Quanto impatta la sanità sull’ambiente? Quanto sono sostenibili le strutture ospedaliere italiane? Quanto il binomio ospedali e sostenibilità si sta concretizzando, anche alla luce degli obiettivi di sostenibilità globale – Sustainable Development Goals (SDGs), definiti dalle Nazioni Unite? Quali sono le criticità ambientali nelle strutture sanitarie pubbliche? Quanto impattano i consumi energetici nelle strutture sanitarie, pubbliche e private, e cosa è possibile fare per diminuire l’impatto dei gas climalteranti che ne derivano?
L’ossimoro per la salute
Non c’è solo la sostenibilità ambientale, conta anche quella sociale e quella economica
Sono tutte domande che, prima o poi, le direzioni generali devono porsi, al fine di non avere strutture di cura ‘ossimoro’, ovvero strutture che da una parte curino i cittadini e dall’altra contribuiscano alle emissioni inquinanti, concorrendo per il 4,4 % alle emissioni globali in atmosfera e influendo significativamente, con effetti avversi sulla salute, sulle patologie correlate all’inquinamento atmosferico. Le strutture ospedaliere e sanitarie contribuiscono in Italia con una quota di circa il 3,5% delle emissioni complessive di CO2. Anche il sistema sanitario, quindi, può contribuire alla transizione ecologica, attraverso la riduzione dei consumi energetici e l’adozione di pratiche sostenibili.
L’inchiesta di TrendSanità in quattro ospedali
Sulla base dei dati sopra esposti, TrendSanità ha interloquito con direttori generali, ingegneri e direttori di settore, per far emergere un’istantanea su questi temi in quattro strutture, due private e due pubbliche, nel nord Italia e nel centro Italia. Mettiamo a fuoco il tema con Carlo Nicora, direttore generale dell’IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e Vicepresidente FIASO (Federazione Italiana Aziende Sanitarie e Ospedaliere). «Partiamo dal fatto che gli ospedali non si possono ‘chiudere’ e, a differenza dell’industria, gli ospedali non possono decidere quando e quanto consumare, quindi, alcune delle criticità possono essere sintetizzate in: aumenti dei costi degli approvvigionamenti causati dalla crisi energetica, (+92% nel periodo 2019-2022), inflazione su beni sanitari e non sanitari (+ 18%), oltre agli aumenti nell’ambito delle tecnologie, alla logistica e alla grave carenza delle materie prime».
Strutture vecchie e alti consumi
«L’Università Bocconi, continua Nicora, con il Rapporto OASI 2023 è andata a misurare il delta speso nel periodo 2017-2019, dove emerge che in quei tre anni, l’energia è costata 53 milioni in più, pari al 3%, lo stesso delta speso nel periodo 2019-2022 ha visto un incremento di un miliardo e mezzo, pari al 92% in più. Questa situazione è ricaduta sulle strutture sanitarie nazionali, ma il cittadino e il paziente non se n’è accorto perché il Governo e le Regioni hanno contribuito a ricoprire questi aumenti dei costi. A questo punto, le domande che sorgono spontanee sono: sarà garantita la sostenibilità del sistema nel post emergenziale e i finanziamenti straordinari si trasformeranno in ordinari? Inoltre, la metà delle strutture delle Aziende sanitarie hanno più di 50 anni e quasi un terzo è stato costruito circa 75 anni fa. Ciò influisce indirettamente sui consumi e di conseguenza sulla sostenibilità ambientale: infatti, il patrimonio ormai vetusto delle strutture e degli edifici sanitari è così composto: l’82% del patrimonio delle strutture sanitarie di proprietà delle Aziende del Servizio Sanitario Nazionale ha più di 30 anni, il 57% delle costruzioni è stato realizzato prima del 1970 e il 27% delle costruzioni è stato realizzato prima del 1946».
Consumi energetici alle stelle: cosa fare?
«Un indirizzo preciso viene esplicitato dai CRE (Contratto di Rendimento Energetico o di Prestazione Energetica) laddove si sostiene che “il CRE si pone come modulo contrattuale privilegiato per ottenere più elevati livelli di efficienza energetica e per raggiungere gli obiettivi definiti dal Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima (PNIEC) per il 2030”. FIASO, nella convention di novembre del 2023, ha evidenziato l’opportunità per le Aziende sanitarie di sottoscrivere “Contratti di Rendimento Energetico o di Prestazione Energetica” come strumenti per ridurre i costi energetici e migliorare la sostenibilità ambientale delle strutture sanitarie» spiega ancora Nicora.
Interventi di efficientamento energetico
«I CRE o CPE sono strumenti contrattuali che prevedono l’intervento di una società di servizi energetici (ESCO) per realizzare interventi di efficientamento energetico delle strutture sanitarie, come l’installazione di sistemi di cogenerazione, isolamento termico degli edifici, sostituzione dei vecchi impianti con nuovi a basso consumo, ecc… Il coinvolgimento di società di servizi energetici (ESCO) può essere una soluzione più celere rispetto ad altre opzioni, poiché queste società sono specializzate nell’efficientamento energetico e possono fornire una vasta gamma di servizi in questo campo, tra cui analisi di fattibilità, progettazione, realizzazione e monitoraggio degli interventi. Grazie a questi interventi, le Aziende sanitarie possono ridurre i costi sostenuti per l’energia e migliorare l’efficienza energetica degli edifici, contribuendo così alla riduzione delle emissioni di gas serra e alla promozione della sostenibilità ambientale. Inoltre, l’adozione di soluzioni di efficientamento energetico può contribuire a migliorare la qualità dell’assistenza sanitaria attraverso il miglioramento del comfort termico degli ambienti, la riduzione del rumore e dell’inquinamento acustico in genere e l’aumento della sicurezza degli impianti», aggiunge il Vicepresidente di FIASO.
A Milano la digitalizzazione aiuta la sostenibilità
Con il ritiro dei referti on line si tutela l’ambiente e si riparmiano fino a 1,6 miliardi di euro
«L’emergenza sanitaria da SARS-CoV-2 ha visto nel 2020 una fortissima spinta all’impiegodelle tecnologie digitali per il mantenimento del contatto tra pazienti ed equipe dell’Istituto (il 35% circa dell’utenza proviene da fuori Regione Lombardia), oltre quanto già non avvenisse in precedenza, sottolinea il Direttore generale dell’Istituto Tumori. Gli strumenti di uso quotidiano (telefono, e-mail, videochiamate, ecc…) sono stati il primo mezzo con cui i pazienti hanno potuto trasmettere referti di visite ed esami per far sì che lo specialista potesse, anche a distanza, verificare lo stato di salute dei pazienti (tipicamente in follow-up o in controllo dopo trattamenti effettuati in Istituto). Un esempio che definisce l’entità del problema: l’Osservatorio Innovazione Digitale in Sanità (Politecnico MI e Doxapharma) nel 2022 ha svolto una ricerca su oltre 2000 cittadini ha stimato che per il ritiro dei documenti clinici (ad esempio i referti): i cittadini che si recano di persona presso la struttura sanitaria sono 80% di coloro che hanno ritirato almeno un documento clinico nell’ultimo anno e il tempo medio per ritirare il referto è pari a 45 minuti. Se i cittadini ritirassero i referti in farmacia sarebbe di 20 minuti, mentre via Web nel caso di download dei referti basterebbero 5 minuti. Inoltre, ipotizzando che il costo-tempo cittadino sia di 20,4 €/ora, sono stati calcolati scenari con due step di introduzione del digitale: se la metà dei cittadini ritirasse online i referti (25% in farmacia e 25% on line di persona) l’impatto economico sarebbe di 1,1 mld di euro, nell’ipotesi che ciascun cittadino che accede al servizio effettui cinque ritiri all’anno; se l’80% dei cittadini effettuasse il ritiro online, il 10% in farmacia e il 10% di persona arriveremmo a 1,6 mld di euro. Ipotizzando inoltre, simili analisi per quanto riguarda gli altri servizi, potremmo ottenere complessivamente: 1,1 miliardo di euro per l’accesso a informazioni su prestazioni e strutture sanitarie, 1,4 miliardi di euro per la prenotazione di visite ed esami e 1 miliardo di euro per il pagamento di visite ed esami. Dietro a questa valutazione del tempo e del risparmio di costi è facile immaginare la ricaduta sulla sostenibilità ambientale», conclude Nicora.
A Roma centrale di cogenerazione e fotovoltaico
«Le azioni attuate dal Policlinico, nella ricerca di sostenibilità partono da lontano – dice Marco Elefanti, direttore generale della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli IRCCS di Roma –. Per quanto riguarda l’ambiente nei primi anni 2000 fu realizzata una centrale di cogenerazione, tra le prime del genere al servizio di un grande ospedale, che ha consentito, da subito, di essere indipendenti dai fornitori di combustibili fossili e di energia, e cogenerando, con livelli elevati di efficienza energetica, calore, aria ed energia. Successivamente, in tempi più recenti, abbiamo sviluppato un progetto che ci sta portando a installare pannelli fotovoltaici sui tetti delle strutture che lo consentono, inoltre, abbiamo da poco avviato un piano di trasformazione integrale a led di tutti i punti luce interni all’Ospedale che si concluderà entro 24 mesi».
Guardando alla sostenibilità sociale
«Sul piano sociale (pensando alle 3 direttrici ESG della sostenibilità) siamo per nostra natura sensibili e orientati. Nel 2017 abbiamo realizzato la ‘villetta delle Misericordia’, per esempio, dove, in cogestione con la Comunità di Sant’Egidio, ospitiamo tutte le notti una quindicina di persone senza fissa dimora che in passato restavano nei corridoi dell’Ospedale. Inoltre, il fondo di solidarietà a cui partecipano, come donatori, in misura diversa tutti i dipendenti, ci permette di sostenere le cure e l’alloggio a Roma di famiglie di pazienti con gravi difficoltà economiche provenienti dal nostro Paese o dall’estero. Sul piano della governance è orientata a garantire da un lato, la nostra natura no profit con un assetto di Fondazione e meccanismi per il reinvestimento di margini e risorse finanziarie in stretta coerenza con le finalità del Policlinico e dall’altro lato siamo dotati di regole e meccanismi di controllo che ci equiparano a tutte le organizzazioni che operano all’insegna della compliance e migliori prassi di efficace accountability come bilanci certificati, modello organizzativo e odv, accreditamento Joint Commission International, ecc…».
Impatto pesante per scelte architettoniche anni ‘90
Raoul Paolini, Direttore dell’ufficio tecnico di IFO – Istituti Fisioterapici Ospitalieri IRCCS, che comprende l’Istituto Nazionale Tumori Regina Elena e l’Istituto Dermatologico San Gallicano, ad indirizzo monospecialistico, oncologico e dermatologico, spiega: «La struttura del complesso ospedaliero risale a metà degli anni novanta: i materiali utilizzati durante la costruzione non avevano certo le caratteristiche richieste oggi per un adeguato isolamento termico e questo, unito alle scelte architettoniche fatte a suo tempo (per esempio le ampie vetrate sostenute da telai in alluminio che caratterizzano la facciata meridionale ma anche i vari corpi di fabbrica che si sono aggiunti nel tempo) rende, in particolare, la gestione dei consumi energetici particolarmente problematica. Nel corso degli anni tuttavia vari provvedimenti (unitamente alla continua manutenzione) finalizzati al miglioramento dell’efficienza energetica, si sono succeduti: è stato migliorato l’isolamento delle vetrate con apposite pellicole, sostituite apparecchiature obsolete per la produzione di calore e di freddo con altre a miglior rendimento, sottoscritti contratti più vantaggiosi dal punto di vista dei costi diretti delle fonti energetiche (gas ed energia elettrica)».
Interventi per ridurre i TEP (tonnellate equivalenti di petrolio)
«Anche in questi giorni abbiamo in corso interventi importanti: sono state sostituite due caldaie con modelli ad alto rendimento, oltre il cinquanta per cento dell’illuminazione interna e perimetrale è già stata sostituita con LED a bassissimo consumo (la sostituzione prosegue via via che le lampade esistenti si esauriscono), sono in corso di installazione due pompe di calore per il preriscaldo dell’acqua calda sanitaria alimentate da pannelli fotovoltaici (il cui cantiere sarà avviato entro il mese corrente): queste attività congiunte consentiranno di risparmiare, entro gennaio 2025, 232 TEP (tonnellate equivalenti di petrolio) per anno. È in corso di installazione un nuovo aggiornato del sistema domotico per la supervisione degli impianti (termici, meccanici, elettrici e di illuminazione) che ha tra gli obiettivi anche quello di incrementare l’efficienza complessiva degli stessi. Stiamo altresì predisponendo una campagna di sensibilizzazione rivolta al personale degli IFO riguardo il risparmio energetico, in particolare per uso accorto e responsabile dell’illuminazione sia degli ambienti sanitari che di quelli amministrativi» spiega Paolini.
Torniamo a Milano con l’ospedale del futuro
«L’IRCCS Galeazzi Sant’Ambrogio è stato definito l’ospedale del futuro perché segue i tre valori cardine del Gruppo San Donato. L’umanizzazione delle cure, l’innovazione e la sostenibilità». Così afferma l’ingegner Salvatore Bruno, energy manager del Gruppo San Donato e amministratore delegato della GKSD Esco Srl, società di servizi energetici e consulenza in ambito ESG del Gruppo GKSD. La struttura del Galeazzi Sant’Ambrogio, si sviluppa in verticale, fatto che permette lo spostamento tra i reparti in tempi estremamente ridotti».
Geotermia e teleriscaldamento
«Nelle scelte progettuali e in fase di realizzazione dell’IRCCS effettuato da GKSD Edile del Gruppo GKSD l’attenzione maggiore è stata posta sugli aspetti energetici adottando soluzioni che ne permettono l’autoproduzione come: un impianto fotovoltaico, impianti di cogenerazione e trigenerazione cioè, in grado di produrre contemporaneamente ed efficientemente elettricità, calore e freddo. Inoltre, utilizziamo la geotermia e pompe di calore che sfruttano l’energia termica della falda. Infine, come ulteriore fonte di energia rinnovabile utilizziamo il teleriscaldamento alimentato dal calore prodotto da un termovalorizzatore. L’allacciamento al teleriscaldamento rappresenta un elemento di sostenibilità rilevante, non solo perché consente l’utilizzo di energia rinnovabile, ma perché costituisce un’applicazione di economia circolare ed infine, conclude l’ingegnere, perché l’estensione della rete di teleriscaldamento voluta e finanziata da GSD agevolerà in futuro l’allacciamento di altre utenze e strutture vicine all’IRCCS che potranno beneficiare di un’infrastruttura già realizzata» spiega Bruno.
C’è molto da fare, ma la strada è segnata
Agire per gli obiettivi di sviluppo sostenibile che indica l’Organizzazione delle Nazioni Unite significa anche andare verso la transizione ecologica di tutte le strutture ospedaliere in Italia e in tutto il mondo, verso la digitalizzazione e verso la sensibilità sociale ed economica. Quest’anno, l’overshoot day è caduto il 19 maggio. Significa che da qualche giorno siamo in debito ecologico con la terra. Agire per il cambiamento è urgente, non sarà facile, ma non impossibile, gli strumenti ci sono, la formazione a tutti i livelli diventa però necessaria, con un cambiamento culturale alla base. È una sfida che abbiamo di fronte ed i benefici sono per tutti: avere delle strutture ospedaliere che curino e che non contribuiscano alle emissioni climalteranti; qualcuno lo sta già facendo come abbiamo visto in questa inchiesta in che modo. Altri si accoderanno. C’è molto da fare, ma la strada è segnata.