Verso un’Europa della cura: l’oncologia al centro delle nuove reti europee

Una rete che connette 22 Paesi, 67 organizzazioni e quasi 200 esperti per rendere l’innovazione oncologica più accessibile in Europa. CNAO e l’Istituto Tumori di Milano protagonisti della nuova Joint Action UE sulle tecnologie avanzate in oncologia

​Immaginiamo una rete che collega i migliori cervelli e le tecnologie più avanzate in tutta Europa per combattere il cancro. Ebbene, ora ci sarà. Parliamo della prima “Rete europea di competenza sulle risorse mediche ad alta tecnologia”, un’iniziativa che coinvolge 22 Stati membri, 67 organizzazioni e quasi 200 esperti. L’obiettivo? Rendere l’innovazione in oncologia accessibile a tutti, eliminando le disparità territoriali e garantendo equità nelle cure.

L’obiettivo del Network è elaborare raccomandazioni per gli Stati membri su necessità urgenti e principali lacune a livello europeo

Ne abbiamo parlato a TrendSanità con Lisa Licitra (Direttore scientifico di CNAO e Direttore dell’Oncologia Medica 3 – Tumori della Testa e del Collo della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano), un funzionario della Commissione Europea e Paolo Casali (Direttore Oncologia Medica 2 della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale Tumori e Coordinatore della Joint Action dell’Unione Europea sugli European Networks of Expertise (Reti europee di expertise – NoEs).

Le nuove reti europee per l’oncologia

«Le risorse ad alta tecnologia sono uno dei sette ambiti di competenza individuati all’interno di una Joint Action promossa dall’Unione Europea – ci spiega Casali. L’obiettivo è creare sette network of expertise, ovvero reti europee di expertise su aree oncologiche ritenute strategiche.

Paolo Casali

L’Istituto Tumori coordina questa Joint Action, che porterà alla nascita delle sette reti, ciascuna focalizzata su un’area specifica: le risorse diagnostico-terapeutiche ad alta tecnologia (al cui interno vi è il dominio delle radioterapie innovative), le tecnologie omiche (genomica, trascrittomica, ecc.), la prevenzione personalizzata, le terapie palliative, la survivorship (la presa in carico delle persone guarite dal cancro), i tumori a cattiva prognosi e i tumori degli adolescenti e giovani adulti.

A queste si aggiunge la futura rete dei Comprehensive Cancer Center – i centri oncologici di riferimento presenti nei diversi Paesi europei – che è oggetto di una Joint Action parallela, e le quattro reti già esistenti dal 2017, dedicate ai tumori rari (ematologici, pediatrici, solidi dell’adulto) e alle sindromi genetiche predisponenti al cancro. In totale, sono dodici le reti europee attive o in fase di costruzione, tutte finalizzate a rafforzare la cooperazione, l’innovazione e l’equità nella lotta contro il cancro».

«L’obiettivo del Network è elaborare raccomandazioni per gli Stati membri su necessità urgenti e principali lacune a livello europeo – aggiunge il funzionario UE –, supportare i centri oncologici nell’integrazione delle terapie innovative, migliorare la formazione continua del personale sanitario e rafforzare l’alfabetizzazione sanitaria e il coinvolgimento dei pazienti e del pubblico».

Come funzionano?

Risponde Licitra: «Le Joint Action non sono progetti di ricerca in senso stretto. Sono piuttosto laboratori di pensiero, dei veri e propri think tank europei. L’Europa ci chiede di riflettere, di disegnare modelli e strutture che possano durare nel tempo. Nel nostro caso, ci è stato chiesto di pensare e costruire da zero una rete europea sulle alte tecnologie in oncologia. La rete High Tech Medical Resources comprende campi molto eterogenei: dalla genomica più avanzata, alla radiomica, fino a macchinari sofisticati come quelli usati nella radioterapia. Ogni dominio ha le sue peculiarità, ma tutti rientrano sotto il grande ombrello dell’oncologia».

«All’interno della rete dedicata alle risorse ad alta tecnologia – aggiunge Casali –, sono stati identificati sette ambiti specifici o “domini”. Oltre alla radioterapia innovativa, sono inclusi la medicina nucleare avanzata, la radiomica, le chirurgie oncologiche innovative, le tecniche ablative, le terapie cellulari avanzate, le ex vivo testing per la predizione della risposta ai farmaci oncologici.

L’Europa ci chiede di riflettere, di disegnare modelli e strutture che possano durare nel tempo

Un sistema complesso, che riflette la volontà dell’Unione Europea di investire in una rete transnazionale di competenze e collaborazioni tra istituzioni sanitarie.

Del resto, il Beating Cancer Plan, lanciato nel 2021 dalla Commissione Europea insieme al Parlamento, ha segnato l’avvio di questo nuovo corso. Il sostegno economico previsto è importante: circa 90 milioni di euro per la rete dei Comprehensive Cancer Center e 40 milioni per la Joint Action coordinata dall’Istituto Tumori.

Va ricordato che si tratta di finanziamenti distribuiti su quattro anni e ripartiti tra più reti. Nonostante ciò, rappresentano un segnale forte: la costruzione di una sanità europea più integrata è una priorità politica.

Il ruolo di CNAO

Lisa Licitra

«Il Centro Nazionale di Adroterapia Oncologica – risponde Licitra – è stato designato come leader per uno dei domini della rete dedicata alle High Tech Medical Resources, in particolare quello sulla radioterapia innovativa. È una responsabilità che ci è stata affidata perché il nostro centro è tra i più avanzati al mondo in questo campo e ad oggi ha già trattato 5.500 pazienti, 50% dei quali con ioni carbonio. CNAO è, infatti, l’unico centro in Italia e uno dei soli sei nel mondo in grado di erogare trattamenti con ioni carbonio, particolarmente efficaci nel trattamento di tumori radioresistenti.

Il nostro obiettivo, nei prossimi quattro anni, è quello di costruire una rete europea di esperti e strutture che si occupano di tecnologie innovative in radioterapia, come l’adroterapia con ioni di carbonio.

L’Europa ci ha chiesto di organizzarci in modo collaborativo, multidisciplinare e ad alto livello di specializzazione. Stiamo cercando di aggregare gli attori principali: chi sviluppa, chi produce, chi utilizza queste tecnologie. L’obiettivo è mettere in comune programmi, progetti, pianificazioni. Vogliamo che questa condivisione possa incidere in modo concreto sull’utilizzo, sulla diffusione e sull’accesso a queste tecnologie».

La vera sfida sarà garantire la sostenibilità nel tempo: le Joint Action sono per natura a termine, ma le reti che ne derivano dovranno diventare permanenti, come avvenuto per quelle sui tumori rari

Reti di servizio, non solo di cura

«A differenza delle reti cliniche che coinvolgono direttamente i centri di trattamento, queste nuove reti sono pensate come strumenti di supporto per i professionisti e le strutture che operano sul campo – aggiunge Casali. Forniranno linee guida condivise, modelli organizzativi, strumenti per la sostenibilità, attività formative e informative. La ricerca è parte integrante di questo ecosistema, così come l’elaborazione di standard e criteri di qualità per l’adozione delle tecnologie più avanzate».

Differenze territoriali

Uno degli obiettivi chiave è ridurre le disparità tra i Paesi europei, accompagnando chi è più indietro nell’adozione dell’innovazione.

«Sì, quando si parla di tecnologie avanzate emergono inevitabilmente questioni di equità, sostenibilità e applicabilità. Le disparità territoriali sono un problema reale – conferma Licitra. Le reti servono anche a questo: a ridurre le distanze, a promuovere un accesso più uniforme».

Uno degli obiettivi chiave è ridurre le disparità tra i Paesi europei, accompagnando chi è più indietro nell’adozione dell’innovazione

«Le opzioni ad alta tecnologia non sono necessariamente disponibili in tutti i centri oncologici, nelle aree remote o rurali, o nei Paesi membri più piccoli – precisa il funzionario della Commissione UE. Per questo motivo, il networking può favorire la condivisione delle risorse disponibili e lo sviluppo di modelli che ne ottimizzino la distribuzione sul territorio. L’obiettivo finale è garantire un accesso equo per tutti i cittadini dell’UE, indipendentemente dal luogo di residenza. Il Network collaborerà strettamente con l’EU Network of Comprehensive Cancer Centres, che riunirà strutture multidisciplinari impegnate nella cura oncologica di alta qualità, nella formazione medica e nella ricerca. Inoltre, stabilirà collegamenti con unità oncologiche di diverse istituzioni, ospedali generali e altri fornitori di servizi sanitari. Sarà un approccio che contribuirà a garantire cure a tutti i pazienti dell’UE. Il Network delle risorse mediche hi-tech sosterrà questo lavoro attraverso attività di capacity building e la definizione di standard e criteri per la formazione e l’istruzione».

Un progetto europeo che parla con i sistemi nazionali

«La salute non rientra tra le competenze esclusive dell’Unione Europea, come emerso chiaramente anche durante la pandemia. Le politiche sanitarie restano in mano agli Stati – precisa Casali. Per questo, le reti europee non possono sostituirsi ai governi, ma possono favorire l’armonizzazione dei sistemi, spingendo verso standard comuni. La vera sfida sarà quella dell’integrazione tra reti e sistemi sanitari nazionali, affinché le soluzioni sviluppate a livello europeo diventino pratiche reali nei territori».

Il ruolo dell’Italia

«L’Italia è fortemente coinvolta in questo processo – prosegue Casali. Coordiniamo la Joint Action che sta dando vita alle sette nuove reti europee e partecipa attivamente a ciascuna. In particolare, CNAO è alla guida del dominio sulla radioterapia innovativa, l’Istituto Tumori della rete sulle terapie palliative e della rete sui tumori negli adolescenti e giovani adulti, il Policlinico Gemelli della rete sulla prevenzione personalizzata.

Le reti europee non possono sostituirsi ai governi, ma possono favorire l’armonizzazione dei sistemi, spingendo verso standard comuni

Inoltre, l’Istituto Tumori coordina due dei dieci domini della rete sui tumori solidi rari dell’adulto: i sarcomi e i tumori rari della testa e del collo. La Joint Action in corso è il naturale proseguimento di una precedente. La prima ha definito le condizioni per far nascere le reti; la seconda, ora in corso, le sta realizzando. Al termine del primo ciclo è stato pubblicato un Green Paper su una rivista scientifica, anche trasformato in un documento politico presentato al Parlamento Europeo nell’ottobre scorso. Il testo pone 13 domande sul futuro delle reti, stimolando il confronto nella comunità scientifica e politica.

Un gruppo bipartisan di eurodeputati, attivi sui temi oncologici, ha mostrato interesse per il percorso avviato. Una delle missioni del coordinamento italiano sarà proprio rafforzare il dialogo politico, sia a Bruxelles, dove il confronto è più semplice, sia nei singoli Paesi, dove le differenze tra sistemi sono un fattore da considerare.

La scommessa

«Il nostro obiettivo è ridurre il tempo che passa tra l’invenzione di una nuova tecnologia e il suo reale utilizzo clinico – prosegue Licitra. Oggi ci vogliono anni, a volte decenni. Pensiamo che una rete come questa, mettendo insieme tutti gli attori – medici, ricercatori, ingegneri, sviluppatori – possa accorciare questi tempi. Non si tratta di limitare l’inventiva, al contrario: vogliamo solo essere pronti ad accoglierla. Se un’innovazione è in arrivo, è fondamentale che chi la utilizzerà sappia cosa aspettarsi e si prepari a validarla, testarla e integrarla nella pratica clinica.

Accorciare il tempo tra innovazione e cura è la chiave per rendere davvero utile ogni nuova tecnologia

Se riusciremo a ridurre i tempi di implementazione delle tecnologie, ne beneficeranno direttamente i pazienti. Potranno accedere prima a terapie più efficaci, personalizzate e mirate. Oggi, ad esempio, ancora non abbiamo sfruttato appieno il potenziale del protone, nonostante sia stato scoperto più di 50 anni fa. Inoltre, l’uso degli ioni carbonio, che offre una maggiore precisione e capacità di distruggere le cellule tumorali resistenti, rappresenta una frontiera altrettanto promettente nella lotta contro i tumori rari. Serve un salto di qualità, per rendere queste tecnologie avanzate, come l’adroterapia, accessibili più velocemente e in modo più efficace per i pazienti.

«L’obiettivo del Network è trovare soluzioni affinché i pazienti europei possano beneficiare di una maggiore conoscenza ed esperienza, oltre che di servizi sanitari più accessibili – riassume il funzionario UE. Poiché le opzioni mediche hi-tech emergenti tendono a essere costose e poco diffuse, sarà posta particolare attenzione a garantire un accesso equo per tutti i cittadini dell’UE.

Inoltre, migliorare l’alfabetizzazione sanitaria e il coinvolgimento dei pazienti è essenziale per ottimizzare gli esiti clinici e la soddisfazione dei pazienti. Saranno previste anche attività di sensibilizzazione pubblica in collaborazione con le organizzazioni dei pazienti».

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Ivana Barberini
Giornalista specializzata in ambito medico-sanitario, alimentazione e salute