8 miliardi contro 85 milioni. Tanta è la spesa dei cittadini e quella dello Stato per quanto riguarda le cure odontoiatriche. Lo Stato spende l’1% rispetto a quanto sostenuto dai privati. È la fotografia emersa da un documento stilato dal Consiglio superiore di Sanità per conto del Ministero della Salute.
“Come organo tecnico forniamo pareri non vincolanti e di tipo tecnico per l’appunto”, commenta Marco Ferrari, professore ordinario di Malattie odontostomatologiche del Dipartimento Biotecnologie mediche dell’Università degli Studi di Siena, tra gli autori del documento.
Il report, che si chiama “Revisione dell’accesso alle cure odontoiatriche nel Ssn”, elenca prima di tutto alcuni numeri sul rapporto della popolazione italiana con i dentisti. Le cifre non sono confortanti: il 5,7% dei cittadini con più di 15 anni e il 5,7% degli over65 non ha effettuato visite o trattamenti dentistici per motivazioni di natura economica nei dodici mesi precedenti l’intervista. I dati provengono dal rapporto Istat sulle Condizioni di salute e ricorso ai servizi sanitari in Italia e nell’Unione europea pubblicato nel gennaio 2022 e basato su dati 2019, dunque pre-pandemia. Siccome tutti gli indicatori dimostrano un impoverimento della popolazione dopo il Covid, è verosimile pensare che queste percentuali si siano alzate.
Lo stesso report ha rilevato poi che il 13% dei cittadini con più di 15 anni e il 19,6% degli over65 ha effettuato le prestazioni odontoiatriche in ritardo o non le ha effettuate per motivi di lista di attesa, sempre nei dodici mesi precedenti l’intervista, con forti disuguaglianze rispetto alla Regione di residenza.
Solo il 4,5% degli over 15 e il 5,7% dei cittadini over 65 si sono rivolti ad una struttura pubblica
Inoltre, solo il 4,5% degli over 15 e il 5,7% dei cittadini di età maggiore ai 65 anni si sono rivolti ad una struttura pubblica per cure odontoiatriche, mentre gli altri sono ricorsi a cliniche private convenzionate o a studi odontoiatrici gestiti da liberi professionisti, pur dovendo sostenere interamente il costo della prestazione.
I dati Istat evidenziano che nel 2019 il 51% della popolazione italiana over 15 ha avuto accesso ad almeno una prestazione odontoiatrica, che il 92% lo ha fatto pagando per intero la prestazione (con o senza un rimborso da parte di un’assicurazione) e che il 91% si è rivolto a un libero professionista al posto di una struttura pubblica o convenzionata.
“Non ritengo si tratti di un problema culturale: in Italia le persone si rivolgono soprattutto al privato perché le prestazioni garantite dal pubblico sono essenziali”, rileva Ferrari.
L’assistenza odontoiatrica pubblica
Per la popolazione generale, i Lea sono garantiti per un numero limitato di prestazioni
L’assistenza odontoiatrica a carico del Servizio sanitario nazionale è infatti limitata ai programmi di tutela della salute odontoiatrica nell’età evolutiva e all’assistenza odontoiatrica e protesica garantita a determinate categorie di soggetti in condizioni di particolare vulnerabilità. Per quanto riguarda la popolazione generale, i Lea sono garantiti per un numero limitato di prestazioni.
Nel 2017 sono stati ampliati gli ambiti di applicazione prevedendo l’introduzione di un nuovo e aggiornato Nomenclatore prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale contenente sia prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale sia di assistenza protesica; l’obbligo di formulare le tariffe massime delle prestazioni previste e la definizione delle “condizioni di vulnerabilità” per l’odontoiatria, distinguendo tra vulnerabilità sanitaria e vulnerabilità sociale. La prima riguarda l’insieme di malattie e condizioni alle quali sono frequentemente o sempre associate complicanze di natura odontoiatrica o nelle quali le condizioni di salute potrebbero risultare aggravate o pregiudicate da patologie odontoiatriche concomitanti. Per vulnerabilità sociale, invece, si intende una condizione di svantaggio sociale ed economico, correlata di norma a condizioni di marginalità o esclusione sociale. Che hanno come conseguenza il fatto di non potersi permettere le cure odontoiatriche a pagamento.
Alla popolazione generale è sempre garantita la visita odontoiatrica e il trattamento immediato delle urgenze.
“Purtroppo il pubblico non ha risorse umane, economiche e strutturali per coprire queste richieste – afferma Ferrari – ed eroga poco più del 5% delle prestazioni odontoiatriche a livello nazionale. Il restante 95% è coperto dal privato”.
Le proposte degli esperti
Dopo l’analisi dello status quo, gli esperti che hanno stilato il documento fanno alcune proposte.
Prima di tutto hanno suggerito di rivedere i criteri per la definizione delle condizioni di erogabilità delle prestazioni odontoiatriche, poiché è stata riscontrata una forte disomogeneità regionale: nell’attuale sistema, per esempio, rimangono escluse quelle persone o nuclei familiari che, seppur in condizioni di disagio, non rientrano nei limiti Isee, oppure non possono produrre un Isee, come succede per gli stranieri irregolari.
Dal punto di vista operativo, questo si potrebbe raggiungere aumentando il numero di codici di esenzione che possano accedere ai Lea odontoiatrici.
La seconda indicazione riguarda l’ampliamento e l’aggiornamento del “Nomenclatore prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale”, il documento che stabilisce la tipologia e le modalità di fornitura di protesi e ausili a carico del Servizio sanitario nazionale. “Quota parte delle prestazioni di assistenza specialistica ambulatoriale odontoiatrica e di assistenza protesica risultano superate in rapporto alle nuove acquisizioni scientifiche e all’evoluzione tecnologica”, scrivono gli esperti.
Sono pochi i cittadini che, pur avendone diritto, sono a conoscenza dell’esistenza dei Lea odontoiatrici
Il terzo suggerimento riguarda l’incremento delle campagne di promozione della salute orale e di comunicazione e sensibilizzazione delle categorie più fragili, poiché si è riscontrato che sono pochi i cittadini che, pur avendone diritto, sono a conoscenza dell’esistenza dei Lea odontoiatrici.
Gli aspetti economici
Poiché l’odontoiatria è uno dei settori nei quali i cittadini riscontrano maggiori difficoltà in termini di accesso e conseguente maggior tasso di rinuncia alle cure per problemi soprattutto di natura economica e visto il progressivo invecchiamento della popolazione, il gruppo di lavoro ha proposto una riflessione sull’impatto economico che alcuni correttivi potrebbero comportare.
“È la prima volta che viene fatta una stima di quanto si potrebbe investire nei Lea odontoiatrici per ampliare la copertura a quelle categorie deboli e fragili”, rileva Ferrari.
Per quanto riguarda l’allargamento dei criteri e delle condizioni di erogabilità previste dai Lea per l’accesso alle prestazioni, gli esperti hanno stimato un esborso di circa 800 milioni di euro. Per la ridefinizione delle prestazioni erogabili stanti le attuali condizioni lo stanziamento stimato si colloca in un range tra i 200 e i 300 milioni di euro.
Infine, un finanziamento a copertura dei manufatti protesici e ortodontici, a integrazione di quanto già previsto, per i soli trattamenti, destinati agli under15 e agli over65 ammonterebbe a una forbice tra i 170 e i 340 milioni di euro.
Oltre all’aumento di risorse, gli esperti hanno auspicato “un intervallo di tempo sufficientemente lungo da consentire un aggiustamento dei meccanismi di offerta e dei circuiti di produzione, ad oggi quasi del tutto rispondenti a logiche “di mercato” e legate all’iniziativa dei singoli professionisti, nonché una massiccia campagna di educazione e promozione della salute orale nei confronti di tutte quelle categorie che finora hanno maggiormente risentito delle restrittive condizioni di accesso alle cure odontoiatriche. Questa potrebbe essere anche l’occasione per introdurre e generare incentivi forti a stili di vita preventivi associandoli come vincolo per rientrare nei criteri di eleggibilità nel Ssn, ad esempio vincolati a visite di controllo annuali e comportamenti di cura orale corretti”.
“Ci rendiamo conto che l’odontoiatria migliora la qualità di vita delle persone laddove altre branche della medicina le curano e che quindi gli stanziamenti alla nostra branca arriveranno sempre dopo quelli previsti per l’oncologia o le malattie cardiocircolatorie – riflette Ferrari – Tuttavia, riteniamo importante che il Ministero ci abbia chiesto questo documento, sulla base del quale potranno essere prese decisioni politiche”.