La formazione dei professionisti su salute e migrazione: il progetto TRAIN4M&H

La formazione dei professionisti sulle dinamiche che legano salute e migrazione è un processo complesso che richiede conoscenze metodologiche specifiche e un approccio multidisciplinare. Il Centro Nazionale per la Salute Globale dell’Istituto Superiore di Sanità e il Dipartimento Sanità Pubblica e Malattie Infettive dell’Università La Sapienza sono tra i partner del progetto europeo TRAIN4M&H, che ha affrontato questo tema.

La migrazione fa parte della storia dell’uomo sin dalle origini ed è considerata un determinante di salute al pari dell’istruzione, dell’occupazione e dell’abitazione. Per capire come può essere affrontato il complesso processo della formazione dei professionisti impegnati in prima linea sul fronte della salute dei migranti, abbiamo interpellato Silvia Declich, ricercatrice del Centro nazionale per la salute globale dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), e Maurizio Marceca, già presidente della Società Italiana di Medicina delle Migrazioni (Simm), docente del Dipartimento di Sanità Pubblica e Malattie Infettive della Sapienza Università di Roma. Iss e la Sapienza sono due degli enti partner del progetto europeo rivolto a professionisti sanitari, forze dell’ordine e operatori sociali TRAIN4M&H (Training for first-line health professionals, social workers and law enforcement officers working at local level with migrants and refugees, and training of trainers), da poco concluso con la pubblicazione online del materiale formativo, che è stato tradotto in tutte le lingue dei Paesi dell’Unione, per renderlo disponibile a chiunque voglia usufruirne.

Salute globale e disuguaglianze di salute

Silvia DeclichLa salute globale è un approccio integrato di ricerca e azione che mira a dare pieno significato e attuazione a una visione della salute come stato di benessere bio-psico-sociale e come diritto umano fondamentale, nel quale salute e malattia sono considerate risultati di processi non solo biologici ma anche economici, sociali, politici, culturali e ambientali, trascendendo e superando le prospettive, gli interessi e le possibilità delle singole nazioni”, afferma Declich. “Questo nuovo paradigma, basato su ampie evidenze scientifiche e sulla conoscenza dei determinanti di salute (fattori comportamentali, socio-economici, culturali, ambientali, condizioni di vita e lavoro, che influenzano lo stato di salute di un individuo o di una comunità), può essere applicato alla prevenzione, al trattamento delle malattie e alla promozione della salute a livello individuale e di popolazione”.

La salute globale pone particolare attenzione all’analisi delle disuguaglianze di salute, che sono presenti in termini di speranza di vita, malattie e disabilità sia all’interno dei Paesi, sia tra di essi. Se non giustificate da un punto di vista biologico, le disuguaglianze di salute sono riconducibili ai determinanti di salute e sono, quindi, inique perché evitabili. L’approccio di salute globale promuove, tra gli altri, il rafforzamento dei sistemi sanitari in un’ottica universalistica con riforme orientate all’equità, solidarietà, sostenibilità e inclusione sociale. “Per questo è necessariamente intersettoriale, transdisciplinare, multi-metodologico e transnazionale. Mira a colmare il divario tra evidenza scientifica e decisioni operative, nell’ambito degli Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’agenda 2030“, spiega la ricercatrice.

“L’attività di salute globale dell’ISS comprende anche la ricerca clinica e traslazionale, la formazione e la cooperazione, e abbraccia geograficamente paesi economicamente avvantaggiati e paesi a risorse limitate. Affronta tutte le malattie dell’uomo, non soltanto le cosiddette ‘malattie della povertà’, poiché i fattori strutturali, socio-economici, politici, e le problematiche di accesso, di diritti e di discriminazione che sono alla base delle disuguaglianze di salute sono comuni. In questo particolare momento storico e in un contesto geopolitico caratterizzato da imponenti flussi migratori, lo studio e l’analisi dei fattori in grado di influenzare la salute (i cosiddetti determinanti di salute) nel contesto migratorio e nei paesi di origine, transito e destinazione, inclusa l’Italia, costituiscono un presupposto fondamentale per la definizione di politiche idonee e per l’organizzazione di una offerta che sia realmente inclusiva ed equa”.

Nell’ambito della missione del Centro nazionale per la salute globale dell’Iss è nata l’impostazione del percorso formativo TRAIN4M&H, nel quale ISS e Sapienza si sono occupati della parte ideativa.

Il progetto TRAIN4M&H

Richiesto e finanziato dalla Direzione generale per la salute e la sicurezza alimentare e dall’Agenzia esecutiva per i consumatori, la salute, l’agricoltura e la sicurezza alimentare della Commissione Europea, il progetto TRAIN4M&H, partito a marzo 2018 e concluso a novembre 2020, aveva l’obiettivo di produrre e condurre un programma di formazione in tutti i Paesi dell’Unione europea per operatori sanitari, forze dell’ordine e operatori sociali che lavorano in prima linea con i migranti e i rifugiati nei Paesi di primo arrivo, e per i coach trainer di operatori sanitari nelle nazioni che in futuro potrebbero essere maggiormente coinvolte nei flussi migratori.

L’iniziativa era finalizzata a sviluppare e rinforzare le competenze, migliorare la comprensione e le attitudini positive degli operatori che lavorano con i migranti, ed è stata attuata da un consorzio coordinato dall’Agenzia di servizi del Ministero della cooperazione allo sviluppo tedesca Giz, in collaborazione con l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Oim), a cui hanno aderito la Scuola di Sanità Pubblica francese (Ehesp), l’Istituto di Sanità Pubblica dell’Università di Porto, l’Associazione Europea delle Scuole di Sanità Pubblica (Aspher), l’Istituto Superiore di Sanità e la Sapienza Università di Roma – Dipartimento di Sanità Pubblica e Malattie Infettive.

Creazione e sviluppo di pacchetti formativi

La formazione dei professionisti sulle dinamiche che legano salute e migrazione è un processo complesso, richiede una conoscenza metodologica sulla formazione degli adulti, la necessità di tener conto delle esperienze precedenti dei discenti, la conoscenza dei loro bisogni formativi e un approccio interdisciplinare. Sulla base di questa consapevolezza, il Centro Nazionale per la Salute Globale dell’Iss ed il Dipartimento di Sanità Pubblica e Malattie Infettive della Sapienza si sono occupati della creazione di un corso di 8 ore rivolto a professionisti sanitari, forze dell’ordine, operatori sociali e coach trainer. Il processo di costruzione è partito da materiale già esistente e validato, che potesse coinvolgere professionisti con diversi background professionali e disciplinari, con un eterogeneo grado di conoscenza sul fenomeno salute e migrazione e che operassero in contesti legislativi e politici differenti.

Il risultato sono i quattro i programmi di formazione che prevedono dei momenti formativi comuni, nell’ottica di favorire lo scambio di conoscenze sulla salute dei migranti e migliorare la comunicazione tra settori. “Avremmo potuto pensare a pacchetti separati per i tre diversi target della formazione, invece abbiamo deciso di lavorare sull’ipotesi di aiutare chi opera in prima linea a vedere un altro punto di vista – dice Declich – Abbiamo quindi ipotizzato classi miste, in cui i tre settori (professionisti sanitari, forze dell’ordine, operatori sociali), che spesso lavorano in modo separato, avessero occasione di scambiarsi esperienze e farsi domande. Il riscontro è stato ottimo: funziona”.

“La formazione è stata concepita come un processo finalizzato non solo a trasmettere informazioni o nozioni su argomenti specifici, ma orientato all’evoluzione delle precedenti conoscenze dei discenti, creando una connessione tra i vari argomenti e le esperienze professionali personali – spiega Declich -. Dopo lo sviluppo del programma effettuato da ISS e Sapienza, la fase di realizzazione in Italia è stata condotta dall’Organizzazione Internazionale Migrazioni (Oim), con il supporto della Simm, che hanno realizzato la formazione e lo scambio di buone pratiche a supporto di operatori sanitari, operatori e funzionari della Pubblica Sicurezza e assistenti e operatori sociali in prima linea nell’assistenza a migranti, richiedenti asilo e rifugiati in tre regioni italiane. Uno schema simile si è ripetuto in tutti i paesi dell’Unione e adesso i materiali sono disponibili in tutte le lingue per essere utilizzati in ulteriori sessioni di formazione”.

I contenuti del percorso formativo TRAIN4M&H

Maurizio-Marceca“Il fenomeno migratorio è prima di tutto un fenomeno sociale, che si produce in tutto il mondo da sempre – afferma Marceca de la Sapienza -. Noi homo sapiens sapiens abbiamo iniziato a spostarci tra i 65 e gli 85 mila anni fa. La migrazione è connaturata alla nostra evoluzione: è il modo che il genere umano ha sempre usato per cercare di migliorare la qualità di vita quando nella storia si sono verificati dei fattori espulsivi, ad esempio climatici o geopolitici”.

Il progetto TRAIN4M&H è nato all’indomani del grande afflusso di migranti verso l’Europa seguito alla crisi geopolitica della Siria: “Non essendosi trovata una soluzione diplomatica, milioni di siriani sono dovuti emigrare verso il nostro continente, tra cui molte delle oltre 180 mila persone arrivate in Italia nel solo 2016; in questi termini non accadeva dai tempi della Seconda Guerra Mondiale – spiega Marceca -. Ma questo non vuol dire che sia giusto interpretarlo come fenomeno securitario, che è invece, a mio parere, la dimensione meno rilevante rispetto a quella sociale. Non intendo negare che massive emigrazioni possano creare difficoltà, ma dal 2016 in Italia il numero di sbarchi è diminuito enormemente ed è ancora molto limitato a fronte dei circa 5,3 milioni di persone che vivono e lavorano nel nostro Paese, pagano le tasse, frequentano le scuole, usano i servizi”.

Queste le premesse alla base del programma: “È importante formare insieme diverse tipologie di professionisti, come in questo caso, operatori sanitari, sociali e forze dell’ordine, perché è fondamentale che la capacità di risposta dei soggetti coinvolti dal fenomeno migratorio sia integrata – sottolinea il professore -. Non si può parlare di salute degli immigrati di recente arrivo senza immaginare il supporto legale, sociale, psico-emotivo: sono necessarie conoscenze, sensibilità e consapevolezze trasversali. Quando è stata erogata la formazione, i partecipanti si sono resi conto che per loro è stato estremamente positivo. Partecipare insieme a un momento di riflessione è utile anche per superare preconcetti e stereotipi e rafforza la capacità del sistema di rispondere adeguatamente”.

La Commissione Europea ha posto un unico vincolo: “Dovevamo usare materiali esistenti, già disponibili in quanto prodotti di precedenti progetti sostenuti da diversi e cospicui finanziamenti – commenta Marceca -. Un limite per noi ma un principio corretto di valorizzazione di documentazione già prodotta in ambito europeo”.

Quanto ai contenuti, dice il docente, “ovviamente, prima di entrare nel merito di aspetti specifici, abbiamo cercato di fornire delle chiavi di lettura del fenomeno, come cornice al cui interno introdurre argomenti più specifici. Ci siamo concentrati su come leggere e analizzare i bisogni di salute dei migranti e quali sfide la realtà sembra porre ai governi e alle diverse espressioni istituzionali, pur con le diversificazioni tra Paesi di primo arrivo, come Italia, Spagna e Grecia, e gli altri di destinazione secondaria, alcuni dei quali – come sappiamo – si sono purtroppo rifiutati di partecipare alla ‘relocation’ nel contesto dell’Unione Europea come ritengo sarebbe stato loro dovere”.

L’Organizzazione Mondiale per la Salute (Oms) ritiene la migrazione un determinante della salute, così come l’istruzione, l’occupazione e l’abitazione: “In base agli indirizzi internazionali ed europei, non andrebbero posti vincoli all’accesso dei migranti ai servizi di base, che renderebbero la categoria ancora più vulnerabile. Non è un atto filantropico ma un doveroso intervento di sanità pubblica per proteggere la salute della comunità oltre che dei singoli individui”.

Una parte dei contenuti del corso è dedicata ai gruppi vulnerabili: minori stranieri, vittime di tortura e di tratta, donne in gravidanza, malati cronici e anziani. Poi c’è il capitolo della salute mentale: “Oltre al primo soccorso psicologico per i migranti, il percorso non ignora la necessità di lavorare anche sui professionisti coinvolti: già il fatto di essere esposti quotidianamente a racconti di torture e violenze estreme li rende infatti vulnerabili a una traumatizzazione secondaria”.

Per approfondire

  • Visita la pagina dedicata al progetto TRAIN4M&H sul sito ISS
  • Visita la pagina dedicata al progetto TRAIN4M&H su EpiCentro

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Adriana Riccomagno
Giornalista professionista in ambito sanitario