Giornata mondiale contro il cancro, dall’Aiom un grido d’allarme. Cinieri: “Mancano personale e spazi dedicati”

No, il primo problema non sono le cure: negli anni sono stati fatti passi da gigante e oggi convivere con la malattia è un obiettivo realistico. È di tutt'altro genere il grido d'allarme che l'oncologia medica lancia nella Giornata mondiale contro il cancro, 4 febbraio: servono più oncologi medici e spazi dedicati. Altrimenti la battaglia è persa, come spiega il presidente dell'Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) Saverio Cinieri.

No, il primo problema non sono le cure. Negli anni sono stati fatti passi da gigante e oggi convivere con la malattia è un obiettivo realistico. È di tutt’altro genere il grido d’allarme che l’oncologia medica lancia nella Giornata mondiale contro il cancro, 4 febbraio: servono più oncologi medici e spazi dedicati. Altrimenti la battaglia è persa, come spiega il presidente dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica (Aiom) Saverio Cinieri.

Quanto ha influito la pandemia sulla lotta ai tumori?

Saverio Cinieri“L’oncologia medica, di cui sono orgoglioso presidente, e il trattamento dei pazienti oncologici non si sono mai fermati, anche nei periodi peggiori e laddove la pressione era maggiore: abbiamo continuato a lavorare, nel rispetto delle regole anti-Covid a tutela delle esigenze dei pazienti e degli operatori sanitari.

L’impatto vero della pandemia sull’oncologia si è verificato quando si sono fermate le chirurgie, non per colpa degli oncologi ma perché molte sale operatorie nelle fasi più drammatiche sono diventate rianimazioni. A quel punto non si potevano fare interventi se non in urgenza, ma cosa non è urgente nell’ambito della chirurgia oncologica? Si tratta di operazioni indifferibili anche dal punto di vista psicologico. Adesso disponiamo di percorsi sicuri, divisi, ma le sale sono dimezzate: c’è un percorso per pazienti Covid e un altro per non Covid”.

E le mancate diagnosi?

“In questo periodo si registrano meno casi di cancro diagnosticati e ciò è dovuto anche al fatto che gli screening sono stati completamente bloccati. Ma è comprensibile che un cittadino sano non si rechi a fare esami alla mammella, al colon o alla cervice uterina se pensa di correre il rischio di infettarsi. I processi, poi, si sono notevolmente allungati: per una procedura diagnostica bisogna fare il tampone, per una biopsia serve il tampone e a questo si aggiungono i tempi di sanificazione. Aumentano quindi liste d’attesa e discontinuità”.

E la malattia?

“Da qui al 2040 è previsto un incremento importantissimo di casi di tumore in tutto il mondo: in Europa si stima una crescita del 32%. La comunità scientifica lo diceva già prima del Covid, ma tutto è passato in secondo piano con in corso una pandemia virale così acuta. Ora che si va verso il controllo – più che verso la risoluzione – del problema Covid, è importante tornare a quel punto: c’è bisogno di più risorse e di più spazi”.

Cosa chiedete in concreto?

“Tutto il mondo del cancro ha bisogno di maggiori risorse. Non parliamo di posti letto di degenza ordinaria, che per quanto concerne la malattia oncologica sono demandati a situazioni limite, ma di Day Hospital, spazi fisici, personale medico addestrato. Le piante organiche vanno riviste, perché sta arrivando uno tsunami oncologico: ecco come nasce il nostro grido di allarme.

Ma sono in gioco anche altri elementi di riflessione. Esiste una correlazione fra cambiamento climatico e incremento dei casi cancro? C’è una correlazione, e sappiamo che c’è, fra mancate vaccinazioni tipo Hpv negli adolescenti e cancro? E con l’aumento dell’assunzione di alcol, dell’abitudine al fumo di sigaretta, la diminuzione dell’attività fisica e l’alimentazione sbagliata? Sicuramente sì, sono tutti fattori che predispongono allo sviluppo dei tumori. Stiamo assistendo a un incremento delle diagnosi anche nei giovani under 40: è il risultato di un processo evolutivo e dei comportamenti sbagliati degli ultimi anni. Bisogna ragionarci in termini di prevenzione primaria e secondaria, aumento delle strutture e anche di correlazioni farmacoeconomiche, perché tutto ha un costo. Noi siamo più bravi nella diagnosi e nella cura: siamo riusciti ad allungare la vita dei pazienti anche grazie a terapie sempre più mirate ed efficaci e cronicizzare la malattia è nelle nostre corde, ma rischiamo di essere schiacciati da quanto detto finora”.

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) potrà essere d’aiuto?

“La speranza è che se arriveranno più fondi per la sanità saranno usati anche per questo, ma la certezza non ce l’ho”.

Il PNRR prevede un’importante riforma della sanità territoriale: funzionerà?

“Se ne avessi la possibilità chiederei ai direttori generali: per cortesia, non fermatevi ai vecchi sistemi e meccanismi. C’è bisogno di più persone e di spazi fisici e di riorganizzare le piante organiche in maniera diversa. Per fare una medicina territoriale ben fatta ci vogliono oncologi medici, che non si improvvisano dall’oggi al domani. Se si intraprende questo tipo di strada senza la necessaria collaborazione con le strutture ospedaliere, si fa un errore: dove hanno provato a farlo, ad esempio in Toscana, non riescono, perché non ci sono gli specialisti. Adesso la priorità è capire che c’è il problema e cercare di lavorarci finché non si trovano le soluzioni più adeguate. Il Covid è stata la scusa che ha coperto tutto”.

Diritto all’oblio oncologico: la prima campagna nazionale “Io non sono il mio tumore”

La Giornata mondiale contro il cancro è anche l’occasione per l’Aiom di rilanciare la raccolta firme di Fondazione Aiom per richiedere una legge per il riconoscimento del Diritto all’oblio oncologico sul modello di Francia, Lussemburgo, Belgio, Olanda e Portogallo.

Quasi un milione di persone in Italia sono guarite da un tumore, ma per la burocrazia sono ancora malate e rischiano discriminazioni nell’accesso a servizi come l’ottenimento di mutui, la stipula di assicurazioni sulla vita, l’assunzione in un posto di lavoro e l’adozione di un figlio. Ulteriori informazioni su dirittoallobliotumori.org.

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Adriana Riccomagno
Giornalista professionista in ambito sanitario