La telemedicina al servizio della neurofisiologia clinica

Nel documento si trovano le definizioni e le modalità di organizzazione utili per svolgere il servizio in telemedicina. Ma in realtà il rapporto è molto di più, spiega Francesco Gabbrielli, direttore del Centro nazionale per la Telemedicina e le nuove tecnologie assistenziali Iss

L’Istituto superiore di sanità ha pubblicato il “Documento di consensus nazionale sulla telemedicina per la neurofisiologia clinica”. Un nuovo passo formale per arrivare all’applicazione delle soluzioni della digital health in ambiti clinici peculiari come quello della neurofisiologia? In realtà il rapporto Iss è molto di più. Come spiega Francesco Gabbrielli, direttore del Centro nazionale per la Telemedicina e le nuove tecnologie assistenziali dell’Iss e primo autore del documento.

Che cos’è e che cosa rappresenta questo documento di consensus?

Francesco Gabbrielli

È il primo di una serie di documenti a cui stiamo lavorando da ancor prima della pandemia. Questi documenti fanno parte della strategia globale del centro che dirigo per la realizzazione di un sistema nazionale italiano di telemedicina pubblico. Il centro non ha potere regolatorio, non può emettere decreti. Ma nella nostra mission è indicato che collaboriamo alla governance di sistema. In altri termini, siamo il centro di competenza che fornisce conoscenze tecnico-scientifiche alle istituzioni e ai decisori politici a tutti i livelli, persino comunali, per mettere in campo decisioni istituzionali e leggi che servono a sviluppare la telemedicina in Italia. Il nostro lavoro è volto a che la telemedicina si sviluppi in modo coerente su tutto il territorio nazionale.

Una delle prime cose da fare per creare un clima di fiducia tanto tra i professionisti quanto tra i cittadini è quello di scrivere documenti che siano linee-guida su come si devono svolgere i servizi e le prestazioni di telemedicina. Per scrivere delle linee-guida occorrono evidenze scientifiche e un metodo abbastanza complesso che porti a un documento che possa impegnare molto le organizzazioni sanitarie.

La legge italiana sulla responsabilità sanitaria dice che senza una linea guida valgono le best practice, che sono le indicazioni di come vengono effettuate diverse prestazioni in base alle evidenze scientifiche in materia. Si tratta di ciò che noi scriviamo proprio nel documento di consensus.

Scrivere una linea guida necessita di molto tempo e richiede, come dicevo, molte prove sperimentali eseguite in Italia. Rispetto alla telemedicina queste prove non le abbiamo in modo organico, giacché siamo in fase nascente. Abbiamo quindi pensato di stilare i documenti di consensus nazionali che poi mandiamo all’attenzione del Sistema nazionale Linee-guida (Snlg), che le analizza in modo indipendente opera i suoi eventuali rilievi sulla base dei quali noi perfezioniamo il documento. Una volta pronto il Snlg lo pubblica nell’elenco nazionale delle best practice.

La pubblicazione trasforma, di fatto, il documento di consensus in una best practice

La pubblicazione trasforma, di fatto, il documento di consensus in una best practice, che assume così un valore medico-legale molto forte. Ad esempio, in un altro documento che stiamo realizzando scriviamo che in base alle evidenze scientifiche, sottoscritte da 17 società scientifiche, i pazienti con scompenso cardiaco vengono curati meglio in telemedicina che non in presenza. Quando anche questo documento diventerà una best practice, qualora un medico non curi questa patologia in telemedicina sarà tenuto a renderne ragione.

È un punto di svolta notevole nel sistema italiano, perché non abbiamo ancora un assetto normativo maturo per accogliere la telemedicina nel lavoro quotidiano.

Accennava che il suo Centro pubblicherà altri documenti di consensus sull’applicazione della telemedicina in diversi ambiti medici…

Attualmente sono attivi 10 gruppi di lavoro su tematiche diverse, dalla cardiologia alla nefrologia, dalla reumatologia alla dermatologia. La nostra intenzione è di redigere un documento per ogni specialità medica. Il prossimo a essere pubblicato sarà quello sulla cardiologia e a seguire quello sulla teleassistenza.

Quali sono le principali novità che ci si aspetta dall’introduzione di questo documento?

Il documento indica come eseguire in telemedicina delle prestazioni di neurofisiologia a distanza in modo tale da ottimizzare il lavoro dei neurofisiologi, che sono specialisti non molto numerosi nel Ssn. Si indica quando è possibile utilizzare la telemedicina e quando non lo è, come utilizzarla e gli aspetti a cui prestare maggiormente attenzione nell’eseguire questi esami di telediagnostica negli adulti nei bambini, nei neonati, in condizioni di elezione, in sala operatoria e in emergenza.

Quindi, dal momento che il consensus è stilato dopo avere sentito l’opinione delle società scientifiche ci dobbiamo attendere che la classe medica segua di buon grado a queste indicazioni…

Ciò che è contenuto nel documento è stato sottoscritto dai professionisti della salute

Non agiamo in modo top-down. Scriviamo il documento insieme ai medici e alle professioni sanitarie di una certa specialità medica. Partiamo da un documento scientifico elaborato dal Centro. Poi chiediamo alle società scientifiche di emendarlo con le proprie esperienze professionali. Dopo la revisione, il documento viene inviato alle associazioni di pazienti per chiedere la loro opinione. E solo alla fine viene pubblicato.

Ciò che è contenuto nel documento è stato sottoscritto dai professionisti della salute e per questo non c’è ragione di credere che non sarà seguito nella pratica clinica.

Dal punto di vista organizzativo l’adozione di questi documenti quali risultati dovrebbe portare?

Nello scrivere questi documenti ci poniamo dal punto di vista scientifico. Forniamo anche alcune indicazioni di tipo organizzativo, in modo diretto e indiretto. Questi documenti servono da stimolo affinché possano avvenire anche i cambiamenti organizzativi utili per ottimizzare l’applicazione della telemedicina nell’ambito medico considerato.

Abbiamo visto che anche i pazienti sono parte in causa nella definizione del consensus. Quali diritti possono avere rispetto alla telemedicina, sapendo che esistono questi documenti?

Le associazioni hanno visionato i documenti

I vantaggi per i pazienti si manifestano su molteplici fronti. Il primo consiste nell’essere informati che esistono determinate opportunità di cura. Le associazioni hanno visionato i documenti, quindi dovrebbero avere informato sulla loro esistenza e sul loro contenuto. La conoscenza delle cose permette di per sé di poter esigere determinate cose.

In secundis, invitiamo i pazienti a dare il loro contributo di pensiero per arricchire il documento stesso. Siamo gli unici a permettere questo. Così come siamo gli unici a scrivere in assoluta trasparenza che ciascun documento di consensus andrà revisionato ogni due anni, riconvocando il gruppo di lavoro per aggiornare il documento sulla base dell’evoluzione della materia.

Inoltre siamo gli unici a pubblicare gratuitamente sul sito del Centro questi documenti anche in lingua inglese e spagnola per favorire il più ampio accesso possibile a quanto condiviso da medici e pazienti.

Quale sarà l’allineamento, anche temporale, tra quanto indicato nei documenti di consensus e la pratica clinica? C’è il rischio che la clinica ricorra a distanza di qualche lunghezza la teoria?

È una domanda difficile. Non so fare una previsione realistica. Osservo però che fino alla pandemia la telemedicina che era appannaggio di pochi esperti veniva liquidata con un semplice “sarà il futuro, vedremo”. Oggi invece tutti su affannano a proporre progettualità di telemedicina in virtù dei finanziamenti eccezionali che ci sono in questo periodo. Mi sembra strano che in soli due anni si sia acquisita tutta l’esperienza necessaria per passare da una fase di inconcludenza a una fase di traduzione in realtà di chissà quali servizi diffusi su tutto il territorio. C’è un periodo fisiologico di maturazione da attendere. Quanto sarà lungo questo periodo per tutto il sistema nei confronti della telemedicina è difficile dirlo. Come stiamo già iniziando a vedere, probabilmente accadrà che le Regioni si muoveranno con velocità differenziate.

Con certezza posso dire che il Ssn o evolverà in modo adeguato per ottimizzare le risorse e fare sistema per continuare a garantire l’universalità dell’assistenza sanitaria come la conosciamo oggi o molto probabilmente è destinato a essere ridimensionato molto. O anche moltissimo.

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Carlo M. Buonamico
Giornalista professionista esperto di sanità, salute e sostenibilità