“L’aspetto carente è l’organizzazione, cioè il contesto nel quale vengono resi sostenibili i servizi e la base di un’assistenza integrata corretta. Come Osservatorio promuoveremo un tavolo sul modello organizzativo da diffondere alle Regioni”. Commenta così i risultati della quinta indagine nazionale sullo stato di attuazione delle Reti Oncologiche Regionali Manuela Tamburo De Bella, Responsabile UOS Reti Cliniche Ospedaliere e Monitoraggio DM70/2015 di AGENAS e Coordinatrice dell’Osservatorio per il Monitoraggio Delle Reti Oncologiche Regionali.
Il quadro emerso dal report, condotto nel 2023 analizzando i risultati del monitoraggio rispetto all’anno 2022, è variegato a livello nazionale: “Accanto a Regioni completamente performanti, ve ne sono altre i cui esiti sono legati soprattutto alla produttività di singoli centri e non a una vera rete – prosegue Tamburo De Bella – Vediamo poi alcune Regioni che hanno fatto un percorso, riorganizzandosi e migliorando gli esiti. E infine c’è un gruppo di Regioni che ha bisogno di supporto nella definizione della rete”.
Il monitoraggio
Il monitoraggio è stato eseguito sulla base di un questionario autocompilato dalle Regioni e dalle Province Autonome e da una serie di indicatori sulle sette patologie oncologiche maggiori (mammella, colon, retto, polmone, prostata, ovaio ed utero).
Questi indicatori hanno considerato la presa in carico da parte delle strutture della rete, cioè la percentuale dei ricoveri di pazienti residenti con diagnosi per cancro in Centri della rete; l’indice di fuga, ovvero la percentuale di ricoveri di pazienti fuori dalla Regione di residenza e i tempi di attesa riportati.
L’obiettivo è trasferire sul territorio le indicazioni del rapporto: per ogni fascicolo regionale ci sono suggerimenti concreti sui punti da migliorare
“Le due parti costituiscono l’indice sintetico complessivo di valutazione, dal quale emergono i 4 gruppi di Regioni che abbiamo analizzato – prosegue Tamburo De Bella – AGENAS è a fianco delle Regioni, con piani di potenziamento e di affiancamento. L’obiettivo è poter trasferire sul territorio le indicazioni contenute nel rapporto: per ogni fascicolo regionale ci sono suggerimenti concreti sui punti da migliorare”.
I problemi territoriali
L’accordo Stato-Regioni dell’aprile 2019 ha previsto l’istituzione presso AGENAS di un Osservatorio per il monitoraggio delle Reti Oncologiche Regionali.
La Rete Oncologica Regionale dovrebbe garantire l’ottimizzazione della presa in carico in termini di percorso, trattamento ed esito per i pazienti residenti, creando una connessione tra le strutture ospedaliere e ambulatoriali dotate di expertise o strumentazioni per co-partecipare al percorso diagnostico-terapeutico. Tra gli obiettivi principali, distribuire in modo equo sul territorio servizi ambulatoriali chemio e radioterapia ad alta complessità assistenziale, che devono essere vicini al luogo di residenza dei pazienti. “L’intento è permettere al paziente di soddisfare i bisogni chemio-radioterapici entro 60 minuti o 100 km dalla propria residenza”, spiega Tamburo De Bella.
Il progressivo aumento della sopravvivenza dei pazienti con tumori, infatti, fa sempre più assomigliare la patologia oncologica alle malattie croniche. Da qui la necessità di un modello organizzativo di riferimento con una presa in carico globale multidimensionale e multiprofessionale a lungo termine e il superamento della visione ospedalocentrica.
Il report sottolinea le conseguenze della diversa distribuzione territoriale: “La distribuzione nazionale delle prestazioni di chemio e radioterapia che hanno un impatto socioeconomico nella gestione del paziente oncologico che non va incontro a completamento di terapia dopo chirurgia, o a malattia avanzata non chirurgicamente trattabile, mostra che i residenti nelle Regioni del centro-nord trovano entro i 60 minuti dal luogo di residenza accesso alle cure di alta specialità anche in aree oro-geograficamente meno accessibili; viceversa, quelli delle Regioni del sud e delle isole si spostano maggiormente per raggiungere il luogo di cura, con mobilità intraregionale più marcata”.
Il rapporto conclude che le Regioni che hanno effettivamente strutturato la rete in modo da definire processi, meccanismi operativi, coordinamento dei centri della rete, definizione dei PDTA e organizzazione di strutture e personale, risultano avere una performance migliore in termini di esiti.
“Si tratta soprattutto di capacità di governance – commenta Tamburo De Bella – Riuscire a costruire e a sostenere dal punto di vista economico un modello organizzativo forte migliora gli esiti di salute”.
Tra gli aspetti analizzati da AGENAS, infatti, ci sono anche quelli economici e organizzativi, in particolare la presenza di azioni relative alla governance della Rete, la formalizzazione di un Piano Economico-Finanziario che assicuri la sostenibilità delle strategie di continuità operativa e la presenza di modalità formalizzate di programmazione degli investimenti sulla base di analisi epidemiologiche e dei volumi di attività.