Il Sindacato Medici Italiani (SMI) esprime forti perplessità sul nuovo modello organizzativo della medicina territoriale presentato dalla Regione Lazio, che prevede la riorganizzazione mediante presidi multidisciplinari integrati attraverso la formazione di AFT (Aggregazioni Funzionali Territoriali) e UCCP (le Unità Complesse di Cure Primarie), nei quali operano Medici di Medicina Generale (MMG), Pediatri di Libera Scelta (PLS) e Specialisti Ambulatoriali, in attuazione del DL 77/2022 e del PNRR.
Dubbi su standard, formazione e comunicazione tra servizi
In particolare, SMI si presenta critico riguardo alla fattibilità di alcuni standard del DL 77/2022, alla loro integrazione all’interno delle AFT e all’integrazione funzionale con gli altri servizi della rete (COT, PUA ecc.). Come si legge in una nota SMI: «Riteniamo che vi sia bisogno della formazione del personale dedicato ai servizi (attualmente la formazione e l’aggiornamento è lasciata all’iniziativa personale del singolo) e di un provider unico di comunicazione tra i servizi (non può esistere come ora, una modalità dedicata per la contattabilità di ogni singolo servizio, diversa a volte da distretto a distretto)».
Serve chiarezza sulle procedure e sull’accessibilità
SMI sottolinea inoltre che sono necessarie procedure standardizzate ed universali per l’attivazione dei vari servizi. Così Marina Pace, Vice Segretario Regionale Vicario SMI Lazio: «Secondo il DGR 643/2022 l’accessibilità ai MMG e PLS nelle AFT avverrà attraverso un sistema di telefonia evoluto, garantito dall’integrazione tra il NEA 116117 (Numero Europeo Armonizzato) e le COT (Centrali Operative Territoriali). Non è stata ben definita questa delicata integrazione che è un punto focale del nuovo assetto della medicina del territorio».
Il nodo del Medico di Ruolo Unico
Il ruolo del medico Continuità Assistenziale, per la copertura dei turni notturni, festivi e prefestivi, scomparirà, lasciando posto alla figura del Medico di Ruolo Unico a quota oraria. In questo cambiamento annunciato manca una declinazione esatta di questa figura e dell’integrazione tra il servizio diurno che sarà svolto dai Medici del Ruolo Unico a ciclo di scelta e il servizio notturno. Continua SMI: «A nostro parere il modello presentato attualmente è troppo semplicistico, non in grado di superare tutte le criticità che l’integrazione dei due servizi presenta. Segnaliamo, inoltre, che la formazione delle AFT, che dovrà necessariamente avvenire attraverso la fusione di diverse UCP nel territorio vicine tra loro, dovrà tener conto della necessità di far aderire alle forme organizzative tutti i medici che finora non ne facevano parte. Questa delicata operazione deve avvenire in tempi definiti, in maniera concorde e con la piena autonomia organizzativa da parte delle attuali UCP presenti sul territorio».
SMI contesta la concreta applicabilità degli standard previsti dal DL 77/2022 e la loro integrazione all’interno delle AFT e con i servizi della rete territoriale
AFT come riferimento organizzativo, non fisico
Le AFT saranno, per la popolazione dedicata, aggregazioni di riferimento di tipo organizzativo, ma non possono essere riferimento di tipo fisico. Deve essere garantita la possibilità di svolgere i turni di AFT in diversi luoghi fisici (per esempio nelle varie sedi UCP attualmente presenti nel territorio), la sede principale potrà, ma non necessariamente, coincidere con la Casa di Comunità (CdC) oppure con una preesistente Unità Complesse di Cure Primarie.
Equipe multidisciplinari: collaborazione ancora da definire
Nel nuovo modello organizzativo è prevista l’integrazione tra AFT e l’equipe multidisciplinare della CdC, ma non è stata declinata la composizione della equipe multidisciplinare. Ribadisce la nota SMI: «Ci chiediamo: collaborare con chi? Le AFT che saranno fisicamente presenti nelle CdC, avranno come bacino di utenza la popolazione generale (non come le AFT sul territorio che avranno come bacino di utenza la popolazione in carico ai medici che ne fanno parte). Questa tipologia di servizio svolto, deve essere appositamente valorizzato».
Criticità sulla fascia oraria 20-24 e carenze strutturali
Viene chiesta ai medici delle AFT la disponibilità, in caso di necessità organizzativa, a coprire la fascia oraria 20-24 in modalità oraria: «Questo punto è critico perché la maggior parte dei nostri studi medici non ha le caratteristiche strutturali e di sicurezza per poter svolgere attività ambulatoriale notturna».
Mancano contratti, protocolli e definizioni operative
Molti ancora i punti da chiarire: «Attualmente manca del tutto la contrattualizzazione delle prestazioni dei Medici del Ruolo Unico a ciclo di scelta e dei Medici del Ruolo Unico a quota oraria, manca una chiara “carta dei servizi” che ci dica in cosa consiste l’integrazione delle AFT con le CDC, manca la definizione delle figure delle equipe multidisciplinari, così come non esistono attualmente protocolli di integrazione dei vari servizi».
Critiche anche sul mancato coinvolgimento dei medici
Per queste ragioni il sindacato ritiene che sia stato stilato un modello organizzativo della medicina territoriale (senza coinvolgere MMG e PLS nella sua realizzazione), che fa emergere numerosi problemi pratici ed organizzativi che chi non fa questo lavoro non poteva prevedere.
Così Claudia Felice, Responsabile Regionale Area Convenzionata SMI Lazio: «I MMG attualmente in carica, avranno la possibilità di scegliere se mantenere il “vecchio” ruolo o se aderire al Ruolo Unico, mentre i medici cha ricoprono un incarico temporaneo (medici corsisti che hanno già aperto lo studio o medici che si sono diplomati nel 2025 avendo già uno studio proprio), nel momento in cui completeranno il percorso formativo, diventeranno automaticamente Medici del Ruolo Unico a ciclo di scelta».
Per questi motivi il Sindacato Medici Italiani, attivo da sempre nella tutela dei giovani, sta definendo i criteri per eventualmente ricorrere legalmente contro il passaggio automatico al Ruolo Unico dei nuovi convenzionati che hanno scelto la disciplina della medicina generale, con regole “d’ingaggio” che oggi sono state stravolte.
Pronti al confronto, ma servono modifiche
Conclude Lisa Pardi, Segreteria Regionale SMI Lazio: «Auspichiamo un sereno confronto tra le parti per migliorare l’attuazione del nuovo modello organizzativo della medicina territoriale, per quest’ultima mettiamo a disposizione tutte le nostre consolidate competenze»