«Nell’estate del 2024, auspichiamo di replicare i risultati ottenuti nello stesso periodo dell’anno precedente», afferma Vincenzo De Angelis, direttore del Centro Nazionale Sangue. Al termine del convegno “Sangue e plasma, risorse straordinarie a disposizione di tutti”, tenutosi a Roma nella Sala Zuccari di Palazzo Giustiniani. De Angelis discute con TrendSanità della sfida periodica che il mondo del sangue affronta e che quest’anno si presenta arricchita da un precedente significativo: il successo dell’anno scorso nella raccolta estiva di globuli rossi. Il risultato è stato ottenuto grazie ad un lavoro corale tra istituzioni e associazioni, tra le quali Associazione Volontari Italiani del Sangue (AVIS) che ha organizzato l’evento su iniziativa del Senatore Antonio Guidi.
«L’estate del 2023 è stata un’occasione unica, per quanto mi ricordi: per la prima volta non ci sono stati pazienti che hanno lanciato un allarme per la mancanza di riserve di sacche di sangue e il sistema è riuscito a gestire le necessità dei pazienti. E quest’anno — prosegue De Angelis, illustrando le iniziative intraprese in vista dell’estate — ci siamo preparati con una campagna di sensibilizzazione promossa dal Ministero della Salute e rivolta ai cittadini, al fine di assicurare la partecipazione dei donatori anche durante il periodo delle vacanze, per far fronte agli interventi chirurgici, alle patologie del sangue e alla produzione di farmaci plasmaderivati». E continua: «Come l’anno scorso, abbiamo coinvolto le forze armate e creato campagne di comunicazione per i giovani; inoltre ci siamo affidati a coloro che già donano sangue, ricordando che la vacanza non riguarda i pazienti, che continuano a necessitare di sacche di sangue in estate».
Positivo il bilancio e crescono i numeri: c’è fiducia nel sistema
In ambito plasma l’Italia dipende ancora dall’estero
I dati raccolti nell’ultimo periodo parlano positivo ed evidenziano un miglioramento dei numeri e un bilancio sostanzialmente positivo. Nel primo trimestre del 2024, l’Italia ha raggiunto oltre 650mila unità di raccolta di globuli rossi, con un aumento di ben oltre il due per cento rispetto allo stesso periodo del 2023. La raccolta plasma ha segnato un incremento del quattro per cento, rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Ma, se per il sangue l’autosufficienza nazionale è conseguita, l’aumento in ambito plasma non significa aver raggiunto l’obiettivo. Secondo i dati diffusi, l’Italia dipende ancora dall’estero, avendo raccolto circa 15 chilogrammi di plasma per ogni mille abitanti, valore inferiore ai 18, auspicabili per l’autosufficienza.
Le sfide del domani del sistema sangue
Disomogeneità regionale, coinvolgimento dei giovani e innovazione digitale. Sono le tre principali sfide che il sistema sangue deve affrontare per garantire un domani in crescita nel settore ematico. De Angelis spiega: «Esiste una notevole disomogeneità tra le varie regioni italiane oggi» e i dati confermano questo trend. Nel 2024, le regioni meno virtuose nella raccolta di globuli rossi sono state Campania, Lazio e Calabria. D’altra parte, alcune regioni si sono distinte per essere particolarmente virtuose e hanno contribuito a compensare le carenze. Tra queste, Lombardia, Piemonte, Friuli Venezia Giulia, Trento, Veneto, Emilia Romagna, Bolzano, Valle d’Aosta. Le Forze Armate hanno programmato di compensare le regioni carenti. Inoltre, il Piemonte è stato riconosciuto come una delle regioni più virtuose, con un aumento dei donatori di sangue nel 2023 e previsioni di ulteriore crescita nel 2024. De Angelis continua: «Alcune regioni, grazie a un notevole impegno, riescono a garantire una costante disponibilità di riserve ematiche, mentre altre, meno coinvolte nella partecipazione civica, necessitano di supporto da parte di altre regioni».
Il picco dei donatori di sangue e plasma si registra tra i 45 e i 65 anni. La vera sfida consiste nel coinvolgere le nuove generazioni
A questa disomogeneità territoriale si aggiunge il parallelo legato alle diverse fasce d’età della popolazione, in relazione a chi sceglie di contribuire regolarmente e volontariamente al sistema sangue nazionale. De Angelis spiega: «Il picco dei donatori di sangue e plasma si registra tra i 45 e i 65 anni. Superati i 65 anni, si viene esclusi dal sistema; tuttavia, i dati rivelano che il numero di giovani donatori attuali non è sufficiente a compensare coloro che ne escono». E prosegue: «La vera sfida consiste nel coinvolgere le nuove generazioni in un gesto di autentica partecipazione alle attività del sistema sanitario – sottolinea – le associazioni devono sfruttare tutti i canali offerti dalla tecnologia e dai social media. È fondamentale non trascurare il nuovo pubblico, che riveste un ruolo cruciale per la sostenibilità a lungo termine del sistema, impegnandosi in una comunicazione innovativa e nell’uso ottimale della tecnologia digitale per parlare la lingua dei giovani».
L’AI e la possibile rivoluzione del sistema trasfusionale
A proposito dell’intelligenza artificiale, l’innovazione rappresenta una sfida e allo stesso tempo una speranza: «La tecnologia, che abbiamo iniziato a esplorare parzialmente a causa del Covid, ci ha spinti all’utilizzo di strumenti precedentemente esistenti, ma trascurati, come la telemedicina». De Angelis illustra come il digitale finora abbia portato un cambiamento positivo nell’intero sistema: «Chi desidera donare sangue oggi può connettersi al sistema trasfusionale comodamente da casa, utilizzando un’applicazione o un computer, e ricevere assistenza nella compilazione del questionario anamnestico. Inoltre, è possibile integrarsi nel processo di donazione grazie a medici che, operando a distanza, selezionano i donatori per gli infermieri sul posto».
L’intelligenza artificiale potrebbe aiutare a prevedere dove si manifesteranno carenze di sangue, per fornire risposte tempestive
E conclude: «L’intelligenza artificiale si prospetta come una grande speranza per il futuro, offrendo una gamma di possibilità, come la gestione ottimale delle nostre riserve di sangue o l’accesso remoto alle emoteche». Cosa potrebbe rivoluzionare il sistema? «La capacità di prevedere dove si manifesteranno le carenze di sangue. Ciò ci consentirà di raggiungere un traguardo precedentemente inimmaginabile: anticipare le carenze ematiche e fornire risposte tempestive».