“Spesso quando si pensa alla prevenzione, ci si sottopone a esami o si assumono farmaci. Quella è una diagnosi precoce: la vera prevenzione riguarda le corrette abitudini di vita”. Sandra Vernero è medico anestesista rianimatore e presidente di Slow Medicine, l’associazione che dal 2011 si batte per una medicina sobria, rispettosa e giusta, focalizzata, tra le altre cose, su cure appropriate e riduzione degli sprechi e delle prescrizioni non necessarie.
Le tre parole chiave sono ispirate ai principi di un’altra organizzazione “lenta”, Slow Food: i due gruppi collaborano da tempo e all’edizione 2022 di Terra Madre a Torino hanno presentato alcuni progetti incentrati sulla prevenzione e sulla sostenibilità (ambientale e del servizio sanitario nazionale).
Da tempo gli esperti sono concordi nell’affermare che circa l’80% delle malattie cardiovascolari sono evitabili a patto che si modifichi il proprio stile di vita. Tra le buone abitudini da inserire nella nostra vita quotidiana, ci sono l’alimentazione e l’attività fisica. Proprio questi aspetti sono stati protagonisti di due momenti congiunti a Terra Madre: la presentazione del position paper Cibo e Salute e quella del progetto Montagna Slow.
Come intendere la prevenzione
One Health e alimentazione
Negli ultimi anni è stato ripreso il concetto di One Health, che compare anche all’interno del Pnrr. L’approccio, che risale al 1978, prevede una visione integrata basata sull’idea che salute umana, animale e ambiente siano profondamente interconnesse e che qualunque azione debba tenere conto dell’impatto su questi tre aspetti.
Nel nostro Paese l’Istituto superiore di sanità ha elaborato un Piano strategico 2021-2023 nel quale si impegna a rafforzare la componente multidisciplinare della sanità.
Al di là dei documenti ufficiali, però, è difficile riuscire a misurare l’applicazione dell’approccio, che dovrebbe prevedere una fase di formazione a questa visione e non dovrebbe essere un’imposizione calata dall’alto.
In questo senso, iniziative che partono dal basso e che puntano a coinvolgere la società civile prima che i futuri pazienti possono avere un valore importante.
Nel position paper Cibo e Salute di Slow Food è sottolineata l’importanza di ripensare i pilastri alimentari, partendo dalla costruzione di sistemi sostenibili basati sulla coltivazione e sulla tutela della biodiversità e delle varietà locali, sul mantenimento della salute del suolo e su forme di produzioni amiche del clima. In questo modo si possono garantire diete sane e sostenibili in grado di fornire nutrienti adeguati senza mettere a rischio gli ecosistemi.
Nel rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change (Ipcc) si afferma che “il consumo di diete sane e sostenibili presenta grandi opportunità di riduzione delle emissioni di gas serra derivanti dal sistema alimentare, con ripercussioni positive sulla salute”.
Le tre indicazioni che emergono dal position paper sono:
- lavorare a livello europeo per una politica alimentare integrata, che porti coerenza tra le politiche sanitarie, ambientali e agricole, e che coinvolga gli attori a tutti i livelli, compresi i governi nazionali, le istituzioni dell’Unione europea, le autorità locali e regionali, la società civile, l’industria alimentare, i fornitori di cibo nel sistema pubblico di scuole, ospedali e mense, le iniziative comunitarie e gli agricoltori locali;
- allineare la politica agricola comune e le politiche sui pesticidi ai principi del Green Deal e della Strategia “Farm to Fork”, in modo tale da garantire una coerenza di approccio tra gli obiettivi sanitari, quelli agricoli e quelli ambientali. Per riuscirci l’Unione europea dovrà porre fine alla produzione alimentare industriale e avviare una transizione in senso agroecologico;
- adottare un approccio in termini di “ambienti alimentari” nella definizione delle politiche, e rendere le diete sane e sostenibili una scelta facile, assicurando che gli alimenti, le bevande e i pasti che contribuiscono a una dieta sana e sostenibile siano i più disponibili, accessibili, economici, piacevoli e ampiamente promossi.
Le prescrizioni verdi
L’altro pilastro che riguarda lo stile di vita e la promozione della salute è l’attività fisica, intesa in modalità slow: “Nel movimento come nella medicina non sempre fare di più significa fare meglio – ha ricordato Sandra Vernero – Da questa consapevolezza è nata Montagna Slow, un percorso che stiamo svolgendo in collaborazione con alcune Regioni e le cui attività sono personalizzabili”.
In questo momento hanno aderito al percorso Valle d’Aosta, Friuli Venezia Giulia e Trentino Alto Adige. “Esistono ormai diverse evidenze scientifiche che dimostrano che spesso, per alcune patologie nella loro fase iniziale, sia più utile prescrivere attività nella natura al posto dei farmaci”, ricorda la presidente di Slow Medicine. L’approccio ricorda quello sperimentato nel Regno Unito, dove i medici di base prescrivono attività sociali guidate a persone che soffrono di depressione.
La stessa cosa può succedere con le prescrizioni verdi: indicazioni di camminate a contatto con la natura che possono contribuire a risolvere problemi come stress e ansia.
“Il manifesto del progetto riprende le parole chiave della nostra associazione: ci battiamo per una montagna sobria, rispettosa e giusta. Ciascuna Regione, a partire da questi valori, può elaborare le strategie che ritiene più adatte al proprio territorio”.
Nella cornice di Terra Madre, Angelo Giovanazzi, presidente di AlpiBio (Trento) ha parlato di come unire un approccio One Health alla gestione di un bene essenziale: l’acqua. A Rovereto l’associazione ha organizzato un percorso di riscoperta delle fontane disseminate sul territorio, per creare maggiore consapevolezza nei cittadini.
“AlpiBio da tempo lavora su questi temi e siamo contenti che abbiano deciso di abbracciare Montagna Slow. La rete tra associazioni e realtà presenti sui territori è uno degli obiettivi del progetto. Adesso ci auguriamo di aumentare il numero di Regioni coinvolte”, ha concluso Vernero.