Farmacia ospedaliera e appropriatezza prescrittiva: un rapporto ancora da approfondire. L’appropriatezza prescrittiva e l’aderenza terapeutica sono indispensabili per la sicurezza e l’efficacia dei trattamenti farmacologici, anche in relazione all’allocazione efficiente delle risorse a livello di Servizio Sanitario Nazionale. Nel monitoraggio del consumo dei medicinali non si può prescindere dall’analisi dei profili di appropriatezza d’uso, attraverso l’individuazione di indicatori idonei a rappresentare le scelte prescrittive del medico e le modalità d’uso del farmaco da parte del paziente. In questo panorama, la ricerca di dati solidi, fruibili e confrontabili rappresenta uno strumento chiave nella pianificazione dell’assistenza sanitaria. Queste riflessioni sono state al centro del corso “La farmacia clinica: dati e indicatori di performance, come utilizzarli per migliorare il governo clinico”, recentemente svolto ad Assisi, con il patrocinio dell’Istituto Superiore di Sanità e della Regione Umbria, in collaborazione con la Società Italiana di Farmacia Ospedaliera e dei Servizi Farmaceutici delle Aziende Sanitarie (SIFO).
A conclusione dell’evento, al quale hanno partecipato i massimi esperti nazionali della governance del farmaco, abbiamo intervistato Fausto Bartolini, coordinatore scientifico del corso di Assisi e presidente del prossimo congresso SIFO 2021, e Arturo Cavaliere, presidente SIFO.
Intervista a Fausto Bartolini
Alla base del nuovo governo clinico, come espresso dal titolo dell’evento di Assisi, devono necessariamente considerarsi i dati e gli indicatori di performance. Come si è giunti alla definizione di questo tema?
La pandemia ha messo in evidenza due aspetti fondamentali: la fragilità umana e la fragilità del Servizio Sanitario Nazionale, in modo particolare per alcuni settori come quello dell’assistenza territoriale e, in parte, quello dell’assistenza farmaceutica. Da qui nasce una duplice necessità: innanzitutto di recuperare nuove risorse mediante finanziamenti del governo ma anche di recuperare le risorse già disponibili mettendo in atto una razionalizzazione e recuperando le sacche di utilizzo improprio non solo della farmaceutica ma anche dalla rete dei servizi ospedalieri e territoriali, rispostando il processo sul territorio.
Al tempo stesso si sta aprendo davanti a noi lo scenario di un nuovo contesto di terapia: siamo partiti dalle terapie chimiche per passare a quelle biologiche e ora vediamo all’orizzonte le terapie biotecnologiche particolarmente innovative. Da qui in avanti, e in alcuni casi già ci sono, avremo l’arrivo sul mercato di numerosissimi farmaci che riguardano essenzialmente la medicina rigenerativa e la medicina di precisione, che ci danno l’opportunità di intervenire, a livello genetico, su quelle patologie oncologiche, rare o degenerative che possono insorgere a seguito di determinate mutazioni genetiche. Questi farmaci, che possono essere usati a scopo preventivo, diagnostico e curativo, in molti casi hanno un dosaggio unitario, prevedendo un’unica somministrazione, ma dal costo molto elevato, fino a oltre 1 milione di euro. Chiaramente il sistema sanitario avrà delle difficoltà enormi a poter garantire e mantenere l’universalità del SSN per tutti e a queste condizioni. Quindi, che fare? Risulta indispensabile che gli operatori sanitari provvedano, insieme con i migliori professionisti, a rivedere la gestione del sistema e la governance. La prima cosa da fare è verificare ciò che già si fa, recuperando tutti i dati (quelli della farmaceutica, della specialistica, dei ricoveri, della diagnostica) in un unico insieme, per valutare se le risorse allocate vengono utilizzate nel modo appropriato rispetto agli esiti di salute e ai risultati che si ottengono. È necessario avviare un’attività costante di monitoraggio all’interno di ogni regione, con il coinvolgimento di professionalità multidisciplinari da dedicare a questo tipo di analisi.
In SIFO la riflessione su farmacia ospedaliera e appropriatezza prescrittiva è molto presente: su quali progetti state lavorando?
Durante questo secondo appuntamento annuale ad Assisi, dove sono coinvolte tutte le regioni, anche a livello istituzionale e non solo di farmacie ospedaliere e delle aziende sanitarie, e le istituzioni nazionali, noi come SIFO abbiamo presentato un percorso da continuare nei prossimi mesi e che si concluderà ad ottobre al nostro congresso nazionale a Roma. In particolare, in questa occasione abbiamo presentato in anteprima l’esigenza di gestire l’utilizzo dei dati e di costruire un percorso di analisi dell’appropriatezza prescrittiva. L’appropriatezza prescrittiva costituisce il primo elemento del nostro progetto: come vengono prescritti i farmaci? Sempre in maniera coerente rispetto alle indicazioni autorizzate dall’ente regolatorio? Sappiamo che tali indicazioni sono studiate e comprovate dagli studi e solo in determinate condizioni è autorizzato il farmaco, sia per ottenere l’efficacia sia per garantire la sicurezza nei confronti del paziente. Successivamente si deve andare a verificare l’aderenza, cioè l’utilizzo corretto da parte dei pazienti, perché si rischia di utilizzare risorse enormi e vanificarle perché vengono usate male, ad esempio in maniera non costante.
Il nostro progetto prevede che in ogni regione venga strutturato un gruppo di professionisti adeguatamente selezionati e formati (è un investimento che va costruito nel tempo) che sarà preposto alla gestione di tutti i dati e alla loro successiva analisi, andando a identificare determinati indicatori di performance e di appropriatezza costruiti sulla base di studi consolidati. Su questa base sarà poi necessario un lavoro di sensibilizzazione ad una diversa cultura della prescrizione, coinvolgendo quindi i medici, sia della medicina generale sia della specialistica. Bisogna coinvolgere tutto il sistema: è necessario andare a recuperare le risorse e utilizzarle quando servono e come servono, per evitare gli sprechi e avere a disposizione i nuovi farmaci che hanno un impatto enorme sul SSN, sia come peso economico sia come benefici clinici.
Intervista ad Arturo Cavaliere
Farmacia ospedaliera e appropriatezza prescrittiva: qual è il ruolo del farmacista ospedaliero nel governo clinico e nella gestione dei dati?
Oggi si è parlato di indicatori di appropriatezza prescrittiva e abbiamo potuto analizzare quali potenzialità e quali nuovi ruoli può ritagliarsi il farmacista ospedaliero anche nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). La missione 6 salute prevede un finanziamento di circa 16 miliardi per l’assistenza di prossimità, la telemedicina e per le reti territoriali. In questi ambiti la novità risiede nella costruzione di Case di Comunità e di Ospedali di Comunità coordinati dalla Centrale Operativa Territoriale. In tale ambito il farmacista ospedaliero rappresenta una figura trasversale tra il team multidisciplinare che opererà all’interno di queste strutture di prossimità, le istituzioni e i pazienti. Il farmacista è infatti l’unico in grado di interpretare in modo coerente il dato di ritorno dei flussi sanitari che provengono dai diversi canali, come gli acquisti diretti, la farmacia convenzionata, la specialistica ambulatoriale e laboratoristica, l’anatomia patologica. Nel nostro ruolo abbiamo le competenze e gli strumenti per fornire alle istituzioni il dato di ritorno in termini di outcome clinico, di eventuali eventi avversi segnalati tempestivamente nei nostri servizi farmaceutici aziendali per la rete nazionale di farmacovigilanza e di aderenza e verifica delle disponibilità di cura. Nuovi ambiti, nuove prospettive future, e da oggi partiamo con questo obiettivo da finalizzare con i fondi del Next Generation EU.
Ad Assisi avete presentato un nuovo progetto sulla valutazione dell’appropriatezza prescrittiva, nell’ottica di una maggiore sostenibilità del sistema. Perché questo nuovo percorso?
Con questa proposta i farmacisti ospedalieri interpretano al meglio la loro vocazione di protagonisti del governo clinico attraverso la trasformazione del dato in informazione. Il SSN e i decisori hanno bisogno di capire come governare concretamente l’innovazione terapeutica: riteniamo che questo progetto SIFO sia un contributo che con competenza e tempestività permette alle istituzioni di gestire correttamente uno dei periodi più stimolanti per l’assistenza sanitaria.