Crede in modo risoluto al ruolo degli IRCCS e con la sua responsabilità sul tema della ricerca sanitaria non perde occasione per ribadire l’importanza di questa rete. Ma per difendere e valorizzare il loro ruolo è consapevole dei limiti che gli istituti di ricerca e cura a carattere scientifico hanno accumulato nella storia quasi centenaria che li vede eccellenza della sanità italiana e della necessità che la riforma avviata nel 2022 possa dispiegare i suoi effetti.
È Maria Rosaria Campitiello, Capo Dipartimento della prevenzione, della ricerca e delle emergenze sanitarie del Ministero della Salute, e risponde alle domande di TrendSanità ripartendo dall’analisi realizzata dalla nostra testata nei giorni scorsi. Fondi, personale e territorio i nodi da affrontare.
A che punto siamo?
«Stiamo lavorando alla riforma, anche se con qualche difficoltà dovuta all’attesa della nomina ufficiale del direttore alla ricerca, già proposta dal Ministro. La burocrazia ha i suoi tempi e dobbiamo rispettarli» spiega riferendosi alla nomina che dovrebbe a breve diventare ufficiale, quella del nuovo Direttore Generale della Ricerca e dell’Innovazione in Sanità del Ministero della Salute, Graziano Lardo.
Quali sono le principali attività in corso?
Garantire ai cittadini la possibilità di accedere in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale a questi centri di eccellenza
«In questo momento stiamo conducendo un importante lavoro di ascolto con tutti gli IRCCS, sia pubblici, sia privati. Stiamo raccogliendo le loro esigenze per capire quali modifiche normative potrebbero essere necessarie quest’anno per migliorare l’efficienza del sistema».
Qual è l’importanza strategica degli IRCCS per il sistema sanitario?
«Gli IRCCS rappresentano un pilastro fondamentale per il Ministero della Salute. Sono istituti di eccellenza che non solo fanno ricerca ma svolgono anche un’importante attività clinica. Il nostro obiettivo è garantire ai cittadini la possibilità di accedere in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale a questi centri di eccellenza, che sono fondamentali per la cura di molte patologie, incluse quelle rare».
Si parla molto del divario Nord-Sud. Su 52 IRCCS la Lombardia ne ha 18 e il Lazio 9, Sardegna, Calabria, Umbria, Abruzzo, Trentino-Alto Adige, Val d’Aosta nessuno. Come pensate di affrontare questo problema?
«Esiste effettivamente uno squilibrio territoriale che va affrontato. La riforma prevede una rimodulazione delle reti, poiché nella configurazione attuale creerebbero un gap al Sud. Stiamo valutando diverse soluzioni: dagli accorpamenti con modelli hub e spoke all’incentivazione per l’istituzione di nuovi centri di ricerca e cura nel Meridione».
In un recente incontro pubblico Campitiello non ha negato di essere nella squadra dei delusi rispetto alla ripartizione dei fondi della Legge di Bilancio. Una carenza particolarmente sentita dal settore ricerca. Come gestire, allora, l’equilibrio tra l’espansione della rete IRCCS e le risorse disponibili?
Esiste effettivamente uno squilibrio territoriale che va affrontato con accorpamenti e con l’istituzione di nuovi centri di ricerca e cura nel Meridione
«È una questione delicata. Dobbiamo essere consapevoli che le risorse sono finite e che un aumento del numero di IRCCS comporta inevitabilmente una redistribuzione dei fondi disponibili. Tuttavia, la priorità resta garantire il servizio al cittadino, e per questo stiamo preparando una mappatura completa del sistema».
Quali sono i prossimi passi concreti?
«Stiamo per varare una nuova programmazione che includerà una revisione dei criteri sia per la riconferma degli IRCCS esistenti sia per l’autorizzazione di nuovi istituti. Inoltre, dopo un confronto con gli IRCCS pubblici e privati, modificheremo i criteri di riparto del fondo, che sono ormai datati».
Quali parametri verranno rivisti nella valutazione degli IRCCS?
«Attualmente diamo molto peso al numero di pubblicazioni, ma vogliamo rivalutare anche altri aspetti come gli investimenti in contratti tecnologici e le SDO legate all’attività. Le percentuali di riparto dei fondi verranno riviste attraverso un confronto aperto con tutti gli stakeholder».
Come state gestendo il dialogo con le direzioni degli istituti?
«Ho già organizzato incontri con i direttori generali e scientifici di tutti gli IRCCS. È fondamentale capire la sostenibilità economica delle varie richieste. Nonostante le difficoltà economiche generali, abbiamo a disposizione fondi significativi, inclusi quelli del PNRR e dei progetti europei per la ricerca, che dobbiamo utilizzare in modo efficiente per sostenere la ricerca sanitaria nel nostro Paese» conclude Campitiello.