Il farmacista ospedaliero è oggi uno dei manager-cardine della sanità italiana. Un manager che in alcuni casi gestisce budget che superano i 200 milioni di euro. Un professionista che si trova ad aver a che fare con i fattori più avanzati e decisivi del rinnovamento del SSN: terapie innovative, dispositivi tecnologicamente avanzati, nuovo rapporto con la sanità di prossimità.
Su questi temi e sulle prospettive della professione è in via di svolgimento a Torino il secondo modulo del corso di alta formazione Masterpharm 23, evento formativo sviluppato in tre differenti moduli con il coordinamento scientifico di Francesco Cattel, direttore della struttura complessa di farmacia ospedaliera dell’Azienda Ospedaliera Universitaria Città della Salute e della Scienza di Torino. Il corso, giunto quest’anno alla seconda edizione, con il coinvolgimento di relatori, docenti ed esperti di settore all’interno di un approccio lavorativo dialogico e pratico, si sviluppa su tre momenti: il primo, svoltosi ad aprile, con il modulo base, regionale; il secondo, modulo advanced-nazionale, che si chiude oggi; infine, il modulo international, in programma dall’8 al 10 novembre.
“Il corso nasce dalla considerazione che la farmacia ospedaliera ha avuto uno sviluppo enorme in questi ultimi vent’anni”, spiega Cattel, che abbiamo intervistato. “Negli anni ‘90 il farmacista ospedaliero era un professionista semi-nascosto, che gestiva il magazzino del farmaco nelle strutture di cura, mentre oggi quando riflettiamo sulle sue competenze attuali ci accorgiamo che vanno dall’oncologia alla ricerca, dalla logistica alla discussione dei casi clinici, dalla relazione con i pazienti per favorirne l’aderenza al contributo in termini di sostenibilità e sicurezza di terapie e di medical device. Abbiamo quindi sviluppato il programma di Masterpharm 2023 cercando di mettere sotto la lente l’insieme di tutte le vastissime responsabilità che oggi sono attribuite alla nostra professione. Il corso intende proprio illustrare e approfondire temi e ambiti professionali, con un obiettivo preciso: cercare di mettere a confronto le migliori esperienze realizzate in Piemonte, in Italia e all’estero, per farne tesoro e utilizzarle come best practice operative”.
In questi giorni l’attenzione è stata rivolta alle eccellenze nazionali: una scelta in controtendenza rispetto al dibattito che spesso si concentra sulle criticità. Perché?
L’importanza della formazione è riassunta nel detto: “l’opportunità incontra la preparazione”
Al termine della prima giornata formativa, ho improvvisato un “take home message”: nonostante le difficoltà correlate al fatto di essere perennemente in spending review, con problemi burocratici e difficoltà di organizzazione sanitaria tra Regioni, bisogna mantenersi positivi, perché corsi di alta formazione come questo danno la possibilità a colleghi provenienti da realtà e Regioni diverse di incontrarsi, raccogliere spunti professionali e accrescere il proprio bagaglio culturale per poter essere pronti quando magari le circostanze nel proprio ospedale o nella propria Regione potrebbero essere favorevoli. Un concetto ben riassunto dal detto “l’opportunità incontra la preparazione”.
Sia a detta dei partecipanti che dei docenti, l’obiettivo del corso è stato centrato: l’appuntamento è stato di grande utilità per imparare e capire cosa sta succedendo a livello nazionale e in altre realtà. Potersi confrontare con altri colleghi può dare adito a nuove idee, progetti e stimoli da portare avanti. È un’iniezione di positività.
Tra gli argomenti cui viene dedicata particolare attenzione nel corso, c’è l’innovazione tecnologica: è la priorità per il farmacista ospedaliero oggi?
Sperando che arrivino i fondi del PNRR, l’innovazione tecnologica è importantissima
Sperando che arrivino i fondi del PNRR, l’innovazione tecnologica è importantissima, perché consente di migliorare l’efficienza e di costruire i nuovi modelli organizzativi della farmacia ospedaliera del futuro. Si possono costruire nuovi indici di misurazione che permettono di condurre studi sui Real World Data e di valutare l’appropriatezza. Inoltre, l’innovazione apre alla possibilità di lavorare secondo una visione più ampia, non solo ospedalocentrica ma in un’ottica di continuità ospedale-territorio, pensando ad esempio alla gestione delle RSA e della cronicità.
Ancora, ci sono sfide importanti anche nelle valutazioni di Hta e nell’ambito della riorganizzazione di Aifa e a livello europeo.
Il direttore della farmacia ospedaliera è una delle figure di riferimento in tema di sostenibilità sanitaria e qualità delle cure. Un equilibrio possibile?
Bisogna porsi obiettivi di miglioramento della qualità, ma raggiungibili
È come allenarsi per il salto in alto: bisogna collocare l’asticella nella posizione giusta, né a un metro da terra né a tre. Prima è necessario mettere bene a fuoco qual è l’altezza giusta da saltare, poi esercitarsi per poterlo fare. Serve porsi obiettivi che concedano una crescita nella qualità, ma raggiungibili con le risorse a disposizione.
Si discute molto della carenza di medici specialisti e altri professionisti della sanità, un po’ meno di quella dei farmacisti ospedalieri. Mancano?
Sempre. Siamo costantemente sotto organico.
Cosa comporta?
Le conseguenze ricadono sull’Azienda, proprio perché il farmacista è un elemento chiave in termini di sostenibilità e qualità delle cure. Bisogna acquisire la mentalità dell’investimento: assumere un farmacista – così come un professionista di un’altra professione sanitaria utile – permette nell’arco dei successivi due-tre anni non solo di ripagare i costi, ma di contenere la spesa. Purtroppo, molte volte si rimane legati a una cultura di bilancio di esercizio e questo crea dei problemi, perché se l’obiettivo è di contenere la spesa entro fine anno non si può investire, mentre se si ha la forza di farlo e andare in deficit, nel giro di pochi anni si va in risparmio.