In vista della Giornata Mondiale della Salute Mentale, che si celebra il 10 ottobre, l’Istituto Superiore di Sanità ha reso noto i dati delle sorveglianze Passi (Progressi delle Aziende Sanitarie per la Salute in Italia) e Passi d’Argento: il 6% degli adulti italiani riferisce sintomi depressivi, una quota in calo in generale ma in aumento nelle persone di 18-34 anni.
La salute mentale, in particolare delle donne in gravidanza e nel primo anno dopo il parto, è stata anche oggetto di uno studio appena pubblicato da alcuni ricercatori dell’Iss e della London School of Economics (LSE), che descrive per la prima volta il supporto disponibile nei Dipartimenti di Salute Mentale (DSM) italiani per le donne con disturbi mentali perinatali, confrontando l’offerta nazionale con le buone pratiche raccomandate dalle linee guida internazionali.
Con una partecipazione pari al 94% dei DSM presenti sull’intero territorio nazionale, i risultati dello studio evidenziano che:
– soltanto il 58% dei DSM offre un counselling preconcezionale alle proprie utenti in età riproduttiva e solo il 5% dispone di materiale informativo per questo scopo;
– il 54% dei DSM non è dotato di un’équipe o di un professionista di riferimento per la psicofarmacoterapia durante la gravidanza e l’allattamento
– l’80% dei DSM non ha definito un percorso diagnostico terapeutico assistenziale per i disturbi mentali perinatali.
Emerge chiaramente la necessità di incrementare le risorse dei DSM per sanare le carenze nell’assistenza rispetto alle necessità specifiche delle donne con disturbi mentali perinatali, che richiedono setting e percorsi dedicati, accesso prioritario e una presa in carico integrata con i professionisti del percorso nascita.
L’impatto economico dei problemi di salute mentale perinatale non trattati supera di gran lunga il costo necessario a rendere disponibili servizi di salute mentali adeguati
“La promozione e la tutela della salute mentale della donna in gravidanza e nell’anno successivo alla nascita del bambino rappresentano una priorità di salute pubblica riconosciuta a livello internazionale – sottolinea Ilaria Lega, che ha coordinato lo studio- I disturbi mentali sono tra le patologie più frequenti della gravidanza e del periodo postnatale, ne soffre una donna su cinque. Se non riconosciuti e trattati adeguatamente, questi disturbi hanno un impatto negativo a breve, medio e lungo termine sulla salute della donna e del bambino. Le ricerche della LSE dimostrano che l’impatto economico dei problemi di salute mentale perinatale non trattati supera di gran lunga il costo necessario a rendere disponibili servizi di salute mentali adeguati.”
L’indagine, condotta nell’ambito del progetto “Rilevazione dei percorsi preventivi e assistenziali offerti alla donna, alla coppia e ai genitori per promuovere i primi 1000 giorni di vita, anche al fine di individuare le buone pratiche, i modelli organizzativi e gli interventi adeguati”, realizzato con il supporto tecnico e finanziario del Ministero della Salute nell’ambito del bando CCM 2019 e coordinato dal Reparto Salute della Donna e dell’Età Evolutiva del CNaPPS, ISS, ha coinvolto i professionisti sanitari dei 127 DSM nazionali. “Se l’alta partecipazione testimonia l’interesse e la sensibilità dei professionisti dei DSM su questo tema – continua Lega – i risultati segnalano l’urgenza di rendere disponibili nei servizi di salute mentale formazione specifica e personale per la presa in carico dei disturbi mentali perinatali, contribuendo a promuovere la salute di almeno due generazioni”.