Il congresso della Società Italiana di Health Technology Assessment (Sihta) è stato anche quest’anno l’occasione per promuovere un importante momento di discussione fra l’industria del settore, i regolatori, le associazioni di professionisti e gli utenti finali delle innovazioni tecnologiche. Si tratta dell’Health Policy Forum (HPF), appuntamento annuale promosso da Sihta insieme all’Associazione Italiana di Economia Sanitaria (Aies), la Società Italiana di Igiene, Medicina Preventiva e Sanità pubblica (Siti), la Società Italiana dei Farmacisti Ospedalieri (Sifo) e la Società Italiana di Epidemiologia (Aie). Riunendo circa 70 rappresentanti di ciascuna categoria, quest’anno il meeting ha prodotto un interessante documento con tutti i suggerimenti degli stakeholder del settore per arrivare ad una realizzazione sensata del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Le metrologie utilizzate dal forum per incoraggiare lo scambio libero di opinioni fra i partecipanti si sono basate sul Chatham House Rule, un modello relazionale nato a Londra nel 1927 e molto utilizzato dagli organismi internazionali per garantire la libera espressione dei partecipanti. In questo modo il forum ha creato le condizioni affinché tutti gli stakeholder potessero discutere in modo aperto degli aspetti metodologici del processo dell’Health Technology Assessment in relazione al Pnrr, segnalandone problemi e criticità.
Ne abbiamo parlato con il coordinatore del forum HPF, il professor Americo Cicchetti, direttore dell’Alta Scuola di Economia e Management dei Sistemi Sanitari dell’Università Cattolica di Roma.
PNRR, fra bisogni reali e procedure di disinvestimento
L’intero Health Policy Forum di quest’anno ha ruotato intorno ai primi passi mossi nella realizzazione di quanto prescritto dal Pnrr dal punto di vista dell’allocazione delle risorse. Lo scopo? Capire se i tanti fondi stanziati stanno andando nella giusta direzione.
“Siamo partiti dagli obiettivi dettati dal Piano, analizzandoli uno ad uno – ha detto il professor Cicchetti. Partendo dall’ammodernamento del parco tecnologico, un investimento che vale 2,2 miliardi, abbiamo subito evidenziato come manchi una lista dei bisogni reali del Paese”. Secondo gli esperti, infatti, sostituire tutte le apparecchiature obsolete, selezionando indistintamente quelle più vecchie di 5 anni non basta. “L’ammodernamento delle apparecchiature dovrebbe dipendere dall’analisi del fabbisogno tecnologico sulla base delle risorse strutturali della presenza del personale che poi le userà – ha spiegato Cicchetti –. Solo così si possono valutare costi e benefici dell’operazione e rendere misurabile l’efficacia dell’investimento”.
Il tutto senza contare che prima ancora di “comprare” qualcosa di nuovo servirebbe assicurarsi che serva ancora. Ci dovrebbe essere quindi una procedura di disinvestimento in grado di capire se è opportuno allocare le risorse per sostituire tutti i macchinari obsoleti, alcuni dei quali potrebbero essere sottoutilizzati, oppure ridisegnare la mappa delle grandi apparecchiature presenti negli ospedali per collocarle in maniera più strategica.
Fattibilità e digitalizzazione
“Un altro punto importante che è emerso dai lavori del forum riguarda la fattibilità di alcune operazioni previste dal Pnrr – ha proseguito il professore. Al momento sembra impossibile riuscire a produrre, installare e rendere funzionanti in soli 5 anni tutti i macchinari obsoleti che risultano da sostituire. Occorre quindi che le commissioni del Ministero studino bene le tempistiche reali che un’operazione del genere richiede al fine di non perdere gli incentivi che per l’Italia rappresentano una occasione più unica che rara per rimettersi in pista”.
Anche l’altro grosso tema del Pnrr, la digitalizzazione, deve essere declinata in chiave più realistica. Agli esperti non risulta infatti chiaro come una maggior digitalizzazione del sistema possa andare, da sola, a superare la frammentazione del patrimonio tecnologico degli utenti. “Il Fse, il fascicolo sanitario elettronico, non è assolutamente sufficiente perché non è altro che una collezione di documenti in pdf – ha spiegato Cicchetti –. Serve invece una vera e propria cartella clinica elettronica in grado di integrare i dati che provengono da qualsiasi punto del sistema sanitario: dalle visite della sanità privata all’acquisto di farmaci in farmacia”.
Ripartizione delle risorse e superamento delle differenze locali
Il Pnrr è l’ultima occasione che il Paese ha di riequilibrare le differenze fra le singole regioni, dove spesso ci sono modelli diversi. La proposta di ripartire le risorse in base alla spesa corrente, secondo il consueto modello pro-capite, risulta secondo gli esperti dell’HPF del tutto inadeguata a superare le differenze locali.
“Per capire come allocare le risorse in un modo realmente efficace serve coinvolgere l’utenza – ha continuato Cicchetti. Cittadini e pazienti, ovvero i destinatari finali dell’azione sanitaria, devono poter orientare le scelte di stanziamenti la cui efficacia può essere riconfermata dal modello della leva finanziaria per la quale i fondi arrivano solo ad obiettivi raggiunti”.
“Questo incontro – ha ricordato infine il professore, parlando del tema generale del forum – lo abbiamo chiesto perché i segnali iniziali non sono incoraggianti e vanno verso una distribuzione a pioggia e non una valutazione puntuale dei bisogni. Abbiamo avanzato delle proposte. Quello che vediamo è che c’è poca trasparenza nel Pnrr nei criteri di richiesta”.
La valutazione Hta
L’Hta, la valutazione delle tecnologie, è un processo multidisciplinare che sintetizza le informazioni sulle questioni cliniche, economiche, sociali ed etiche connesse all’uso di una tecnologia sanitaria, in modo sistematico, trasparente, imparziale e solido. È un modello nato in Canada negli anni ’70 con l’obiettivo di contribuire all’individuazione di politiche sanitarie sicure, efficaci, incentrate sui pazienti e mirate a conseguire il miglior valore. Il processo di Hta si basa su evidenze scientifiche tratte da studi e analizzate per specifiche tipologie di intervento sanitario su determinate popolazioni di pazienti, confrontando gli esiti e i risultati con quelli di tecnologie sanitarie di altro genere o con lo standard di cura corrente. Le tecnologie oggetto di valutazione possono essere farmaci, dispositivi medici, vaccini, procedure e, più in generale, tutti i sistemi sviluppati per risolvere un problema di salute e migliorare la qualità della vita.
“Da oltre 50 anni questa metodologia viene usata con successo anche in Europa e piano piano si è diffusa anche in Sudamerica, Asia e Cina – ha spiegato Cicchetti. L’Italia è uno dei pochi Paesi europei industrializzati a non avere ancora una regia unica che si serva di questo modello anche se nell’ultimo aggiornamento del decreto Lorenzin c’è una procedura normata ma ancora non attuata. Siamo ancora in attesa di vederne l’applicazione legislativa”.
Il ruolo ancora marginale dell’HTA in Italia e la cultura del dato
Avviato nel 2010, l’Health Policy Forum è arrivato ormai alla 12esima edizione e spesso ha anticipato percorsi dell’HTA anche a livello istituzionale. Coinvolgendo un rappresentante per ogni istituzione, questa tavola rotonda, a detta del suo stesso moderatore, si propone da tempo un obiettivo molto ambizioso che va oltre i temi scelti di volta in volta: “Vogliamo influenzare la creazione di una agenzia nazionale di HTA – ha concluso Cicchetti – perché crediamo che in Italia vada recuperata una cultura del dato. Se l’Italia è ancora l’unico paese che non ha un istituto per le valutazioni scientifiche delle apparecchiature è per mancanza di fiducia nella scienza. Crederci a parole non basta, bisogna iniziare a basare le scelte politiche su valutazioni che dipendono dall’analisi dei dati come quelle che negli altri paesi industrializzati provengono da uffici di Assessment tecnologico, invece che basarci sui pareri più o meno circostanziati di esperti e consulenti governativi”.