Svezia: fiducia è la parola d’ordine

In Svezia emergono riflessioni sulla resilienza del sistema e la necessità di stimolare l'innovazione, incluso l'uso dell'AI. TrendSanità ne ha parlato con Birger Forsberg, professore associato in International Health al Karolinska Institutet

La Svezia si colloca bene in termini di sistema sanitario, con un modello basato sulla copertura universale e una percentuale relativamente bassa della spesa sanitaria a carico delle famiglie, 13,1% (dati 2021). Il rapporto spesa sanitaria/PIL dell’11,2% indica un impegno significativo nel settore della salute, il che è indicativo di una priorità nel garantire un accesso equo e di alta qualità ai servizi sanitari per tutti i cittadini. La responsabilità dell’assistenza sanitaria in Svezia spetta alle ventuno regioni, ognuna delle quali guidata da un proprio consiglio politico, eletto ogni quattro anni con votazioni popolari.

Per ottenere una visione più completa sullo stato attuale della sanità svedese TrendSanità ha intervistato Birger Forsberg, professore associato in International Health al Karolinska Institutet, già consulente e membro di alcune organizzazioni internazionali come l’OMS, la Banca Mondiale e UNICEF.

«Il consiglio regionale è responsabile nei confronti della propria circoscrizione elettorale, e non nei confronti del Governo centrale. Le regioni riscuotono un’imposta sul reddito delle persone fisiche che copre circa il 70-80% dei costi regionali, mentre la restante parte proviene da sovvenzioni statali, circa l’85% dei costi regionali è destinato all’assistenza sanitaria. Il finanziamento regionale dell’assistenza sanitaria corrisponde a circa il 90% della spesa sanitaria totale in Svezia, escluse le spese a carico dei pazienti che vengono conteggiate come pagamenti vivi».

Tra pubblico e privato

Approfondire il sistema sanitario svedese è come aprire una finestra sul Mar Baltico in cui l’equità e l’accessibilità definiscono l’orizzonte dell’assistenza medica del Paese.

In Svezia l’88% della spesa sanitaria regionale è devoluta ai fornitori pubblici e la parola d’ordine è fiducia: fiducia nelle istituzioni che si prendono cura dei cittadini e mettono al primo posto la salute pubblica.

«Le regioni fungono sia da acquirenti che da fornitori di servizi, il resto va a fornitori tramite contratti con le singole regioni. In Svezia c’è un piccolo settore di assicurazione sanitaria privata, il suo fatturato corrisponde a circa l’1% della spesa sanitaria totale – sottolinea Forsberg –. Si tratta in gran parte di un sistema finanziato con fondi pubblici attraverso i consigli regionali. La maggior parte dei fornitori sono pubblici, di conseguenza ci sono buone opportunità per guidarli attraverso le direttive e le linee guida regionali, ma anche nazionali».

Dietro questa robusta struttura di assistenza, tra pubblico e privato, si nascondono sfide e riflessioni profonde sull’efficienza, l’innovazione e l’uguaglianza. Esplorare sia i punti di forza e sia le debolezze di questo sistema ci permette di afferrare non solo la sua complessità, ma anche la sua capacità di resilienza alle sfide del nostro tempo e alle aspettative in continua evoluzione.

Birger Forsberg

«Il sistema sanitario svedese affronta sfide comuni ai grandi enti pubblici, come la lentezza nel prendere decisioni e la mancanza di incentivi per espandere rapidamente i servizi in risposta alle esigenze dei cittadini. L’innovazione principalmente deriva dai fornitori privati, anche se limitati dalla loro dipendenza dai finanziamenti pubblici. Le decisioni politiche talvolta possono essere irrazionali e a breve termine, mentre i cicli di bilancio annuali ostacolano la pianificazione a lungo termine dei servizi – ammette l’esperto -. Alcuni vedono la presenza di fornitori privati come una fonte di frammentazione del sistema, concentrati soprattutto nelle città e nelle principali aree metropolitane. Nel 2015, l’introduzione dei servizi digitali per le visite mediche da parte di aziende private ha spinto le regioni a sviluppare servizi simili. Oggi, l’assistenza sanitaria digitale è parte integrante dei servizi pubblici, con le aziende private che hanno ampliato la loro con visite specialistiche e di medicina generale».

Nonostante il riconoscimento del sistema sanitario svedese come un fiore all’occhiello della sanità europea, ci sono comunque sfide che sollevano interrogativi sull’accesso universale alle cure. In un contesto dove l’equità è un obiettivo prioritario, emergono segnali di lentezza dei processi burocratici e allungamento dei tempi di attesa che potrebbero mettere a rischio la prontezza e l’efficacia dei servizi sanitari.

Le sfide per il futuro riguardano la lentezza dei processi burocratici e l’allungamento dei tempi di attesa

«Il nostro servizio sanitario dovrebbe essere uno di quelli con il più alto accesso alle cure in Europa e nel mondo. Alcuni partiti politici e ricercatori stanno dedicando particolare attenzione alle disuguaglianze nella salute, analizzando le differenze nell’accesso ai servizi sanitari e nei risultati tra diverse categorie di persone. Alcune ricerche suggeriscono che le persone provenienti da gruppi sociali più agiati ottengono prestazioni sanitarie migliori quando vengono ricoverate negli ospedali. In generale, l’accesso ai servizi sanitari in Svezia è elevato. Tutti possono accedere a parità di condizioni, ma i principali problemi individuati sono i tempi di attesa a volte troppo lunghi e il deficit di coordinamento tra i fornitori di assistenza», afferma Forsberg, sottolineando con orgoglio che «il livello di accesso all’assistenza sanitaria nel Paese è alto. In alcune aree meno abitate del paese, gli ospedali possono essere distanti, ma questo fattore è mitigato grazie ai finanziamenti pubblici che consentono il trasporto degli abitanti agli ospedali quando necessario. Per quanto riguarda l’accesso finanziario, i sondaggi mostrano che circa il 3-5% degli intervistati si è astenuto dal cercare assistenza per motivi finanziari ad un certo punto dell’ultimo anno. Non è noto se tale comportamento sia correlato o meno alla gravità della malattia. Infine, le persone con difficoltà finanziarie hanno la possibilità di ottenere un sostegno economico dai servizi sociali seppur, nella maggior parte delle regioni, non siano previste esenzioni dal pagamento delle tasse, eccetto che per i bambini e, in alcune regioni per persone di età pari o superiore a 85 anni».

Progettando il futuro: tra carenza di personale e l’uso dell’AI

La Svezia si trova di fronte a un bivio e sorge spontanea la necessità di adottare strategie creative per affrontare il crescente deficit nelle regioni e garantire continuità e l’alto standard delle cure.

Come nella maggior parte dei Paesi europei, una delle principali sfide è rappresentata dalla carenza di personale che coinvolge molteplici categorie professionali, e non solo i medici.

«Mancano professionisti sanitari, psicologi, medici, infermieri… Dalle previsioni sulla formazione nazionale non c’è alcuna indicazione che il bisogno sarà soddisfatto nei prossimi decenni. Per questo motivo, abbiamo bisogno di una task shifting e di dare più compiti agli infermieri. Dobbiamo anche consentire a un maggior numero di persone con una formazione nelle suddette categorie di immigrare in Svezia. Bisogna accelerare il processo con cui medici e infermieri, con titoli di studio stranieri, ottengono l’abilitazione all’esercizio della professione nei servizi sanitari svedesi. C’è già un pool di professionisti di questo tipo in Svezia che ha grosse difficoltà a ottenere la licenza», afferma con fermezza Forsberg.

Nonostante la carenza di personale qualificato sia un problema per il Paese, a causa del deficit regionale di quest’anno, il professore dichiara: «La risposta è stata quella di aumentare l’imposta regionale, come è avvenuto nella regione di Stoccolma, e di tagliare le spese. Di conseguenza, alcune regioni hanno annunciato il licenziamento del personale».

La resilienza del sistema sanitario svedese è innegabile soprattutto nel fornire elevati standard di qualità nonostante i vincoli finanziari. «Credo che continueremo a produrre risultati allo stesso modo nei prossimi anni. Saranno necessari alcuni aumenti delle tasse e l’efficienza potrà essere migliorata attraverso varie misure. Il più importante potrebbe essere quello di consentire una maggiore concorrenza e quindi una maggiore innovazione nel settore sanitario – afferma Forsberg – sarebbe vantaggioso incentivare gli investimenti del settore privato nel sistema sanitario, ad esempio promuovendo la creazione di cliniche private e l’offerta di servizi che favoriscano l’espansione delle funzioni di supporto. Questi potrebbero includere l’implementazione di soluzioni digitali basate sull’intelligenza artificiale e l’agevolazione dell’accesso del pubblico alle informazioni sanitarie. Sebbene siano in corso sforzi all’interno dell’amministrazione regionale per perseguire questi obiettivi, il processo procede a un ritmo lento e necessita quindi di un’accelerazione».

A livello europeo, Forsberg enfatizza alcune delle priorità per il futuro: «Promuovere una maggiore disponibilità di personale sanitario e dare rilievo alla sanità e alla prevenzione all’interno dell’economia nazionale, in linea con le preferenze documentate nella popolazione. Infine, esplorare soluzioni tecnologiche avanzate, incluse quelle basate sull’AI».

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Carmine Iorio
Laureato in Farmacia. Dottorando in Etica della Comunicazione, della ricerca scientifica e dell’innovazione tecnologica, Università degli Studi di Perugia