«Intelligenza artificiale in odontoiatria, attenti al fai da te…»

Una immagine, un presidio ortodontico creato a casa con stampante 3D e la "supervisione" della AI. Ecco lo scenario che a TrendSanità affronta Gerhard K. Seeberger, presidente nazionale Associazione italiana odontoiatri (AIO)

L’era dell’odontoiatria supportata dall’intelligenza artificiale è alle porte. L’auspicio è quello di elevare la professione a nuovi livelli di eccellenza e innovazione. Tuttavia, c’è un “ma”. Perché se da un lato, grazie alle nuove tecnologie, il settore dentale si arricchisce di nuovi operatori che producono e offrono materiali per il dentista e dispositivi su misura per il paziente, dall’altro i rischi dell’intelligenza artificiale in sanità sono tutt’altro che peregrini.

«Anche perché, ad ora, mancano i controlli». È l’allarme lanciato dall’Associazione italiana odontoiatri (AIO), sindacato con 8mila soci nelle 106 province e rappresentanze nei principali tavoli istituzionali coinvolti. TrendSanità ha affrontato il tema dell’AI in odontoiatria con Gerhard K. Seeberger, presidente nazionale AIO, preoccupato che – tra allineatori e protesi – si stiano diffondendo sempre di più i dispositivi su misura, per la cui progettazione e produzione viene spesso sorpassato il vaglio del medico odontoiatra.

«Solo il medico, magari usando l’AI per facilitare il tutto, può prendersi in carico patologicamente, umanamente e legalmente il paziente»

Gerhard K. Seeberger

Da qui, un esempio pratico. «Nel momento in cui un paziente, attraverso imaging o altri dati auto rilevati, fa eseguire elaborazioni a uno strumento di intelligenza artificiale e da ciò deriva una terapia – che sia un allineatore ortodontico piuttosto che elementi di sostituzione provvisoria di elementi mancanti, magari costruiti con una stampante 3D a casa del paziente – accade che il rapporto con il medico viene a mancare e con ciò, in automatico, la possibilità di avere la terapia corretta o, meglio, l’unica possibile. Parliamo di quella terapia sviluppata dall’unico sensore con cervello istruito e continuamente informato da anni di esperienze che può comprendere nello stesso tempo la necessità, la patologia, il livello di informazione necessaria, lo stato psicologico del paziente e cioè un medico esperto che è, anche, un essere umano. Solo il medico, magari usando l’AI per facilitare il tutto, può prendersi in carico patologicamente, umanamente e legalmente il paziente. E il paziente si potrà rivolgere a lui per qualsiasi dubbio, problema o chiamarlo in causa».

«Come Associazione italiana odontoiatri – spiega Seeberger – chiediamo che a livello nazionale e sovranazionale si aprano tavoli permanenti generali e specialistici, scientifici e normativi, fra tutti gli stakeholder (odontoiatri inclusi) per governare questa evoluzione relazionale del genere umano dal punto di vista tecnico, legale, etico e sociale, evitando di affidarla al libero arbitrio. Affinché – prosegue Seeberger – il computer non prenda il posto del medico-odontoiatra bensì lo aiuti a lavorare meglio».

«Come Associazione italiana odontoiatri chiediamo che a livello nazionale e sovranazionale si aprano tavoli permanenti generali e specialistici, scientifici e normativi, fra tutti gli stakeholder»

L’AIO, dunque, ritiene che ogni singolo manufatto – ortodontico protesico oppure di altro tipo – debba essere riconducibile all’atto odontoiatrico e alla deontologia. Un tema, quello delle regole dell’intelligenza artificiale in odontoiatria, sul quale l’Associazione ha dibattuto nel suo 10° Congresso politico che si è svolto a Modena qualche mese fa. Nell’occasione, il segretario sindacale AIO, Danilo Savini, ha tuonato: «Allo stato attuale basterebbe prendere due misure – magari a distanza – per realizzare, anche grazie a sistemi di AI, manufatti calibrati sul prototipo del cavo orale del paziente odontoiatrico. Che tuttavia non sono in alcun modo “terapeutici”, perché dietro non c’è né la visita, né la decisione di un professionista».

Commissione permanente per studiare l’AI

L’Associazione italiana odontoiatri ha, quindi, istituito una commissione permanente di studio volta a monitorare le applicazioni dell’intelligenza artificiale, «che va considerata – ha ammesso ancora Savini – un’evoluzione inevitabile di tutte le nostre attività e non meramente una nuova tecnologia». Parole, le sue, che oggi vengono rafforzate dal presidente Seeberger: «La nuova commissione AI è incaricata di confrontarsi con altre professioni sia per produrre documenti a beneficio delle istituzioni sia per stimolare un confronto sull’intelligenza artificiale con i colleghi nel resto d’Europa. La nostra scelta di “internazionalizzare” la ritengo doverosa adesso che l’informatica sanitaria, ci propone, insieme a nuove soluzioni, anche nuovi processi di pensiero».

Nel dettaglio, la commissione – composta da esperti odontoiatri in ambito scientifico sotto la guida del segretario culturale nazionale AIO, Vincenzo Musella e da esperti odontoiatri in ambito normativo e sindacale sotto la guida del segretario sindacale Savini – ha tre obiettivi principali da perseguire. «Il continuo aggiornamento sui temi di AI, sia scientifici, sia legali che abbiano attinenza con l’odontoiatria; il confronto con le altre paritetiche commissioni, scientifiche e istituzionali, anche per la stesura di linee guida o buone pratiche; la creazione di una banca dati scientifica e legale sulla AI specifica per il settore odontoiatrico e condivisa con gli associati mediante corsi o qualsiasi altro canale venga ritenuto opportuno», spiega Seeberger.

«L’Associazione italiana odontoiatri ha istituito una commissione permanente di studio volta a monitorare le applicazioni dell’intelligenza artificiale»

Il presidente AIO, poi, tocca gli importanti temi dell’aggiornamento professionale («i professionisti devono assolutamente restare al passo con i tempi, e l’aggiornamento è uno degli obiettivi di AIO e della sua commissione. Poiché questa realtà è – e sempre di più sarà – il nuovo ambiente comunicativo e operativo dove sviluppare buona sanità e buona odontoiatria, che il professionista lo voglia o meno») e del confronto costante («in medicina – e odontoiatria soprattutto – c’è molto interloquire, anche pragmatico, sotto l’aspetto scientifico e normativo della AI. Per esempio, la Sit, Società italiana di telemedicina con la quale intendiamo rapportarci, è assai attiva al pari di altre realtà in campo scientifico. Anche a livello politico c’è grande attenzione»).

Innovazione tecnologica in sanità che la stessa Sit sta perseguendo con una serie di attività: dalle prime Linee guida per la telemedicina in cardiologia, nel marzo 2023, all’istituzione, a fine gennaio scorso, di una nuova commissione nazionale per l’introduzione delle tecnologie abilitanti e immersive nella sanità nazionale, sia pubblica sia privata. Soprattutto, la commissione si dedicherà all’ampliamento della digitalizzazione nel comparto sanitario, e ad alcune tecnologie avanzate: dall’intelligenza artificiale alla realtà virtuale e realtà aumentata, dalla mixed reality all’assistenza virtuale o da remoto. Tutte innovazioni che saranno integrate all’interno di un sistema olistico per il miglioramento dei servizi sanitari in ospedali pubblici e privati.

Intelligenza artificiale e rapporto medico-paziente

Dunque, non c’è alcuna preclusione, da parte di AIO, nei confronti dell’AI. Certamente c’è fermento globale attorno al tema, basti pensare che lo scorso 18 gennaio l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha pubblicato il documento Ethics and governance of artificial intelligence for health con le oltre 40 raccomandazioni che devono essere prese in considerazione da governi, aziende tecnologiche e fornitori di assistenza sanitaria per assicurare l’utilizzo appropriato dei modelli multimodali di grandi dimensioni, tecnologia di AI generativa in veloce sviluppo su piattaforme come ChatGPT. E ancora, è opportuno citare l’AI Act, il regolamento dell’Unione Europea atto a disciplinare l’uso dell’intelligenza artificiale, la tutela della privacy e la protezione dei dati, che nel comparto salute ha rilevanti ripercussioni per aziende sanitarie, ospedali e operatori del settore.

«Nessun preconcetto – ribadisce Seeberger –, anzi, nel settore odontoiatrico l’intelligenza artificiale ha portato, e sempre più porterà, la possibilità di sfruttare la simulazione, la precisione, il brainstorming, il controllo a distanza, il machine learning adattivo. Tutti esempi che, all’atto pratico, possono facilitare e migliorare il rapporto tra medico e paziente». Ma ci sono delle condizioni imprescindibili da rispettare. Già, perché, se è corretto, prosegue il presidente di AIO, «che il paziente sia munito di un’adeguata health literacy (poiché l’alfabetizzazione sanitaria contribuisce meglio al risultato della cura) e al contempo, grazie all’AI, possa risolvere dubbi oppure ottenere terapie con minori spostamenti (a vantaggio dell’ambiente), è altrettanto vero che ci sono dei confini da rispettare».

«Se non si interviene tempestivamente, ci saranno sempre di più sovradiagnosi e sovratrattamenti, false aspettative, auto mercificazione della propria salute»

È innegabile, dunque, che stiamo assistendo a una deriva consumistica in sanità e – nel caso specifico – in odontoiatria, e ciò può essere incrementato dall’intelligenza artificiale. Con quali possibili rischi? Pronta la replica del presidente di AIO: «Non parlerei di eventuali pericoli, ma di assoluta certezza che, se non si interviene tempestivamente, ci saranno sempre di più sovradiagnosi e sovratrattamenti, false aspettative, auto mercificazione della propria salute e un rapido allontanamento dalla person-centered care o precision medicine. Prerequisito, quest’ultimo, per raggiungere la copertura universale della salute (inclusa quella orale) definita nel target 3.8 dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile, approvati dall’Organizzazione delle Nazioni Unite, da raggiungere entro il 2030 come stabilito nell’Agenda globale per lo sviluppo sostenibile. Non tralasciando, poi, le problematiche legali o di responsabilità quando incautamente un collega si sia interposto in un qualsiasi step del flusso senza averne il controllo totale».

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Massimo Canorro
Giornalista specializzato in salute e sanità