Ricetta bianca dematerializzata: sfide e opportunità

Entro quest’anno dovrà sparire la carta anche per la prescrizione di farmaci a carico del cittadino. Si tratta di un altro passo verso la digitalizzazione del SSN. Per partire mancano alcune disposizioni da parte delle Regioni. Alessandro Avezza, Country Manager CGM: «Noi siamo pronti e ottimisti sull’intero processo»

Tra le novità che interessano la sanità contenute nell’ultima Legge di Bilancio, c’è l’obbligo di dematerializzazione per la ricetta bianca. Sebbene la ricetta bianca dematerializzata sia operativa già dal 2022, entro quest’anno dovrà sparire la versione cartacea.
Questo documento interessa le prescrizioni di farmaci a carico del cittadino, emesse prevalentemente da specialisti ma non solo: i medici di medicina generale, infatti, avevano già la possibilità di emettere in formato elettronico anche questa ricetta, così come quella “rossa”.
Nel (lento) processo di digitalizzazione della sanità italiana, la dematerializzazione delle ricette è un passaggio fondamentale, che permetterà di popolare di informazioni il fascicolo sanitario 2.0 (FSE 2.0).

Il fascicolo sanitario elettronico

Attivato nel 2015 per raccogliere i dati sanitari dei cittadini in formato elettronico, era gestito prevalentemente da Regioni e Province autonome, fattore che ha determinato una forte variabilità nell’implementazione tra le diverse aree del Paese. Inoltre, aveva limiti di interoperabilità: spesso non era possibile condividere le informazioni tra Regioni. Infine, era obbligatorio per il funzionamento del sistema fornire il consenso alla consultazione dei dati da parte del personale sanitario.
Il FSE 2.0 è operativo dal 2023 e la gestione più centralizzata a livello nazionale permette una migliore integrazione tra Regioni. È inoltre stato ampliato l’elenco di documenti disponibili e il cittadino, se lo desidera, può negare l’accesso ai propri dati. Se non lo fa, il personale sanitario può visualizzare le informazioni caricate sul portale.
Nonostante questo, persistono ancora marcate differenze regionali nell’implementazione del servizio, come evidenziato recentemente da Fondazione GIMBE. Mentre le Regioni si stanno adeguando, è invece più omogeneo l’accesso di medici di medicina generale e pediatri di libera scelta, che dimostrano di utilizzare lo strumento a disposizione.

La dematerializzazione della ricetta bianca

Oltre ad alimentare il FSE 2.0, la ricetta bianca digitale permetterà anche di monitorare l’appropriatezza prescrittiva e di ritirare un farmaco in una Regione diversa rispetto a quella in cui è stato prescritto. Dal punto di vista informatico siamo pronti per effettuare il passaggio? Secondo Alessandro Avezza, CompuGroup Medical Italia (CGM), azienda nelle soluzioni digitali per l’healthcare, sì. «È tutto pronto e funzionante – afferma a TrendSanità -. Ricordo che i MMG erano già in grado di emettere una ricetta digitale con codice NRBE, che significa numero di ricetta bianca elettronica appunto. Sono operativi sia i software per i medici, sia i sistemi centrali, come SAC e SAR, che sono i sistemi di accoglienza su cui poi le ricette vengono caricate per poi essere consumate dalle farmacie nella dispensazione del farmaco».

Alessandro Avezza


Il SAC è il Sistema di Accoglienza Centrale e il SAR il Sistema di Accoglienza Regionale: affinché il processo di compilazione vada a buon fine i software dei medici devono interagire con quelli messi a disposizione dal SSN.
«Nel nostro caso, proponiamo due soluzioni per predisporre le ricette bianche elettroniche – continua Avezza -. Una è CGM XMEDICAL: pensata per il poliambulatorio, consente le prenotazioni, la gestione delle prestazioni, delle sale e degli operatori sanitari, mentre softwaregestionalemedico.it (dove i clienti troveranno a breve il modulo RicetteInCloud) permette all’operatore sanitario di emettere la ricetta o di predisporre la fattura mentre è in mobilità o si trova in una sede diversa».

I vantaggi per il paziente

«Poiché questi dati confluiranno nel Dossier farmaceutico del FSE 2.0, sarà immediato avere a disposizione una storia elettronica delle prescrizioni e delle assunzioni di farmaci da parte della persona. Dal mio punto di vista si tratta di una normativa assolutamente necessaria – evidenzia Avezza -. In questo momento c’è l’obbligatorietà, ma siamo in attesa di alcune disposizioni da parte delle Regioni, che sono convinto arriveranno a breve e ci permetteranno di finalizzare questo passo in avanti che stiamo compiendo tutti insieme».
Questo “armadietto farmaceutico elettronico” potrà essere consultato – se non ci si è opposti – dagli operatori sanitari che potranno prendere le loro decisioni sia nei casi di acuzie, come in Pronto soccorso, sia in quelli di cronicità, quando è necessario che il paziente assuma in modo continuativo certi farmaci.
«In un futuro non così lontano, questo patrimonio informativo potrà essere utilizzato dall’intelligenza artificiale a fini di cura, di prevenzione e di identificazione delle patologie anche in modo anticipato», conclude Avezza.

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Michela Perrone
Giornalista pubblicista