Robert F. Kennedy Jr e il futuro della sanità USA, tra scetticismo vaccinale e sfide politiche

Manca meno di un mese al cambio di inquilino alla Casa Bianca e le tensioni politiche non accennano a diminuire. A partire dalla proposta del presidente eletto Donald Trump di affidare l’amministrazione di Salute e dintorni a Robert F. Kennedy Jr
Robert F. Kennedy Jr

Manca meno di un mese al cambio di inquilino alla Casa Bianca e le tensioni politiche non accennano a diminuire. A partire dalla proposta del presidente eletto Donald Trump di affidare l’amministrazione di salute e dintorni a Robert F. Kennedy Jr, nipote del più famoso zio-presidente Usa assassinato a Dallas nel 1963. Anche se questo nome, così come quello di tutta la squadra di governo eccetto il Segretario di Stato, non è ancora certo ma dovrà essere confermato dal Senato americano, il dibattito politico è già entrato nel vivo. Perché il nome Kennedy porta con sé un trascorso ideologico alquanto discutibile. Quantomeno divisivo dell’opinione pubblica, e non solo. Le preoccupazioni riguardano le sue posizioni scettiche sui vaccini, inclusi i controversi commenti sul legame tra vaccini e autismo – peraltro non suffragati da evidenze scientifiche, e la sua intenzione di rivedere i legami tra l’industria farmaceutica e le agenzie regolatorie.

Critiche dalla comunità scientifica

La possibilità che Kennedy Jr.  possa fungere da ministro della salute negli Stati Uniti ha generato una forte opposizione anche tra gli scienziati di tutto il mondo. È di poche settimane fa la lettera firmata da 75 Premi Nobel che sottolinea i rischi di questa nomina, in particolare per il potenziale impatto sulla fiducia pubblica nelle vaccinazioni.

La possibilità che Kennedy Jr.  possa fungere da ministro della Salute negli Stati Uniti ha generato una forte opposizione anche tra gli scienziati di tutto il mondo

Kennedy infatti, reiterando la richiesta presentata nel 2002, per tramite del suo legale di fiducia Aaron Siri ha chiesto alla FDA (Food And Drug Administration) di rivedere l’approvazione del vaccino antipolio. L’obiettivo sarebbe la revoca della sua commercializzazione o, quantomeno, quella dell’obbligatorietà di questa vaccinazione demandando ai cittadini la scelta di sottoporsi o meno all’immunizzazione. Il tutto orchestrato sotto l’egida di una “operazione trasparenza” nei confronti del popolo americano. Una mossa che, quindi, ha più il sapore politico che non sanitario.

Monta così il dibattito istituzional-politico. A partire dalla messa in allarme di senatori come Mitch McConnell, sopravvissuto alla polio. I dati mostrano l’importanza del vaccino anti-polio: grazie a esso, la trasmissione della malattia è stata eliminata negli Stati Uniti dal 1979, con oltre il 93% della popolazione vaccinata. Tuttavia, un caso isolato di paralisi nel 2022 in una comunità con basso tasso di vaccinazione ha dimostrato che la poliomielite rimane una minaccia laddove la copertura vaccinale sia insufficiente.

Commenta Massimo Ciccozzi, epidemiologo e biostatistico del Campus Biomedico di Roma: «I vaccini, dopo l’acqua potabile, sono la cosa che ha salvato più vite umane. Togliere quello contro la poliomielite sarebbe un grave errore e sarebbe decisivo per riavere il problema della polio nei nuovi nati. Se una cosa funziona perché eliminarla? La polio è un virus che disabilita o uccide specialmente i giovani: perché rischiare questo? Che beneficio si trarrebbe dall’eliminazione di questa vaccinazione, visto che non ci sono gravi effetti collaterali? Non sarebbe meglio concentrarsi su altre riforme?»

L’incertezza politica del nome di Kennedy Jr.

Certo, il nome di Kennedy dovrà essere confermato dal Senato. E con i 53 seggi repubblicani ciò non dovrebbe essere un problema. O forse no. Giacché lo stesso Kennedy ha ritenuto di dover incontrare proprio i senatori repubblicani assicurando loro di essere “favorevole al vaccino antipolio”, cercando di allontanare i timori relativi al suo passato di scetticismo vaccinale. Dimostrando così una non tanto celata contraddizione di vedute. Senatori repubblicani come Lisa Murkowski e Thom Tillis hanno chiesto chiarimenti sul suo approccio ai vaccini, ritenendo fondamentale salvaguardare l’accesso e la fiducia nei programmi vaccinali. E mentre alcuni senatori come Rick Scott apprezzano la sua enfasi sulla trasparenza, altri, come John Thune, chiedono spiegazioni approfondite e temono le conseguenze delle sue posizioni antiscientifiche.

Molti interrogativi rimangono comunque irrisolti. E ancor di più fanno discutere i nomi delle figure che potrebbero ricoprire importanti cariche ai vertici delle istituzioni sanitarie a stelle e strisce. Come l’ipotesi della candidatura di Mehmet Oz, meglio noto come il televisivo “Dr. Oz” che ha spesso preso posizioni mediche non convenzionali, per i Centers for Medicare and Medicaid Services.

Oltre alle posizioni sui vaccini, suscitano perplessità alcune dichiarazioni di Kennedy sui rapporti tra FDA e industrie del farmaco

A lasciare perplessi gli esperti di politiche sanitarie sono anche le dichiarazioni rilasciate da Kennedy sulle relazioni finanziarie tra FDA e le industrie del farmaco. Puntando su maggiore trasparenza, il Segretario alla Salute in pectore vorrebbe interrompere tutti questi tipi di relazione, ma gli esperti temono che questo possa rallentare l’approvazione di farmaci vitali. E, più concretamente, avere riflessi nefasti sugli investimenti nel campo delle scienze della vita e della farmaceutica.

Commenta Vincenzo Salvatore, professore di diritto dell’Unione europea e International Trade Law presso l’Università degli Studi dell’Insubria: «In effetti un esponente repubblicano che esprime posizioni sfavorevoli al comparto industriale, e in particolare a quello della salute e farmaceutico che vede una gran parte delle corporation di casa madre americana, suona perlomeno strano. Da un punto di osservazione esterno pare quasi esserci una dicotomia interna al personaggio: da un lato radicate convinzioni personali antivaccinali e la reale volontà di rendere più trasparente il settore farmaceutico», più volte oggetto di inchieste e indagini, «dall’altro la consapevolezza di dover agire secondo l’area politica di appartenenza».

Ripercussioni economiche e la minaccia Oms-Exit

Di fatto, però, le dichiarazioni anti-vaccinazioni, così come quelle che relative alla necessità di ridurre le prescrizioni di farmaci per contenere la spesa sanitaria americana, e le incertezze sulla sua nomina hanno già avuto conseguenze economiche: titoli di aziende farmaceutiche come Moderna hanno subito cali significativi, riflettendo i timori per un potenziale rallentamento delle approvazioni regolatorie. Al contempo, le dichiarazioni di Trump su “indagini scientifiche sull’autismo” rischiano di alimentare ulteriori divisioni su un tema già delicato.

Se confermato, Kennedy dovrà bilanciare le sue convinzioni personali con la necessità di governare un sistema sanitario complesso. La sua nomina rappresenta una prova per il futuro della sanità americana e per la fiducia del pubblico nelle istituzioni.

Se confermato, Kennedy dovrà bilanciare le sue convinzioni personali con la necessità di governare un sistema sanitario complesso

E intanto il quadro si complica. Il suo comandante in capo Donald Trump ha dichiarato l’intenzione di far uscire gli Stati Uniti dall’Organizzazione mondiale della sanità (OMS). Che si tratti di una butade Tycoon-style o meno è una mossa degna di essere monitorata: come la storia insegna, quando si spara alto lo si fa per poi ottenere comunque un risultato di portata più modesta che va, però, in quella stessa direzione.

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Carlo M. Buonamico
Giornalista professionista esperto di sanità, salute e sostenibilità