In occasione del XIV Mese Mondiale Alzheimer e della XXXII Giornata Mondiale Alzheimer (21 settembre), la Federazione Alzheimer Italia presenta un Decalogo per la prevenzione della demenza, elaborato da Simone Salemme, neurologo e consulente dell’Istituto Superiore di Sanità, e da Davide Mangani, ricercatore immunologo dell’Istituto di Ricerca in Biomedicina di Bellinzona.
Il decalogo raccoglie le più recenti evidenze scientifiche e traduce la ricerca in indicazioni concrete, con una doppia prospettiva: quella del singolo, che può adottare comportamenti protettivi nella vita quotidiana, e quella della società. Governi e Istituzioni, infatti, sono chiamati a mettere in campo politiche pubbliche e scelte strutturali a tutela della salute cerebrale collettiva.
«Oggi sappiamo che la prevenzione è una leva potente: fino al 40% dei casi di demenza potrebbe essere evitato o ritardato intervenendo sui fattori di rischio modificabili», afferma Simone Salemme. «Il decalogo unisce responsabilità individuali e responsabilità collettive. È un invito a ciascuno di noi, ma anche alla politica, alle Istituzioni e a tutta la comunità, ad agire per costruire un futuro con un minore impatto della demenza», aggiunge Davide Mangani.
I numeri
L’Istituto Superiore di Sanità (ISS) stima oggi che in Italia vi siano circa 1.200.000 casi di demenza nella fasca d’eta uguale o superiore ai 65 anni e circa 24.000 casi di demenza giovanile compresi nella fascia d’età 35-64 anni. Inoltre è possibile stimare in circa 950.000 le persone con Mild Cognitive Impairment, un condizione che talvolta precede l’inizio della demenza. Se si considera che accanto a queste 2.200.000 persone con un disturbo cognitivo vivono circa 4 milioni di familiari è possibile stimare che circa il 10% della popolazione italiana si trova ad affrontare questo problema.
Il costo complessivo della demenza è stato stimato in 23 miliardi di euro l’anno di cui il 63% a carico delle famiglie.
Il principale fattore di rischio non modificabile associato alla demenza è l’età ma vi sono ad oggi 14 fattori di rischio modificabili (basso livello di istruzione, ipertensione, ipoacusia, obesità, fumo, depressione, inattività fisica, diabete, scarse relazioni sociali, eccessivo consumo di alcol, esposizione all’inquinamento atmosferico,traumi cerebrali, deficit visivo non trattato e alti livelli di colesterolo LDL) che possono consentire di ridurre fino al 45% i casi di demenza. Inoltre, va segnalato che alcune mutazioni genetiche sono responsabili di forme rare a trasmissione autosomica dominante.
Decalogo per la prevenzione della demenza
1. Pressione arteriosa sotto controllo
L’ipertensione è un “killer silenzioso”: tenerla sotto controllo significa proteggere cuore e cervello.
- Cosa può fare il singolo: misurare regolarmente la pressione, seguire le cure prescritte, ridurre l’uso del sale, mantenere uno stile di vita attivo, tenere sotto controllo il peso.
- Cosa può fare la società: promuovere screening diffusi, facilitare l’accesso ai farmaci, progettare città che incoraggino il movimento, con parchi e piste ciclabili.
2. Colesterolo LDL: conoscerlo e trattarlo
Il colesterolo alto nella mezza età aumenta il rischio di demenza e ictus.
- Cosa può fare il singolo: tenere sotto controllo i livelli dei lipidi, seguire una dieta mediterranea, fare attività fisica, non fumare e limitare l’alcol.
- Cosa può fare la società: offrire check-up cardiovascolari accessibili, garantire l’accesso a farmaci e terapie, promuovere politiche per un’alimentazione sana e l’uso di etichette nutrizionali chiare.
3. Proteggere l’udito
La perdita uditiva non trattata, spesso a causa di costi e stigma, favorisce isolamento e declino cognitivo.
- Cosa può fare il singolo: fare screening dopo i 60 anni, usare gli apparecchi acustici se necessario, proteggere l’udito dal rumore (usando tappi se necessario e moderando il volume di tv, radio, ecc.), condurre una vita sociale attiva.
- Cosa può fare la società: rendere accessibili ausili e riabilitazione, creare ambienti pubblici con ascolto assistito (ovvero garantire che auditorium, teatri e spazi comunitari siano dotati di sistemi audio che permettano l’accessibilità a persone con perdite uditive), promuovere campagne per combattere lo stigma.
4. Proteggere la vista
Vederci bene mantiene autonomia e stimolazione cognitiva.
- Cosa può fare il singolo: sottoporsi regolarmente a visite oculistiche, avvalersi di occhiali o lenti adeguati, non rimandare interventi necessari come la cataratta, usare un’illuminazione domestica adeguata.
- Cosa può fare la società: ridurre le liste d’attesa per gli interventi, promuovere screening visivi, rendere accessibili i presidi oculistici, migliorare l’illuminazione e la segnaletica pubblica.
5. Attività fisica regolare
Il movimento è una delle armi più efficaci per la salute del cervello.
- Cosa può fare il singolo: camminare, nuotare, ballare, alternare esercizi aerobici e di potenziamento, per spezzare la sedentarietà.
- Cosa può fare la società: sviluppare città “active friendly”, sostenere palestre e programmi sociali, incentivare la mobilità attiva e il trasporto pubblico, promuovere l’attività fisica con campagne nazionali di sensibilizzazione.
6. Alimentazione di tipo mediterraneo
La dieta mediterranea protegge da infiammazione e declino cognitivo.
- Cosa può fare il singolo: consumare frutta, verdura, cereali integrali, legumi, pesce, olio d’oliva; limitare zuccheri e cibi processati.
- Cosa può fare la società: garantire mense pubbliche, scolastiche e lavorative “mediterranee”, rendere maggiormente accessibili cibi freschi, sostenere le filiere locali, disincentivare con politiche fiscali idonee la diffusione di cibi ultraprocessati.
7. Stop al fumo e agli eccessi dell’alcol
Tabacco e alcol danneggiano i vasi, alzano la pressione e favoriscono infiammazione e atrofia cerebrale.
- Cosa può fare il singolo: smettere di fumare, evitare il fumo passivo, limitare l’alcol ed evitare le “abbuffate alcoliche”.
- Cosa può fare la società: rafforzare le politiche antifumo, offrire servizi di sostegno per le dipendenze, regolamentare la vendita e la pubblicità degli alcolici.
8. Diabete, peso e salute metabolica
Il diabete di tipo 2 e l’obesità aumentano il rischio di demenza.
- Cosa può fare il singolo: monitorare glicemia e peso, seguire le terapie, adottare uno stile di vita sano, dormire a sufficienza e fare attenzione allo stress eccessivo.
- Cosa può fare la società: attivare programmi di prevenzione, facilitare l’accesso a nutrizionisti, adottare politiche che limitino il consumo di bevande zuccherate, promuovere politiche per garantire equità nell’accesso a cibi sani.
9. Mente attiva e relazioni sociali
Relazioni e stimoli mentali rafforzano la riserva cognitiva.
- Cosa può fare il singolo: imparare cose nuove, coltivare hobby, partecipare ad attività sociali, chiedere aiuto in caso di depressione.
- Cosa può fare la società: garantire un’istruzione di qualità fin dall’infanzia, promuovere centri comunitari e biblioteche, sostenere università della terza età, garantire servizi di salute mentale accessibili.
10. Attenzione ai rischi ambientali e ai traumi
Incidenti e inquinamento atmosferico pesano anche sulla salute cerebrale.
- Cosa può fare il singolo: indossare il casco in bici e in monopattino; usare protezioni adeguate per l’attività sportiva; prevenire le cadute in casa con l’utilizzo di tappeti antiscivolo, corrimani e di un’illuminazione adeguata; ridurre le combustioni domestiche; preferire luoghi meno inquinati.
- Cosa può fare la società: attuare piani “aria pulita” per ridurre traffico e combustioni, aumentare il verde urbano, rafforzare la sicurezza stradale e la prevenzione delle cadute domestiche, realizzare abitazioni e quartieri a misura di anziani.
Le attività dell’Osservatorio Demenze
L’Osservatorio contribuisce a promuovere e valutare politiche di prevenzione e di adozione di programmi integrati della demenza, attraverso la partecipazione a tavoli istituzionali, ad attività di ricerca in sanità pubblica e internazionale. Si occupa tra le altre cose delle attività legate all’implementazione del Piano Nazionale Demenze e del Fondo per l’Alzheimer e le demenze e della mappa dinamica online dei servizi dedicati.
Per quanto riguarda le attività del piano nazionale, tra i traguardi raggiunti, recentemente descritti anche da un articolo pubblicato su BMJ Public Health, ci sono un’analisi nazionale e regionale delle politiche di prevenzione primaria della demenza, tre survey nazionali sull’organizzazione dei nodi assistenziali della rete per la demenza, un’indagine su oltre 2.300 caregiver di persone con demenza, che ha permesso di approfondire le condizioni socioeconomiche delle famiglie e le differenze territoriali nell’accesso a diagnosi, cure e servizi socio-assistenziali.
È stata redatta e pubblicata sul Sistema Nazionale Linee Guida inoltre la prima Linea Guida Nazionale su diagnosi e trattamento di demenza e Mild Cognitive Impairment. Per quanto riguarda la mappatura dei servizi dedicati alle demenze, l’Osservatorio ha censito 511 Centri per i disturbi cognitivi (223 al nord, 102 al centro e 186 al sud), 1671 RSA (1157 al nord, 368 al centro, 146 al sud) e 443 centri diurni (307 al nord, 87 al centro e 49 al sud).