Siamo a 3,8% in più rispetto all’annus horribilis dell’innesco della pandemia, per un totale di 26 miliardi di euro, pari all’1,45% del Pil (Prodotto interno lordo) e in calo dello 0,10% rispetto al 2020. È questa la spesa complessiva 2021 del Belpaese per la ricerca e sviluppo intra-muros – quella realizzata solo con personale e attrezzature gestite dai player presi in esame – certificata pochi giorni fa dall’Istat. A essere maggiormente rappresentata è la spesa per la ricerca applicata che vale 10,5 miliardi di euro, in crescita del 10,5% rispetto all’anno precedente. Analogo aumento (10%) per la ricerca di base, che nel 2021 è stata finanziata con oltre 6 miliardi di euro.
Segnali di ripresa significativi arrivano dalle università, che hanno speso il 9,7% in più del 2020. Mentre il comparto imprenditoriale langue, con un debolissimo +1,1% complessivo che però contraddistinto da due velocità di marcia: le grandi aziende che spingono con un +3,8%, mentre le piccole e medie imprese arrancano segnando un segno negativo (-4,5%). A testimonianza del fatto che nel 2021 gli effetti della pandemia erano superati solo dalle realtà private più grandi, mentre le bordate di Covid-19 lasciavano ferite ancora sanguinanti nel tessuto imprenditoriale tipicamente italiano delle Pmi.
Nel 2021 gli effetti della pandemia erano superati solo dalle realtà private più grandi, mentre permanevano le difficoltà per le Pmi
A pesare sul debole risultato messo a segno dalle imprese italiane, spiega I’Istat, è il numero più contenuto di aziende che nel 2021 hanno fatto ricerca e sviluppo – 14.172 contro 15.718 – facendo così attestare la loro spesa in R&S allo 0,08% del Pil.
Ciononostante, in termini assoluti, la spesa del settore privato vale più della metà di quanto investito in R&S a livello nazionale: il 62,1% di queste spese, pari a 15,6 miliardi, nel 2021 è stato sostenuto dalle imprese. Seguono le università con il 24% e il restante settore pubblico con il 14%.
Numeri che fanno il paio con quelli che delineano i contorni delle fonti di finanziamento, che sono arrivati per il 53,9% dalle imprese (14 miliardi di euro) e per il 35,1% dalle istituzioni pubbliche (9 miliardi). Bollino nero, purtroppo, per i finanziamenti provenienti dall’estero: il nostro Paese nel 2021 è stato capace di attrarre solo 2,3 miliardi di euro di fondi da destinare alla R&S, in calo del 19% rispetto al 2020.
Come è facile intuire, la distribuzione geografica degli investimenti in R&S non è stata omogenea a livello nazionale, ma ha ricalcato grosso modo la presenza più o meno marcata e l’importanza dei player che compongono il tessuto imprenditoriale delle diverse aree del Paese. E così, riporta l’Istat, in regioni come Piemonte, Lombardia ed Emilia Romagna la spesa privata per le attività di ricerca e sviluppo arriva a circa tre quarti del totale regionale, mentre nelle regioni meridionali tende a prevalere la componente pubblica.
Significativa anche la scarsità di finanziamenti incrociati pubblico-privato: a prevalere infatti è l’autofinanziamento (in oltre l’85% dei casi) del privato sul privato e del pubblico sul pubblico.
A investire maggiormente in R&S nel 2021 sono stati i player afferenti al settore degli autoveicoli e della manifattura di macchinari e apparecchiatura, che insieme a quelli che producono altri mezzi di trasporto rappresenta un terzo della spesa complessiva dedicata alla R&S.
Il comparto farmaceutico si posiziona a metà della classifica, che vede come fanalino di coda le realtà con codice Ateco 15 (fabbricazione articoli in pelle).
Segnali positivi arrivano dagli stanziamenti per R&S deliberati dalla Pubblica amministrazione. Nel 2022, complessivamente sono aumentati dell’8,4% rispetto al 2021, attestandosi a 12.654 milioni di euro stimati dall’Istat in termini di previsioni iniziali di spesa. Questi finanziamenti riguardano soprattutto (38,4%) la promozione della conoscenza di base e sono destinati alle università in forma di Fondo di finanziamento ordinario.
Le stime Istat per il 2022 si estendono anche alla spesa in R&S delle imprese. Che dovrebbe essere in diminuzione del 2,9% rispetto al 2021 in termini di incidenza percentuale sul Pil. Diversamente, guardando all’anno in corso l’istituto di statistica prevede che la spesa delle imprese tornerà a livelli superiori a quelli registrati nel 2021. Potrebbe infatti attestarsi a 16 miliardi di euro, segnando così un incremento del 5,2% rispetto agli investimenti in R&S operati nel 2022.