Il 2020 è stato un anno importante per le terapie digitali, farmaci che si basano su software ma con gli stessi processi di approvazione e finalità dei farmaci chimici: il benessere del paziente, possibilmente senza effetti avversi. Questa è la grande sfida delle terapie digitali, in inglese Digital Therapeutics, nate poco più di due anni fa con l’obbiettivo di curare attraverso la modifica di comportamenti o stili di vita e con l’applicazione (digitale) di interventi cognitivo-comportamentali.
Non parliamo delle app sulla salute che si possono scaricare sullo smartphone, ma di terapie a tutti gli effetti, approvate dagli enti regolatori per l’ambito clinico. Sono poche quelle presenti oggi sul mercato. In Italia non ce ne sono ancora. Una delle più recenti è l’americana EndeavorRx, approvata dalla FDA a giugno 2020 per il trattamento di bambini con il disturbo da deficit di attenzione/iperattività. Ad oggi le Digital Therapeutics si concentrano sulle malattie croniche, le malattie mentali, la riabilitazione, la qualità del sonno e le dipendenze (da fumo o da altre sostanze).
In Italia occorre impostare tutto il percorso istituzionale e regolatorio per arrivare a poter prescrivere (e rimborsare) una terapia digitale. Quando si potranno prescrivere nel nostro Paese e con quali costi per il SSN? Saranno terapie rimborsabili? E quali sono i reali vantaggi per il paziente?
Ne parliamo con:
- Eugenio Santoro
Responsabile Laboratorio di Informatica Medica, IRCCS Istituto di Ricerche Farmacologiche Mario Negri - Mauro Grigioni
Responsabile Centro Nazionale Tecnologie Innovative in Sanità Pubblica, Istituto Superiore di Sanità
Modera:
- Angelica Giambelluca
Giornalista professionista in ambito medico