Pochi giorni fa, nella Giornata nazionale della salute della donna (21 aprile), il Comitato prezzi e rimborsi (Cpr) dell’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), guidato da Giovanna Scroccaro, ha preso una decisione storica: rendere la contraccezione orale gratuita per tutte le donne, senza distinzione di età. Costo stimato per le casse dello Stato: 140 milioni di euro l’anno, cui si aggiungerà qualche centinaio di migliaia di euro a seguito del via libera anche alla gratuità della profilassi pre-esposizione contro il virus dell’Hiv, la cosiddetta Prep.
L’ultimo passaggio, atteso entro maggio, dovrebbe essere formale: il passaggio nel Consiglio di Amministrazione dell’Aifa. Ma la levata di scudi di parte della politica, in modo particolare nella maggioranza di governo, e di associazioni come Pro Vita, crea qualche preoccupazione. Motivazione principale addotta per il no, la crisi demografica.
La situazione in Italia e cosa potrebbe succedere
Le pillole contraccettive sono inserite nella lista dei farmaci essenziali dell’Oms ed erano già parzialmente a carico del Ssn fino al 1993, quando sono passate nella fascia C a carico dei cittadini. Il fondamento è la Legge 405 del 1975, che ha istituito i consultori familiari. La norma prevede che i mezzi per il controllo delle nascite vengano distribuiti gratuitamente nei consultori, previsione mai attuata. Solo in alcune Regioni, di fatto, la rimborsabilità su prescrizione per alcune fasce “deboli” della popolazione è già in vigore: Puglia, Emilia Romagna, Toscana, Provincia autonoma di Trento.
In base a quanto si è appreso, in assenza di un documento ufficiale, non tutte le pillole anticoncezionali oggi disponibili sul mercato saranno gratuite, ma solo quelle elencate dalla Commissione tecnico scientifica (la Cts, quella che valuta ed esprime pareri sulla classificazione dei farmaci ai fini della rimborsabilità) dell’Aifa. Il mercato offre una vasta quantità di prodotti e per questo motivo, nell’arco di mesi, sono stati valutati, all’interno di tre categorie di farmaci contraccettivi individuati e divisi per “generazione”, i prodotti meno cari. La gratuità dovrebbe quindi riferirsi a nove tipi di pillole su 21, tre per ognuna delle tre categorie disponibili, in base all’economicità. L’elenco però non è ancora stato reso noto.
Resterà fermo l’obbligo di prescrizione medica.
Nell’attesa dell’ultimo step, abbiamo approfondito con alcuni esperti l’importanza del provvedimento per le donne, i suoi possibili limiti e gli ulteriori passaggi che potrebbero ulteriormente migliorare la situazione della contraccezione nel nostro Paese.
Nappi: “Meglio un budget annuale per ciascuna donna”
Anziché un elenco di molecole o di prodotti, meglio una cifra annuale a disposizione delle donne, di cui disporre in base alle proprie esigenze. È la proposta del prof. Luigi Nappi, direttore della Cattedra di Ginecologia e ostetricia all’Università di Foggia e consigliere della Società italiana di Ostetricia e ginecologia (Sigo).
Quanto è importante questa notizia?
Molto importante, perché restituisce dignità alla donna in Italia, con la possibilità vivere la sessualità in maniera libera. In base ai dati disponibili, le donne italiane sono quelle che in Europa fanno un uso più basso della contraccezione. In base alla mia esperienza come ginecologo, il problema non è tanto economico ma ancora più legato al timore da parte delle donne che la contraccezione possa essere pericolosa per salute o fare ingrassare, legandosi quindi al discorso dell’estetica, altro capitolo che nel nostro Paese sta assumendo caratteristiche più problematiche che altrove. Entrambi per altro miti da sfatare.
Speriamo quindi che la novità possa portare a un aumento della contraccezione laddove necessario. A questo proposito va precisato che siamo un Paese affetto da una denatalità gravissima e anche da questo punto di vista a livello europeo siamo messi molto male, ma nonostante ciò abbiamo ancora anche un ricorso estremo e maldestro a procedure di interruzione volontaria di gravidanza che in una certa percentuale devono essere considerate come contraccezione non fatta. Siamo un Paese all’avanguardia sotto tanti aspetti, ma in questo ancora poco evoluti rispetto ad altri Paesi.
Come valuta la decisione dell’Aifa nel merito?
La cosa più importante è l’impegno economico che l’Agenzia si assume. Dovrà essere messo in atto con le dovute cautele: rendere gratuita la dispensazione del farmaco non significa che diventi disponibile liberamente, bensì sotto consulto medico. Inoltre dobbiamo considerare che non ancora chiaro quale tipologia di contraccettivo verrà erogato. Sicuramente ci sono gli estroprogestinici di prima, seconda e terza generazione: parliamo cioè sostanzialmente di contraccettivi orali, ma esistono anche altri metodi come le spirali medicamentate, i cosiddetti dispositivi intrauterini (Iud), che soprattutto nel centro e nel nord d’Italia sono il sistema maggiormente prescritto dai consultori, e gli impianti transcutanei.
Rendere gratuita solo la pillola sarebbe limitato: ci sono anche altri metodi come i dispositivi intrauterini e transcutanei
Penso che una commissione scientifica non possa decidere con una semplice scheda quali contraccettivi siano adatti a tutta la popolazione italiana. Ecco perché sostengo che il contributo che sta dando l’Aifa oppure il governo non sia da considerare in termini clinici o scientifici ma economici: dare come gratuita la sola contraccezione orale è limitato. Bisogna perlomeno comprendere anche i dispositivi intrauterini e transcutanei, metodi “long acting” che vengono per altro prescritti spesso dopo l’interruzione volontaria di gravidanza.
Un altro aspetto da tenere in considerazione è quello economico, sul quale bisogna essere molto cauti per evitare di favorire determinate molecole rispetto ad altre. Una strada percorribile sarebbe di stabilire la cifra che si vuole investire per singola donna e dispendarla, lasciando che la donna stessa sia libera di spendere la somma come vuole, anche se preferisce una molecola che non fa parte di quelle scelte dal Cts Aifa.
E le pillole prescritte per patologie anziché per contraccezione?
Un ulteriore punto su cui non c’è ancora una comunicazione definitiva. Va detto che in generale la dicitura di “donne di tutte le età” probabilmente apre innanzitutto alle minorenni.
Torniamo ai pericoli percepiti della pillola: quindi fa male? Fa ingrassare?
Possiamo derubricarli a falsi miti. Innanzitutto non sono dannosi per la salute della donna, e anche il discorso dell’assunzione di peso o la ritenzione di liquidi era vero in passato, ma con le molecole di nuova generazione si è ridotto drasticamente se non è del tutto scomparso.
Nel complesso quindi ci si può dire soddisfatti?
La donna deve, negli anni che stiamo vivendo, avere totale libertà di poter vivere la propria vita
È un grande passo avanti e di certo un’apertura alla possibilità di emanciparsi per la donna italiana, che stenta un po’ a farlo rispetto a quelle di altri Paesi: è un aspetto estremamente positivo. La donna deve, negli anni che stiamo vivendo, avere totale libertà di poter vivere la propria vita. Così come la aiutiamo quando non riesce a concepire, deve essere diritto della donna anche non avere gravidanze in periodi della propria esistenza in cui non desidera: parliamo infatti di pianificazione famigliare.
Toschi: “Le donne devono poter scegliere al di là delle loro possibilità economiche”
Abbiamo raccolto le considerazioni di Marina Toschi, ginecologa che fa parte del direttivo dell’European Society of Contraception and Reproductive Health e che è membro di Pro-Choice, Rete italiana contraccezione aborto.
Dottoressa, siamo di fronte a una svolta?
Aspettiamo questa decisione dal 1975. Si era andati più avanti con l’inserimento di molte pillole in classe A, poi con la ministra Lorenzin sono state levate tutte. All’inizio di luglio del 2020 come Pro Choice abbiamo consegnato 80mila firme all’allora sottosegretaria alla Salute, Sandra Zampa, per chiedere la contraccezione gratuita per tutte. Il processo è stato invece molto lungo e ora sembra che il CdA di Aifa voglia rimandare: c’è il rischio che tutto si blocchi e che quindi continuiamo a restare ultimi da questo punto di vista. Una delle tante cose che ci portano indietro anziché avanti. Non si fanno figli per forza.
La pillola è legata alla natalità?
La pillola si usa a protezione delle ovaie per quando la donna vuole avere figli: questa è salute riproduttiva
No, anzi. In un Paese come la Francia dove la contraccezione è molto usata, si figlia di più. La pillola si usa a protezione delle ovaie per quando la donna vuole avere figli: questa è salute riproduttiva. Per questo un nuovo rimando sarebbe decisamente contro la salute delle donne e specialmente, come al solito, di quelle più povere, che non hanno 20 euro al mese da spendere. Inoltre la decisione di offrire gratis la contraccezione dovrebbe estendersi anche ai contraccettivi “long acting” come spirali e bastone sotto cute.
Cos’altro serve alle donne italiane per una migliore fruizione della contraccezione?
Formare di più i medici, compresi i medici di famiglia oltre ai ginecologi che a loro volta non hanno nel loro percorso di formazione il tema della contraccezione. Serve anche che ci sia informazione. Se nell’atlante europeo siamo così indietro, ci sono più ragioni: in primis la non gratuità, poi la mancanza di informazione, che ormai si può fare in tanti modi oltre che con scarni elenchi sui siti istituzionali. Ancora, sarebbe fondamentale rafforzare la rete dei consultori, ormai ridotta al lumicino. Se non la fa il medico di famiglia e non la fanno i consultori, chi la fa la prescrizione?
Avendo lavorato per quarant’anni nei consultori, mi spiace vedere che la situazione arretra anziché progredire. La contraccezione non deve essere mai un obbligo, ma deve essere una possibilità di scegliere per le donne di avere a disposizione il miglior metodo contraccettivo, al di là del loro portafoglio.