Ospedali e strutture sanitarie hanno un impatto ambientale significativo: consumano enormi quantità di energia, producono tonnellate di rifiuti e contribuiscono alle emissioni globali di gas serra. Un settore che cura la salute, ma che rischia di compromettere quella del pianeta. Per invertire questa tendenza, è nato CARING NATURE (ClimAte neutRal INitiatives for GrowiNg heAlTh and care Unmet Requirements), un ambizioso progetto europeo finanziato dall’Unione Europea, che punta a rendere gli ospedali più sostenibili riducendo le emissioni di gas serra da parte delle strutture ospedaliere. L’iniziativa coinvolge 19 partner scientifici e tecnici di 11 Paesi europei, tra cui ospedali, università e aziende innovative, con un obiettivo chiaro: abbattere le emissioni del comparto sanitario e sviluppare soluzioni concrete per una sanità a impatto zero.
I dati dicono che il settore della sanità è responsabile del 4-5% delle emissioni totali di gas serra e le stime da qui al 2050 prevedono un importante aumento delle emissioni provenienti dall’ambito healthcare. Le emissioni potrebbero triplicare se non si interviene il prima possibile come evidenziato dall’inchiesta realizzata dalla nostra testata in quattro ospedali italiani con l’obiettivo di comprendere la propensione alla sostenibilità ambientale del comparto sanitario.
TrendSanità ha incontrato Daniele Gui, responsabile scientifico del progetto, professore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e già direttore della Chirurgia d’urgenza della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli di Roma.

Professore, quali sono gli obiettivi di questa iniziativa e quanto tempo durerà?
«L’obiettivo primario del progetto è quello di rendere più sostenibile, da un punto di vista ambientale, il sistema sanitario andando a contenere l’impatto delle strutture ospedaliere riducendo i consumi di energia e le emissioni di anidride carbonica. Per farlo è necessario adottare delle strategie che consentano agli ospedali di svolgere il loro ruolo primario di cura dei pazienti con un’attenzione rivolta però anche alla salvaguardia dell’ambiente. Il progetto, partito lo scorso anno, avrà una durata complessiva di tre anni e vede il coinvolgimento di differenti realtà la cui azione sinergica può portare al raggiungimento di traguardi comuni nell’interesse del bene collettivo»
Voi avete individuato 10 azioni strategiche finalizzate a ridurre le emissioni di carbonio e l’inquinamento da parte degli ospedali: può descrivere le principali?
«Un aspetto importante è certamente la gestione dei rifiuti ospedalieri che, da prassi, vengono trattati come rifiuti speciali in quanto ritenuti potenzialmente pericolosi perché contaminati da materiale organico. In qualità di rifiuti speciali vengono gestiti diversamente dai normali rifiuti con conseguente aumento dei costi anche a causa dei trasferimenti necessari per spostare il suddetto materiale nelle apposite discariche. La nostra idea è quella di adattare all’uso ospedaliero delle tecnologie che consentano non solo di riciclare i suddetti rifiuti, per esempio carta o plastica, che potrebbero non ricadere nella definizione di “rifiuto speciale”, ma anche di trattare i rifiuti non riciclabili mediante un piccolo impianto chiamato “sterilizzatore” e poi ricavandone energia con un secondo impianto chiamato “pirolisi”. Tale procedimento prevede il trattamento dei rifiuti nella sede stessa dell’ospedale evitando i trasferimenti di materiale sopra descritti. Un’altra azione strategica proposta nell’ambito di CARING NATURE riguarda la gestione e monitoraggio dei sistemi di illuminazione, di raffreddamento e di riscaldamento degli ambienti attraverso l’installazione di sensori distribuiti all’interno dell’ospedale unitamente a un’analisi, guidata dall’intelligenza artificiale, dei comportamenti atta a ottimizzare l’impiego dell’energia.
La gestione dei rifiuti ospedalieri e la progettazione delle strutture sono tra gli aspetti più importanti
Altro aspetto rilevante riguarda la progettazione dell’edificio ospedaliero che tenga conto del risparmio energetico sia nella fase di costruzione sia nel caso di interventi di ristrutturazione o ammodernamento delle strutture. L’obiettivo è quello di arrivare a costruire o a ristrutturare strutture in maniera tale da renderle più efficienti dal punto di vista del risparmio energetico nel lungo periodo. Tali obiettivi possono essere perseguiti seguendo criteri di architettura specialistica proposti da due dei partner aderenti a CARING NATURE che si occuperà di avanzare delle proposte concrete a chi sarà incaricato di costruire ex novo o ristrutturare ospedali già esistenti.
Altra azione strategica che abbiamo individuato è la sensibilizzazione ed educazione del personale sanitario. È fondamentale creare dei gruppi di lavoro che siano preparati rispetto al tema del risparmio energetico, della gestione dei rifiuti, ottimizzazione delle risorse e, più in generale, rispetto ai temi della sostenibilità ambientale. A questo riguardo è importante sottolineare il doppio significato del nome del progetto, da un alto “aver cura della natura che ci circonda” ma anche “avere una natura disposta alla cura”. In quest’ottica, il personale sanitario dovrebbe avere a cuore il benessere del paziente ma, nel contempo, anche la tutela della natura in cui vive»
La telemedicina può avere un ruolo nel promuovere la sostenibilità delle strutture ospedaliere?
«Certamente sì. Basti pensare al risparmio di carburante che si può ottenere quanto il paziente, anziché recarsi in ospedale, rimane a casa sua. Se parte dell’attività ambulatoriale fosse condotta da remoto, si potrebbero ridurre i tempi di attesa, i problemi di parcheggio e di disponibilità degli spazi. Il progetto CARING NATURE prevede un’iniziativa in ambito pediatrico: alla famiglia del piccolo assistito viene consegnato uno strumento, che verrà posto sul bambino dalla mamma o dal papà, che consente al medico in teleconferenza di monitorare a distanza alcuni parametri come il suono polmonare, lo stato di salute di alcuni distretti corporei come la gola e l’orecchio, sedi preferenziali di numerose e frequenti infezioni pediatriche.
La telemedicina è centrale per promuovere la sostenibilità in sanità
Un’altra applicazione proposta nell’ambito della telemedicina è rivolta a pazienti ai quali è stata prescritta una riabilitazione fisioterapica da svolgere a casa. I pazienti dimessi possono seguire le istruzioni fornite da un fisioterapista che, stando in ospedale, attraverso l’utilizzo di uno speciale software, può impostare le istruzioni ai suoi pazienti e controllare la corretta esecuzione in autonomia degli esercizi. Il progetto prevede la messa a punto di un “kit di attivazione rapida” per transitare alla telemedicina, che include anche un modello di valutazione dell’impatto sull’ambiente e sulla qualità della vita dei pazienti»
Quali possono essere le criticità legate all’applicazione di strategie atte a rendere più green gli ospedali?
«In ospedale, la priorità è il paziente non certo il risparmio energetico o la riduzione delle emissioni, soprattutto nelle situazioni di carattere emergenziale. L’obiettivo primario è quello di far sì che il paziente sia curato al meglio, senza badare a spese, e possa trovarsi in una condizione confortevole, al caldo quando fa freddo e al fresco quando fuori le temperature sono molto alte. Tutto questo si traduce in un elevato consumo di energie e di risorse da parte degli operatori e delle strutture ospedaliere stesse. È necessario quindi cambiare la mentalità degli operatori, fare uno sforzo educativo che consenta di sensibilizzare il personale rispetto a questi temi, preservando insieme la qualità della cura e l’ambiente. Una volta che il personale sanitario sarà ben motivato saprà esso stesso avanzare delle proposte concrete anche perché spesso conosce meglio dei dirigenti stessi il contesto nel quale si trova a lavorare.
La sfida, lo ripetiamo, è quella di mantenere un buon livello di cura dell’assistito con un’attenzione alla sostenibilità ambientale. Per questo il progetto sviluppa anche un cruscotto decisionale che quantifica questi impatti e consente decisioni di investimento basate sull’evidenza».
In Italia, il settore sanitario fatica ancora ad abbracciare pienamente le politiche green. Per colmare questo gap, Legambiente e Fondazione Ecosistemi hanno dato vita all’Osservatorio Appalti Verdi, uno strumento di monitoraggio che punta a rendere obbligatoria l’applicazione dei Criteri Ambientali Minimi (CAM) negli appalti pubblici e a verificarne l’effettiva attuazione presso amministrazioni e ATS.
Ogni anno, l’Osservatorio pubblica il report “I numeri del Green Public Procurement (GPP) in Italia”, offrendo una fotografia aggiornata del livello di sostenibilità degli acquisti pubblici. TrendSanità aveva già analizzato i dati del Rapporto 2024, e ora è ufficialmente partita la raccolta dati per il monitoraggio 2025. In questo contesto, l’adesione dell’Italia a CARING NATURE rappresenta un segnale concreto di impegno verso una sanità più sostenibile e responsabile.