Uso dei farmaci: Aifa presenta il nuovo Atlante delle disuguaglianze

Presentato il primo Atlante delle disuguaglianze Aifa: l'uso dei farmaci è più alto tra chi vive in condizioni disagiate

Il ricorso ai medicinali è più alto per chi vive in condizioni disagiate e in particolare nel Sud d’Italia: è quanto emerge dal primo Atlante delle disuguaglianze sociali nell’uso dei farmaci per la cura delle principali malattie croniche presentato stamattina dall’Agenzia italiana del farmaco (Aifa), nuova pubblicazione nel panorama dell’Osservatorio Nazionale sull’Impiego dei Medicinali (OsMed).

La relazione fra fattori socioeconomici e il consumo di farmaci

“L’obiettivo della pubblicazione è stato valutare come nell’ambito di un sistema universalistico, qual è il Servizio Sanitario Nazionale, l’accesso al farmaco per le principali malattie croniche sia correlato ad alcuni fattori socio-economici tra cui l’istruzione, l’occupazione, la composizione del nucleo familiare, la densità e la condizione”, ha affermato il Direttore Generale Nicola Magrini.

Dall’analisi emerge che il consumo dei farmaci è più elevato tra i soggetti residenti nelle aree più svantaggiate, probabilmente a causa del peggior stato di salute, che potrebbe essere associato a uno stile di vita non corretto. Si tratta di un fenomeno evidente per quasi tutte le categorie analizzate e in modo particolare per i farmaci antipertensivi, ipolipemizzanti e, nelle donne, per gli antiosteoporotici.

Chi vive nelle aree più disagiate consuma più farmaci

Secondo Magrini, “la posizione socioeconomica non preclude l’accesso alle cure ma è, al contrario, fortemente correlata con l’uso dei farmaci: il consumo dei farmaci è più elevato tra i soggetti residenti nelle aree più svantaggiate, probabilmente a causa del peggior stato di salute di questi soggetti (che potrebbe essere associato a uno stile di vita non corretto). Correlazioni di questo tipo invece non emergono analizzando l’aderenza e la persistenza al trattamento, facendo supporre che una volta che il paziente abbia avuto accesso alla cura farmaceutica la presa in carico non si modifichi al variare del livello di deprivazione”.

Del resto, come recita il titolo dell’intervento di Sir Michael Marmot, professore di epidemiologia all’University College di Londra, direttore dell’UCL Institute of Health Equity e past president della World Medical Association, “Social inequalities drive health inequalities”, le disuguaglianze sociali portano a disuuguaglianze in termini di salute.

 

 

Michael Marmot
Nell’intervento di Michael Marmot, i sei obiettivi per una società giusta e vite in salute

Obiettivi, popolazione e patologie oggetto dello studio

Come ha sottolineato Serena Perna, statistica dell’Aifa, “L’impiego dei farmaci è un forte determinante dello stato di salute della popolazione. Tuttavia, a oggi, non sono stati condotti studi a livello nazionale che ne evidenzino la correlazione con la posizione socioeconomica dei pazienti”. Ecco quindi la finalità dell’Atlante: confrontare e descrivere l’uso dei farmaci usati a livello territoriale per le principali patologie croniche in Italia tra gruppi di popolazione con differenti livelli di deprivazione socioeconomica.

 

Serena Perna
Obiettivo e informazioni sull’Atlante nell’intervento di Serena Perna

Risultati dello studio

Negli adulti, i farmaci con i tassi di consumo più elevati sono gli antipertensivi e gli ipolipemizzanti, seguiti da quelli per l’ipertrofia prostatica benigna negli uomini e dagli antidepressivi nelle donne. In media in tutto il Paese si registrano livelli di consumo di farmaco più alti per gli uomini, salvo che per gli antidepressivi, gli antiosteoporotici e i farmaci per il trattamento delle patologie tiroidee, che sono usati in misura maggiore dalle donne.

Nei bambini, il consumo più elevato riguarda i farmaci respiratori (soprattutto per i maschi), seguiti da antiepilettici e per la cura del disturbo da deficit dell’attenzione/iperattività.

I farmaci con i tassi di consumo più elevati sono gli antipertensivi e gli ipolipemizzanti, seguiti da quelli per l’ipertrofia prostatica benigna negli uomini e dagli antidepressivi nelle donne

Per quanto riguarda la distribuzione geografica, i livelli di consumo sono nel complesso più elevati al Sud e nelle Isole. Questo non vale per gli antidepressivi, più usati al Nord, e per farmaci contro la demenza, più usati nelle province del Centro Italia.

Aderenza e persistenza non sono soddisfacenti

I livelli di aderenza e persistenza al trattamento farmacologico a livello nazionale sono poco soddisfacenti, con differenze fra Nord e Sud. Un’aderenza elevata (intorno al 70%) si riscontra per gli antiosteoporotici, sia per gli uomini che per le donne, e i farmaci per l’ipertrofia prostatica benigna per gli uomini (62%). È molto bassa invece per i medicinali per l’ipotiroidismo (19,1% per gli uomini e 11,4% per le donne) e per il morbo di Parkinson (22,9% per gli uomini e 18,3% per le donne). L’aderenza alla prescrizione si rivela più bassa per le donne per tutti i farmaci presi in considerazione, tranne che per gli antiosteoporotici.

Per quanto riguarda la persistenza, la percentuale di persone ancora in trattamento a 12 mesi dall’inizio della terapia supera il 50% solo per gli antipertensivi, ipolipemizzanti e antidemenza negli uomini e per gli antidemenza e antiosteoporotici nelle donne. La persistenza al trattamento è inferiore nelle donne rispetto agli uomini.

Conclusioni: l’importanza delle banche dati delle prescrizioni farmaceutiche

Lo studio, concludono gli autori, dimostra la grande potenzialità analitica delle banche dati delle prescrizioni farmaceutiche. L’approccio comparativo a livello nazionale di fenomeni legati alla salute e all’assistenza si conferma uno stimolo fondamentale al miglioramento delle cure, sia per il livello centrale di governo sia per le istituzioni che hanno responsabilità di governo e monitoraggio della qualità dei servizi a livello locale. L’esperienza dell’analisi, che per la prima volta affronta il tema complesso e delicato dell’equità nell’assistenza attraverso l’uso dei principali indicatori di farmacoutilizzazione, potrebbe supportare le autorità sanitarie regionali nel dare priorità al continuo miglioramento dei flussi amministrativi sanitari in termini di completezza, qualità e tempestività.

“L’Atlante risponde a un indirizzo istituzionale a livello nazionale ed europeo che da tempo raccomanda di concentrare l’attenzione su questi temi – ha sottolineato Francesco Trotta, dirigente del Settore Health Technology Assessment ed economia del farmaco – È il punto di partenza di un progetto ambizioso, condiviso con alcuni dei principali gruppi di ricerca italiani. Questa rete è adesso a disposizione per ulteriori analisi che possono informare le politiche nazionali o locali riguardo alla riduzione o alla mitigazione delle disuguaglianze”.

Può interessarti

Adriana Riccomagno
Giornalista professionista in ambito sanitario