Ci siamo dimenticati della telemedicina veterinaria?

Le Linee guida nella telemedicina veterinaria stilate da Fnovi attendono da mesi un riscontro del Ministero della Salute. Il presidente Penocchio: «Non chiediamo risorse, ma di fare ordine nella materia»

Regolamentare la telemedicina veterinaria: obiettivo raggiungibile? Con il 2024 appena iniziato, è lecito chiedersi se tale percorso possa essere compiuto con successo proprio in rapporto alla professione veterinaria. Da parte sua Fnovi, la Federazione nazionale ordini veterinari italiani, non solo ritiene che ciò sia possibile ma nei mesi scorsi, dice a TrendSanità il presidente Gaetano Penocchio, ha inviato più di una nota all’ex Direttore generale della sanità animale e dei farmaci veterinari (Dgsaf) del Ministero della Salute, Pierdavide Lecchini (attualmente, infatti, è il Segretario generale del dicastero, Giovanni Leonardi, a supplire pro tempore al ruolo che Lecchini ha ricoperto da dicembre 2020 a dicembre 2023). L’oggetto delle varie missive? Sempre lo stesso: ricevere un riscontro sulle Linee guida nella telemedicina veterinaria pubblicate dalla Federazione a febbraio 2021.

Ad oggi le richieste non hanno ottenuto alcuna risposta, ma Penocchio precisa: «Auspichiamo comunque di ricevere l’approvazione delle Linee guida che sono state redatte per regolamentare, dal punto di vista deontologico, una modalità di erogare prestazioni sempre più diffusa e richiesta, a tutela dei medici veterinari, dei pazienti (che sono gli animali) nonché dei clienti (che sono i proprietari degli animali). Non vogliamo ottenere dal Ministero risorse economiche, ma acquisire una serie di ulteriori indicazioni o quanto meno l’avallo delle Linee Guida. Ragione per cui abbiamo sollecitato più volte il dicastero».

Gaetano Penocchio

Penocchio (Fnovi): «Non vogliamo ottenere dal Ministero delle risorse economiche, ma acquisire una serie di indicazioni che possano mettere ordine nella materia»

Facciamo un passo indietro. La premessa giuridica delle iniziative Fnovi si rintraccia già nella nota a firma della vicepresidente Daniela Mulas pubblicata sul sito della Federazione a metà febbraio 2023, «in attuazione della Missione 6 del PNRR è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale serie generale n. 256 del 2 novembre 2022 il Decreto ministeriale 21 settembre 2022 recante ‘Approvazione delle linee guida per i servizi di telemedicina – Requisiti funzionali e livelli di servizio’ che individua le caratteristiche tecniche, organizzative e funzionali delle prestazioni di telemedicina». Continuando poi: «Le prestazioni che le Regioni e le Province autonome dovranno garantire sono, dunque, la televisita, il teleconsulto/teleconsulenza, la teleassistenza ed il telemonitoraggio e, con riferimento alle singole definizioni delle prestazioni, si pone l’attenzione sul fatto che il Decreto ha confermato la natura complementare della televisita (ossia uno dei mezzi principali della telemedicina) rispetto all’esecuzione dell’atto medico in presenza». 

Su questi presupposti si basano le Linee guida nella telemedicina veterinaria redatte dal gruppo di lavoro istituito da Fnovi nella seconda metà del 2020 e condivise con il Ministero della Salute nel febbraio 2021: il documento è costituito da una parte generale e da due sezioni distinte. Una dedicata alle prestazioni per gli animali da compagnia (se in questo caso le tecniche più moderne vengono usate per una diagnosi sul singolo animale, è bene ricordare che nella telemedicina applicata all’allevamento l’unità considerata diventa principalmente l’allevamento) e una per gli animali destinati alla produzione di alimenti: a questo proposito, in analogia con quanto previsto per gli animali da compagnia, le prestazioni tramite ICT non possono sostituire le visite in allevamento, anche in considerazione del Regolamento UE 2016/429 sulla sanità animale e atti delegati che, tra le altre misure, prevedono un numero minimo di visite.

Nel giugno 2022 la Federazione veniva informata che la documentazione era in fase di valutazione. Un anno e mezzo dopo, tutto sembra ancora fermo

Soprattutto, le modalità da remoto non possono sostituire le prestazioni finalizzate alla diagnosi di malattie soggette a denuncia. L’obiettivo del documento è duplice: fornire linee di indirizzo ai medici veterinari e sollecitare il legislatore. Nel giugno 2022 la Federazione veniva informata che la documentazione era in fase di valutazione. Un anno e mezzo dopo, tutto sembra ancora fermo, spiegano.

Telemedicina nel codice deontologico del medico veterinario

La telemedicina veterinaria (i cui servizi rispetto all’appropriatezza erogativa sono di due tipi: alcuni possono essere assimilati a qualunque prestazione sanitaria diagnostica tradizionale, mentre altri non possono sostituire la prestazione sanitaria tradizionale ma la integrano rendendola più efficiente, tecnologica e dinamica) non solo consente di comunicare in tempo reale con il medico veterinario di fiducia, ma rende possibile anche chiedere un secondo parere in situazioni complicate. 

Non tralasciando un ulteriore aspetto fondante: «La telemedicina rappresenta una modalità di erogazione di prestazioni medico veterinarie che utilizza le tecnologie di comunicazione e di informazione la cui scelta, uso e appropriatezza sono diretta responsabilità professionale – per gli aspetti etici, deontologici e giuridici – del medico veterinario», afferma il presidente di Fnovi. All’articolo 40, il Codice deontologico veterinario stabilisce infatti che sia il consulto, sia le consulenze attraverso le tecnologie informatiche della comunicazione on line «devono rispettare tutte le norme deontologiche. Il medico veterinario, facendo uso dei sistemi telematici, non può sostituire la visita medica che si sostanzia nella relazione diretta con il paziente, con una relazione esclusivamente virtuale; può invece utilizzare gli strumenti di telemedicina per le attività di rilevazione o monitoraggio a distanza dei parametri biologici e di sorveglianza clinica di soggetti già in cura».

Tecnologie digitali al servizio degli animali: gli ambiti applicativi

Nella medicina veterinaria, dunque, è oramai sempre più frequente l’impiego di tecnologie digitali al servizio degli animali. Si tratta di un’opportunità innovativa nell’ambito della prevenzione, delle terapie e dei monitoraggi dei valori per il paziente ma anche per uno scambio di informazioni e pareri tra professionisti che possono sfruttare dati clinici (inclusi immagini e video) di elevata qualità così da facilitare la diagnosi (in questo caso si tratta di servizi volti a muovere le informazioni diagnostiche anziché il paziente), la cura (servizi mirati ad operare scelte terapeutiche nonché a valutare l’andamento prognostico concernente pazienti per cui la diagnosi è stata stabilita) e il monitoraggio (il riferimento è alla gestione, anche nel tempo, dei parametri vitali, definendo lo scambio di dati tra il paziente in collegamento con una postazione di monitoraggio per l’interpretazione dei dati). 

Anche la pandemia da COVID-19 ha dimostrato in modo inequivocabile che le tecnologie a disposizione possono essere di particolare supporto alle attività medico veterinarie. L’accelerazione è ormai attesa, come dimostra anche l’Europa. A luglio 2023, infatti, la Federazione dei Veterinari Europei (FVE) ha avviato la revisione del position paper adottato nel 2020 sulla telemedicina veterinaria, coinvolgendo i medici veterinari in una consultazione che è chiusa il 20 settembre.

Il digitale per assicurare più salute a tutti: anche agli animali

Fermo restando che, allo stato attuale, non esiste una definizione di telemedicina veterinaria accettata dalla comunità scientifica e dalle autorità competenti – né esistono riferimenti normativi specifici – Penocchio ritiene fondamentale veicolare un messaggio ben preciso, scevro da fraintendimenti: «La digitalizzazione deve divenire una priorità per ogni settore. Le azioni concrete da intraprendere per raggiungere questa finalità riguardano certamente gli investimenti e i piani strategici ma devono anche arrivare all’adozione di soluzioni e di azioni finalizzate a migliorare e modernizzare i servizi sia per i pazienti (intesi in senso lato) sia per i professionisti che erogano le prestazioni. Assicurando a tutti (animali inclusi) le medesime possibilità di cura e di accesso ai servizi e riducendo le differenze tra i territori».

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Massimo Canorro
Giornalista specializzato in salute e sanità