La cultura è un determinante di salute: come costruire un ecosistema strutturale

Rendere strutturali le sperimentazioni, coinvolgere i cittadini fin dalla progettazione e disporre di rilevazioni dinamiche: sono queste alcune delle sfide emerse dalla presentazione dei risultati dell'indagine "Cultura, salute, ben-essere" promossa da Fondazione Compagnia di San Paolo e realizzata da CCW–Cultural Welfare Center

«Serve una visione integrata per creare ambienti salutogenici: per riuscirci dobbiamo fare il salto di scala e promuovere l’equità sociale. Forse oggi le condizioni ci sono». Così Catterina Seia, in apertura dell’evento – che si è tenuto a Torino il 13 novembre – “Well Impact: Cultura e Salute – Dall’analisi di enti e pratiche territoriali alle nuove sfide in campo”, durante il quale sono stati presentati i risultati dell’indagine “Cultura, salute, ben-essere”, promossa da Fondazione Compagnia di San Paolo e realizzata da CCW–Cultural Welfare Center, per mettere in luce gli attori coinvolti e le pratiche emerse nella macro Regione del Nord Ovest negli ultimi 5 anni nell’ambito del rapporto fra Cultura e Salute.

Serve una visione integrata per creare ambienti salutogenici: per riuscirci dobbiamo fare il salto di scala e promuovere l’equità sociale

Il welfare culturale e il suo inserimento nella politiche europee è infatti tra le sfide più interessanti dell’agenda europea, che riconosce la cultura come uno degli elementi cruciali per una vita in salute e in generale per il benessere individuale e collettivo. Sebbene anche in Italia, negli ultimi anni, si sia assistito a un notevole impulso nelle iniziative di welfare culturale in molte regioni, purtroppo non esiste un censimento nazionale di queste realtà.

A livello europeo esiste un repository costituito dal progetto Culture for Health (2021-2023), che comprende circa 700 progetti auto presentati, il 10% dei quali sono italiani. Tuttavia, trattandosi di una segnalazione volontaria in lingua inglese, il numero di esempi riportato non è rappresentativo della molteplicità delle esperienze.

I dati

La mappatura dei 174 soggetti che hanno partecipato all’indagine “Cultura, salute, ben-essere” rivela una geografia fortemente polarizzata: l’88% delle organizzazioni ha sede legale in Piemonte, con una particolare concentrazione a Torino (44%), mentre si registra una presenza più rarefatta in Liguria e Valle d’Aosta.

Dal punto di vista della natura giuridica, il ruolo trainante spetta al Terzo Settore, con una prevalenza di Associazioni riconosciute, Fondazioni e Associazioni non riconosciute. Gli enti pubblici – tra cui enti locali e aziende del Servizio Sanitario Nazionale – rappresentano il 17% dei rispondenti. Il coinvolgimento ancora contenuto del settore pubblico porta all’emersione di una netta maggioranza di piccole e medie organizzazioni con il 75% che conta meno di 50 collaboratori. L’approccio multisettoriale emerge come tratto distintivo: il 60% delle organizzazioni opera in più ambiti, con una prevalenza del culturale (77%) ed educativo (59%), seguite dal socio-assistenziale (28,7%) e sanitario (28,2%). Questa trasversalità si riflette anche nelle collaborazioni: l’83,9% dei soggetti opera abitualmente in partnership con realtà di altri settori, con una media di 20 collaborazioni per organizzazione.

Presentati i risultati dell’indagine “Cultura, salute, ben-essere”, promossa da Fondazione Compagnia di San Paolo e realizzata dal Cultural Welfare Center

Gli interventi sono trasversali, anche se servizi sanitari (territoriali e ospedalieri) e musei emergono come ambito principale dei progetti, seguiti da scuole e biblioteche; significativa anche la presenza di interventi nelle aree urbane. Questa distribuzione testimonia la capacità del welfare culturale di esprimersi in ambienti anche molto diversi, adattando gli interventi alle specificità dei luoghi e attivando molteplici linguaggi espressivi e creativi in base alle necessità e agli obiettivi. I progetti mostrano una ricca varietà di discipline artistiche e culturali, con una prevalenza di approcci multi-modali che caratterizzano il 31,5% delle iniziative. La lettura si conferma strumento privilegiato, seguita dal teatro, dalla musica e dalle attività museali. Dal punto di vista del coinvolgimento, prevale la partecipazione attiva, scelta come modalità dall’83% dei progetti.

Durante l’evento sono anche state premiate 20 realtà che si sono particolarmente distinte: i beneficiari spaziavano dalle Aziende ospedaliere a musei e teatri, da Dipartimenti universitari a Fondazioni culturali, a testimonianza dell’eterogeneità delle reti che si possono costruire.

Quali sfide

«È fondamentale passare dalle sperimentazioni ai programmi strutturati – ha affermato Luca Dal Pozzolo, Direttore dell’Osservatorio culturale del Piemonte -. La prevalenza dei progetti considerati negli ultimi 5 anni sono stati eseguiti con budget limitati, inferiori ai 15.000 euro». Tra gli obiettivi del futuro, la prescrizione sociale, «cioè la prescrizione di pratiche culturali per affrontare alcuni disagi».

Claudio Tortone, igienista e Responsabile dell’Area Assistenza a Piani e Progetti di DoRS Regione Piemonte, ha notato che «il 28% dei progetti analizzati ha previsto il co-design, cioè il coinvolgimento dei destinatari del progetto fin dalla fase di progettazione. Si tratta di un passaggio molto importante che prevede il coinvolgimento diretto dei cittadini e che dovrebbe essere sempre più diffuso».

È fondamentale passare dalle sperimentazioni ai programmi strutturati

«La nostra intenzione adesso è quella di rendere dinamica la rilevazione – ha proseguito Seia – Le descrizioni dei progetti e delle sfide emerse dalla survey confluiranno infatti nel 2025 in una piattaforma pubblica, una cartografia dinamica che si evolverà nel tempo, realizzata con il Dipartimento di Informatica di UniTO attraverso FirstLife, un sistema che, oltre al database, è anche un network sociale e uno strumento di dialogo».

Chiamato a commentare i risultati, Calum Smith, consulente OMS della Regione Europa, ha affermato come partnership e reti siano fondamentali per il buon esito di questi progetti, e che sia necessario riuscire a trovare – e sviluppare – l’intersezione tra equità, coinvolgimento e sostenibilità. «La definizione dell’OMS di salute va oltre il concetto di assenza di malattia – ha ricordato -. Le parole chiave sono prevenzione, promozione, management e solo in ultimo trattamento». La strada per il raggiungimento di un vero welfare culturale in Europa e in Italia è ancora lunga, ma è tracciata.

Può interessarti

Michela Perrone
Giornalista pubblicista