Salutequità su assistenza oncologica: recuperare il terreno perso su prevenzione e cure a causa Covid-19

A causa del Covid-19 sono 10 le Regioni che nel 2021 hanno visto peggiorare rispetto al 2019 la loro capacità di eseguire entro il termine di 30 giorni gli interventi chirurgici di classe A per tumori maligni: Liguria, Puglia, Marche, Molise, Veneto, Calabria, Umbria, Piemonte, Emilia-Romagna, P.A. Trento.

 

Secondo un’indagine Iqvia, nel 2021 le nuove diagnosi sono diminuite dell’8% rispetto al 2019; anche l’accesso ai nuovi trattamenti si è contratto (-9%) così come i ricoveri per la somministrazione delle terapie (-13%).

 

Importante contrazione anche per gli screening oncologici organizzati. Nel periodo gennaio 2020-maggio 2021 la riduzione di donne esaminate per cancro della cervice uterina è stato pari al -35,60% rispetto al 2019, -28,5% di donne esaminate per screening mammografico e -34,30% di soggetti esaminati per screening colorettale.

 

È quanto emerge dal 9° Report di Salutequità “Equità di accesso in oncologia” nell’ambito dell’Osservatorio permanente sullo stato dell’assistenza ai pazienti non-covid e presentato nel corso del seminario realizzato con il contributo non condizionato di Merck Serono SPA.

 

Per garantire qualità, sicurezza ed equità di accesso alle cure oncologiche con l’Intesa Stato-Regioni del 30-10-2014 è stata prevista l’istituzione delle Reti Oncologiche Regionali (ROR), ma nel 2020 sono ancora 4 le Regioni che non le hanno formalizzate con un proprio atto regionale: P.A. Trento, Abruzzo, Molise e Basilicata.

 

Solo Piemonte, Toscana e Veneto nel 2020 hanno formalizzato un piano economico-finanziario che assicuri la sostenibilità della continuità operativa delle Reti oncologiche, così come solo Piemonte, Veneto, Liguria, Emilia-Romagna e Calabria dichiarano di redigere annualmente un report sui risultati del monitoraggio dei Percorsi diagnostico terapeutici assistenziali (PDTA) sviluppati dalle reti e degli audit effettuati.

 

“È necessario recuperare velocemente il terreno perso su prevenzione e cure oncologiche a causa del Covid-19 e abbattere quanto più possibile i tempi di accesso alle prestazioni. Per questo è fondamentale che nella prossima Legge di Bilancio siano rifinanziate le misure per il recupero delle liste di attesa. Si approvi velocemente il “Decreto tariffe sui nuovi Lea” al fine di ridurre le disuguaglianze e permettere un nuovo aggiornamento dei LEA, includendo ad esempio i Next Generation Sequencing (NGS) e le terapie di supporto nutrizionale per i pazienti oncologici – dichiara Tonino Aceti, Presidente di Salutequità – L’accesso ai farmaci deve essere più tempestivo continuando a ridurre i tempi di approvazione dell’AIFA, quelli di trasmissione in Gazzetta Ufficiale ed eliminando i Prontuari Terapeutici Ospedalieri Regionali (PTOR) vincolanti. Infine, c’è bisogno che l’Italia si doti velocemente di una solida strategia sul cancro attraverso l’approvazione del Piano Oncologico Nazionale 2022-2027, il quale però dovrà poter contare su uno specifico finanziamento finalizzato alla sua attuazione”.

 

Per l’accesso ai farmaci i pazienti devono ancora confrontarsi con tempi di approvazione da parte dell’AIFA pari in media a 251 giorni nel 2020 (per quelli non generici), ai quali vanno aggiunti ulteriori 64,5 giorni per la trasmissione in Gazzetta Ufficiale e ulteriori mesi per la concreta messa a disposizione delle Regioni.

 

Per garantire sostenibilità ed equità di accesso i pazienti possono contare su due Fondi nazionali per i farmaci innovativi oncologici e non oncologici (dal 2022 i fondi sono unificati) dei quali però nel 2021, in piena fase di recupero delle cure mancate a causa della pandemia, non stati spesi rispettivamente circa 40 milioni di euro e oltre 307 milioni.

 

Inoltre, oggi possiamo contare fortunatamente anche su “terapie oncologiche mirate” attraverso l’esecuzione di Next Generation Sequencing (NGS), test che individuano la presenza di eventuali alterazioni genetiche che possono essere bersaglio proprio di queste terapie, garantendo allo stesso tempo un importante livello di appropriatezza terapeutica.

Dall’indagine nazionale svolta dalla Società Italiana di Patologia (SIAPeC) NGS Network

emerge però che più della metà dei centri (57%) che eseguono NGS si trova a Nord mentre circa l’80% al Centro-Nord: 14 laboratori si trovano all’interno di Centri di Ricerca Universitari, 8 negli ospedali maggiori, 7 fanno parte di IRCCS e uno in un centro privato.

Inoltre, attualmente il SSN non ha ancora inserito i test NGS all’interno dei Livelli Essenziali di Assistenza, limitandosi invece a stanziare fondi inadeguati alla loro esecuzione (5 mln di euro nel 2022 e 5 mln nel 2023).

 

Circa 1 paziente su 3 al momento della diagnosi di tumore presenta una condizione di malnutrizione. Secondo la Società Italiana di Nutrizione clinica e Metabolismo (SINuC) 1 paziente su 5 muore di malnutrizione prima che di tumore e il 9% dei pazienti è già malnutrito in prima visita oncologica, ovvero ancora prima di iniziare le terapie antitumorali. Purtroppo, però, anche in questo caso, l’accesso da parte dei pazienti oncologici alle terapie di supporto nutrizionale è disomogeneo tra Regioni e all’interno delle Regioni, oltre al fatto che non sono ancora inserite nei Livelli Essenziali di Assistenza.

 

Per quanto riguarda il cancro nell’infanzia e nell’adolescenza, tra il 2016 e il 2020 sono stati diagnosticati in Italia 7.000 neoplasie nei bambini e 4.000 negli adolescenti (15-19 anni).

Al di sotto dei 14 anni, circa 1 caso su 3, riguarda una nuova diagnosi di leucemia.

Riguardo al trapianto di midollo che rappresenta un importante trattamento per i tumori ematologici il reclutamento dei donatori interessa in misura maggiore la P.A. di Trento e

il Veneto; seguono con significativo margine Emilia-Romagna, FVG e Puglia. Fanalino di coda alcune regioni del Sud (Calabria, Basilicata e Sicilia) mentre al Centro è particolarmente negativo il dato dell’Umbria.

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