Ridisegnare la sanità secondo il Forum Permanente sul Sistema Sanitario Nazionale Post Covid

Carenza di posti letto, mancanza di personale specializzato, fondi inadeguati: l'emergenza Covid-19 ha sottolineato le già evidenti criticità del nostro sistema sanitario. Il Forum Permanente sul Sistema Sanitario Post Covid avanza alcune proposte per ridisegnare la sanità dopo le criticità emerse con la pandemia

Carenza di posti letto, mancanza di personale specializzato, fondi inadeguati: l’emergenza Covid-19 ha sottolineato le già evidenti criticità del nostro Sistema Sanitario Nazionale.

In un’Italia profondamente colpita dalla pandemia, con quasi 140mila morti dall’inizio dell’emergenza e tra i primi paesi nelle classifiche mondiali per decessi, diverse società scientifiche hanno deciso di riunirsi nel Forum Permanente sul Sistema Sanitario Nazionale Post Covid. L’obiettivo? Proporre soluzioni concrete per ridisegnare la sanità alla luce delle difficoltà emerse con l’emergenza sanitaria.

Le cure “mancate”

“Le carenze del settore ospedaliero sono tra le cause principali che hanno provocato e indotto effetti estremamente dannosi durante la pandemia” affermano nel documento programmatico le società scientifiche raccolte nel Forum.

Sulle conseguenze di queste carenze il report di Salutequità “Le cure mancate nel 2020” parla chiaro: nel 2020 sono stati oltre 1,3 milioni i ricoveri in meno rispetto al 2019, considerando anche i ricoveri urgenti. L’attività chirurgica elettiva ha visto una contrazione dell’80%, quella d’urgenza fino al 35%, molti degli interventi saltati erano per tumore.

Chirurgia Generale, Otorinolaringoiatria e Chirurgia Vascolare le aree particolarmente coinvolte dal calo delle prestazioni. Ad esempio, in ambito cardiovascolare, si è assistito ad un calo di circa il 20% degli impianti di defibrillatori, pacemaker ed interventi cardiochirurgici maggiori.

Rimane però l’ambito oncologico a preoccupare di più: i ricoveri in chirurgia oncologica hanno visto una contrazione del 13%, quelli per radioterapia del 15%, del 10% quelli per chemioterapia.

Le carenze del settore ospedaliero sono tra le cause principali che hanno provocato e indotto effetti estremamente dannosi durante la pandemia

Cancellazioni e ritardi anche nello screening oncologico, con conseguenze non ancora quantificabili, ma prevedibili, per quel che riguarda la diagnosi tempestiva di tumori.

Qualche numero: per lo screening dei tumori della cervice sono state contattate nel 2020 1.279.608 donne in meno rispetto al 2019, una contrazione del 33%. Gli screening cervicali realizzati sono stati 669.742 in meno (-43,4%) con conseguenti 2782 lesioni pre-neoplastiche diagnosticate in meno. Le mammografie effettuate nel 2020 sono state 751.879 in meno (-37,6%), i carcinomi diagnosticati sono stati quindi 3.324 in meno rispetto all’anno precedente. Per quel che riguarda lo screening del tumore del colon-retto sono state effettuate invece 1.110.414 colonscopie in meno (- 45,5%), con 7.474 lesioni precancerose diagnosticate in meno.

Non solo interventi urgenti e screening, anche i malati cronici hanno subito forti disagi. Secondo una stima di Agenas i ricoveri in area medica per pazienti cronici complessi o con riacutizzazioni sono stati 600mila in meno rispetto al 2019. Un problema ancora attuale, alla luce dell’ultima ondata ancora in corso.

Posti letto e risorse umane

Lo spazio è un tema centrale nel nuovo disegno della sanità auspicato dal Forum. In Italia, infatti, si conta un numero complessivo di posti letto ordinari per 100mila abitanti più basso rispetto alla media europea (dati OCSE) e ciò colloca il nostro paese al 22° posto in Europa. La situazione non è migliore per i letti in terapia intensiva: “Se in era pre-Covid avevamo 8,6 posti ogni 100mila abitanti, con l’emergenza sanitaria sono stati aumentati a 14, sebbene solo una piccola parte risulterebbe poi stata effettivamente attivata, e comunque parliamo di numeri inferiori rispetto ad esempio alla Germania, con 33 posti letto ogni 100mila abitanti”, riporta il documento programmatico.

A scarseggiare non sono solo i letti, ma anche le risorse umane. I medici specialisti ospedalieri in Italia sono circa 130mila, 60mila unità in meno rispetto alla Germania e 43mila in meno della Francia. Sotto organico soprattutto gli infermieri: ce ne sono 7 ogni 1.000 abitanti contro gli 11 della Francia e i 13 della Germania.

La spesa sanitaria e il PNRR

Anche per quanto riguarda la spesa sanitaria la situazione italiana non è delle migliori. “Secondo i dati Eurostat, l’Italia spende solo l’8,8% del suo PIL per la sanità, di cui circa 1,5/2 punti sono rappresentati dai contributi alla spesa dei privati cittadini, mentre Paesi come Francia e Germania superano l’11%. Inoltre la spesa sanitaria corrente per abitante è stata stimata in Italia intorno a 2.500 euro, contro i 5.100 euro della Svizzera, i 4.100 della Germania e i 3.800 di Francia e Regno Unito”, riporta il documento.

Alla mancanza di fondi si aggiunge il problema delle risorse stanziate per il recupero delle prestazioni, circa il 67% delle risorse stanziate nel 2020 non sono state spese dalle Regioni. L’accantonamento delle risorse è stato pari al 96% nelle Regioni meridionali e insulari, circa il 54% al Nord e il 45% al Centro.

Alla mancanza di fondi si aggiunge il problema delle risorse stanziate per il recupero delle prestazioni

“Il Governo sta provando a fornire una risposta a questa situazione attraverso il recente Decreto-Legge 25 maggio 2021, n. 73 “Misure urgenti connesse all’emergenza da Covid-19, per le imprese, il lavoro, i giovani, la salute e i servizi territoriali”, che prevede il recupero da parte delle Regioni delle prestazioni non erogate durante il 2020 e l’utilizzo delle risorse stanziate ma in gran parte ancora non impegnate. Ma il finanziamento di questa misura da solo non basta più.”

Il piano “Missione Salute 6” (M6) del PNRR riserva l’8,3% dei fondi alla sanità, ovvero 15.63 miliardi. Di questi, 7 miliardi sono per il potenziamento dell’assistenza sanitaria territoriale, 8,6 miliardi per l’aggiornamento tecnologico degli ospedali e la ricerca scientifica.

“Con la diffusione dei vaccini e con l’auspicabile prossimo ritorno alla normalità, si pone l’assoluta necessità di ridisegnare il Sistema Sanitario Nazionale anche sulla base delle carenze emerse durante la pandemia e utilizzando i fondi cospicui anche se insufficienti che arriveranno con il Recovery Fund. A questo riguardo è da segnalare come quanto attribuito alla Sanità e cioè soltanto l’8% dell’intero fondo è da considerarsi davvero poco se si considera che questo provvedimento finanziario assolutamente straordinario è stato determinato proprio da una catastrofe sanitaria.”

Le proposte del Forum

Sono principalmente 6 gli ambiti concreti di intervento caldeggiati dal Forum, che vanno dalla necessità di individuare un sistema efficace e veloce per il recupero delle prestazioni non erogate da parte delle Regioni, all’urgenza di modernizzare l’ospedale, sia a livello strutturale, che di tecnologie impiegate. L’esigenza dichiarata, infatti, è quella di un ospedale “moderno” che necessita per questo di una gestione “partecipata, diffusa e decentrata”, per poter far fronte alla più alta complessità che ci si attende da questo tipo di struttura.

Un nodo centrale rimangono le risorse umane, sia in termini di numeri che di competenze

Un nodo centrale rimangono le risorse umane, sia in termini di numeri che di competenze. “Deve essere considerato il valore strategico dell’elemento professionale come fattore produttivo e deve essere attentamente considerata la necessità di sviluppare le discipline mediche dal punto di vista scientifico, organizzativo ed operativo. Da valutare inoltre l’introduzione negli ospedali di nuove figure professionali quali, per esempio, i case manager, i data manager e gli infermieri di ricerca attualmente non previste nel SSN nonché la rifondazione negli ospedali delle infrastrutture dell’informazione e comunicazione (ICT), attualmente vecchie e di qualità molto scadente.”

A tal proposito, tra le proposte del Forum, troviamo l’aumento di borse di studio per nuovi specializzandi, soprattutto nelle specialità con particolare penuria di medici specialisti, per tentare di colmare il gap tra medici laureati e posti in specializzazione. Ciò, ad avviso delle società scientifiche, non risolverebbe il problema del basso numero dei laureati in medicina, che potrebbe essere superato invece tramite una revisione del sistema del numero chiuso. “Anche il numero degli infermieri è molto sotto soglia, quindi serve un investimento in questo senso. Inoltre è stato stanziato un fondo per l’assunzione delle figure degli infermieri di famiglia sul territorio, una nuova figura assistenziale.”

Altro problema legato alle risorse umane è la “fuga di cervelli” all’estero di giovani medici verso paesi più attrattivi professionalmente. Per questo motivo, il Forum sottolinea come sia necessario creare “opportunità diverse e più interessanti per i nuovi laureati e per gli specialisti, perlomeno simili a quelle offerte da altri Paesi Europei.”

Dati cancellazioni e ritardi per visite e interventi, la proposta del Forum è di separare nettamente i percorsi ospedalieri e assistenziali per pazienti Covid e non Covid

Venendo all’emergenza sanitaria, data l’allarmante situazione in termini di cancellazioni e ritardi per visite e interventi, la proposta del Forum è quella di iniziare a separare nettamente i percorsi ospedalieri e assistenziali per pazienti Covid e non Covid, con personale dedicato per ogni percorso, soprattutto nel caso la situazione emergenziale si perpetrasse o peggiorasse a causa delle varianti. Questo per non sovraccaricare un Sistema Sanitario definito “quasi al collasso” e per arginare le conseguenze della pandemia sulla mortalità per malattie tempo-dipendenti e per tumori.

A tal proposito, il documento suggerisce come tutte le strutture di oncologia medica, cardiologia, ematologia, medicina interna e di area medica in genere per l’assistenza alle malattie croniche, debbano rimanere pienamente operative anche a livello ambulatoriale, per garantire una diagnosi e cura tempestiva. Da non sottovalutare anche l’importanza della prevenzione: “gli screening oncologici devono ripartire immediatamente ed a pieno regime in tutte le Regioni. Bisogna con urgenza verificare in ogni singola Regione l’entità degli scostamenti registrati rispetto all’epoca pre-Covid e il livello dei recuperi eventualmente realizzati.”

Fondamentali saranno le riforme nel campo della medicina territoriale e nella telemedicina

Per ridisegnare il Sistema Sanitario poi, importanti riforme dovrebbero essere attuate anche nel campo della medicina territoriale e nella telemedicina. Nella prima “attraverso la istituzione di grandi strutture ad hoc ambulatoriali e residenziali, atte a svolgere funzioni attualmente svolte impropriamente dagli ospedali, quali: le attività di screening, di follow up e riabilitazione dei pazienti, di assistenza domiciliare e cure palliative”. La seconda “tramite l’attivazione e diffusione su tutto il territorio nazionale di programmi avanzati e strutturati, con previsione dei costi di sviluppo e gestione ed emanazione di norme specifiche che li regolino, anche a tutela dei medici coinvolti in queste attività.”

Per concludere, il punto sulla spesa sanitaria: i fondi del PNRR costituiscono una buona occasione di ripresa ma servono risorse stabili per una pianificazione più a lungo termine.

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Nicole Beneventi
Giornalista scientifica specializzata in salute e ambiente