di Michela Perrone
È partito il semestre filtro a Medicina: quest’anno per la prima volta chi sta frequentando i corsi non ha sostenuto un esame di ammissione, che è spostato a fine anno (due gli appelli previsti: uno il 20 novembre, l’altro il 10 dicembre). Gli esami che si dovranno superare per poter proseguire sono Chimica, Fisica e Biologia.
A Palermo le lezioni saranno erogate interamente online, per facilitare gli studenti fuori sede, mentre La Sapienza di Roma ha optato per un 60% in presenza. Il docente, tuttavia, potrebbe essere collegato da un’aula diversa rispetto a quella dove si trova una parte di studenti. Napoli ha deciso di proporre cinque settimane in presenza e dal 6 ottobre lezioni full remote. Opzione mista anche per i due atenei pubblici milanesi (Statale e Bicocca).
L’ateneo che ha registrato il maggior numero di iscrizioni è La Sapienza (4.810), seguita dalla Federico II di Napoli (3.140). Terzo posto per Bologna, con 2.635 aspiranti medici, che stacca di poco Padova (2.629) e Torino (2.321).
Complessivamente si sono iscritte a Medicina 53.825 persone, per il 70% donne. Nello scorso anno accademico avevano superato il test in poco più di 23.600, a fronte però di poco più di 64 mila iscritti.
Quest’anno circa 17 mila posti saranno assegnati con le nuove regole, su circa 24 mila totali. Al momento sono infatti esclusi dalla riforma i corsi in lingua inglese o quelli svolti in strutture private.
Docenti universitari e associazioni di categoria hanno espresso tutte le loro perplessità per un cambiamento che sembra solo formale: il numero chiuso non è abolito, ma lo slittamento in avanti della selezione potrebbe creare problemi logistici agli atenei.
Le prove di fine anno saranno uguali a livello nazionale e si svolgeranno in contemporanea. I risultati formeranno una graduatoria nazionale, disponibile a partire dal 12 gennaio 2026, che mostrerà chi potrà proseguire con gli studi a Medicina e chi invece dovrà ripiegare su un’altra facoltà.
Tra gli aspetti positivi sottolineati da alcuni, il fatto che la preparazione allo sbarramento sarà affidato alle università e non – come accadeva finora – ad aziende private. Aziende che tuttavia sostengono non cambi molto: l’esame nazionale avrà caratteristiche molto simili al vecchio test d’ingresso ed è probabile che una quota di studenti si rivolga comunque a loro per rafforzare la propria preparazione.