Nel nord e nel centro Italia la fiducia verso la necessità dei vaccini si conferma più alta, mentre calano drasticamente le adesioni al sud: i numeri più bassi sono in Calabria, dove si è vaccinato solo 7,9%, mentre in Puglia e in Sicilia rispettivamente l’8,3% e l’8,7%.
Le farmacie protagoniste della campagna vaccinale
Con l’arrivo della cosiddetta stagione dell’influenza è salita l’attenzione rispetto alle possibili infezioni virali da Covid19.
Nel bollettino prodotto bisettimanalmente dal Ministero dell’Interno emerge però che l’impatto del virus sugli ospedali resta limitato e il numero dei casi segnalati e identificati di infezione non è preoccupante.
La situazione epidemiologica in Italia è in linea con il quadro europeo
Le varianti ad oggi in circolazione sono rappresentate da ceppi virali ricombinanti di tipo omicron XBB, con predominanza di EG.5, proprio come negli altri Paesi. E questo significa che la situazione epidemiologica è in linea con il quadro europeo.
La scelta del Ministero della Salute di accorciare i tempi e rendere disponibili già dal 25 settembre il primo milione di dosi, soprattutto Pfizer e una piccola scorta del vaccino Novavax, ha comunque garantito la possibilità di non farsi trovare impreparati rispetto ad una nuova impennata di contagi che al momento non sembra essere probabile.
Le Regioni hanno il compito di far partire le campagne vaccinali che quest’anno hanno coinvolto 40 mila medici di famiglia e 19mila farmacie pubbliche e private, nelle quali lavorano i 50 mila i farmacisti che hanno seguito il corso per fare le vaccinazioni.
“I farmacisti italiani stanno dando il proprio contributo alla campagna vaccinale anti-Covid annunciata dal Ministro della Salute, per rendere facilmente accessibile ai cittadini questo importante strumento di prevenzione, fortemente raccomandato per gli ultrasessantenni e le persone fragili, oltre che per gli operatori sanitari”, ha commentato il presidente della Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani (FOFI), Andrea Mandelli, agli inizi della campagna vaccinale.
Prossimità al cittadino, rapporto di fiducia ed efficienza del servizio sono fattori importanti per la scelta di vaccinarsi in farmacia
“La rete capillare delle oltre 19mila farmacie pubbliche e private e gli oltre 50mila farmacisti di comunità abilitati all’inoculazione dei vaccini – ha aggiunto Mandelli – sono una risorsa per il Servizio Sanitario Nazionale e un presidio di salute insostituibile per gli italiani, come dimostra la crescente domanda di farsi vaccinare in farmacia, registrata nel corso delle ultime campagne contro Covid e influenza”.
“La prossimità al cittadino, nelle grandi città così come nei piccoli centri e nelle aree più interne, il rapporto di fiducia col farmacista e l’efficienza del servizio, eseguito in condizioni di piena sicurezza per gli assistiti, sono fattori importantissimi, che possono favorire un’adesione più ampia e consapevole alla vaccinazione”.