Presentato il Rapporto OASI 2025 di CERGAS SDA Bocconi

È stato presentato il 26esimo Rapporto dell’Osservatorio sulle Aziende e sul Sistema sanitario Italiano (OASI), pubblicato dal Centro di Ricerche sulla Gestione dell’Assistenza Sanitaria e Sociale (CERGAS) di SDA Bocconi School of Management. Al centro del dibattito le sfide e le criticità governabili per rendere sostenibile l’universalismo della sanità pubblica italiana. Questa la principale sfida che il SSN ha davanti a sé: un sistema universale non può limitarsi a rincorrere la domanda espressa ma deve governarla, per garantire equità e sostenibilità.

In un contesto di risorse limitate, bisogni crescenti e domanda non governata, il SSN non può più permettersi di continuare a inseguire tutto. OASI richiama la necessità di fissare priorità vere: da un lato, il SSN deve condurre una profonda riallocazione di risorse per conseguire vera efficienza e sostenibilità – meno piccoli ospedali poco sicuri e costosi, concentrazione dei reparti, più efficienza nei grandi ospedali.Dall’altro, chi ha un bisogno più intenso, urgente e complesso deve essere tutelato prima; bisogna definire quale intensità di servizi offrire; quali percorsi di informazione e accompagnamento per chi prioritario non è; come integrare spesa pubblica e privata. Sono le condizioni imprescindibili per rendere sostenibile l’universalismo del sistema e assicurare che pazienti cronici e fragili non restino indietro.

OASI richiama la necessità di fissare priorità vere

«Il Rapporto OASI 2025 invita alla consapevolezza: in un Paese che invecchia e che vede restringersi la propria base demografica attiva, il SSN deve abbandonare le narrazioni rassicuranti e assumere il coraggio delle scelte» – ha dichiarato Francesco Longo, Responsabile scientifico del Rapporto OASI – «Definire chi viene prima, con quali servizi e con quale intensità assistenziale non significa ridurre l’universalismo, ma proteggerlo. È l’unica strada per generare valore, ridurre le disuguaglianze e progettare un SSN capace di affrontare le sfide dei prossimi decenni».

Un SSN sotto pressione tra demografia e bisogni crescenti

Il Rapporto OASI 2025 consegna un messaggio netto: il Servizio Sanitario Nazionale è entrato in una fase storica in cui i bisogni dei cittadini crescono più rapidamente delle risorse disponibili. È una frattura che non nasce solo da inefficienze contingenti, ma da dinamiche profonde – demografiche, economiche, sociali – che stanno ridisegnando il profilo del Paese.

Il Servizio Sanitario Nazionale è entrato in una fase storica in cui i bisogni dei cittadini crescono più rapidamente delle risorse disponibili

L’Italia registra un calo costante della natalità (370mila nascite nel 2024, –26% rispetto al 2014) e un invecchiamento tra i più intensi d’Europa: negli ultimi vent’anni gli over 65 sono aumentati a oltre 3 milioni e la speranza di vita ha raggiunto 83,4 anni. Parallelamente, la forza lavoro è destinata a ridursi di quasi un terzo entro il 2050, con conseguenze dirette sia sul gettito fiscale sia sulla disponibilità di professionisti sanitari.

Quattro segnali di un sistema che fatica a orientarsi

Il Rapporto OASI identifica quattro fenomeni che confermano la difficoltà del SSN a definire priorità di intervento chiare e condivise.

  1. Le prescrizioni superano la capacità del sistema di erogare. Solo circa il 60% delle ricette si traduce in una prestazione in regime SSN; il resto è erogato in regime privato o alimenta nei pazienti percorsi tortuosi (come le prescrizioni ripetute) e, talvolta, rinunce.
  2. La non autosufficienza cresce più del sistema che dovrebbe sostenerla. Gli anziani non autosufficienti sono oltre 4 milioni, ma solo l’8% accede a una RSA; l’ADI copre il 31% delle persone fragili, con un numero di ore erogate in costante diminuzione rispetto agli anni pre-pandemia.
  3. Persistono ampie disuguaglianze territoriali. Le distanze tra le Regioni restano profonde: l’aspettativa di vita e, soprattutto, quella in buona salute continuano a oscillare in modo significativo lungo la Penisola, in parallelo con un divario socio-educativo più ampio che il SSN da solo non può colmare.
  4. L’utilizzo dei servizi sanitari cambia in modo ingiustificato tra Regioni e persino all’interno delle stesse. Specialistica ambulatoriale, accesso al Pronto Soccorso, tassi di ricovero, screening e vaccinazioni mostrano scostamenti significativi. E questo accade nonostante una distribuzione delle risorse finanziarie sostanzialmente equa: il consumo pro-capite di prestazioni dipende ancora troppo da fattori contingenti e “casuali” invece che dal reale bisogno clinico.

Le sfide governabili: dove il SSN può intervenire subito

Accanto ai vincoli strutturali, il Rapporto OASI individua una serie di ambiti in cui è possibile agire:

  • Lavorare per attrarre infermieri, meno frammentazione professionale. I posti a Medicina sono quasi raddoppiati in dieci anni (da 10.500 a 19.500, destinati a 24.000 con il semestre filtro), ma molte professioni – in primis gli infermieri – restano poco attrattive: nel 2025 le domande coprono solo l’84% dei posti. Altre professioni sanitarie, come fisioterapisti e ostetriche, vivono una situazione opposta. Esistono 22 professioni sanitarie riconosciute, un numero molto alto che aumenta rigidità organizzative.
  • Aggiornamento delle tariffe per i privati accreditati. Con margini prossimi allo zero e tariffe ferme, soprattutto nel settore ospedaliero, molti erogatori sono spinti verso l’attività a pagamento. OASI propone di aggiornare le tariffe allineandole alle priorità di policy: le prestazioni che devono essere garantite dal SSN devono essere remunerate adeguatamente.
  • Procurement più forte e qualificatoFarmaci, dispositivi e servizi acquistati dall’esterno pesano ormai per il 32% della spesa sanitaria: il SSN è un “grande acquirente”. Per questo, OASI segnala l’urgenza di una funzione di procurement più forte e qualificata: oggi governa un terzo della spesa, ma spesso senza strumenti e competenze adeguati in un mercato sempre più complesso.
  • Digitalizzazione dei Medici di Medicina Generale. Oltre il 60% dei contatti MMG-pazienti avviene da remoto e la refertazione digitale è quasi completa. Nonostante l’FSE 2.0 e la telemedicina nazionale siano ormai disponibili, il Paese non ha ancora scelto realmente se adottare un modello “digital & remote first”, oppure mantenere l’attuale offerta prevalentemente fisica. Da ciò dipenderanno organizzazione e accessibilità future.
  • Prossimità multicanale. Con 9.000 ambulatori e 2.400 Case della Comunità previste, OASI avverte che il rischio è aumentare la frammentazione. La vera prossimità non è solo vicinanza fisica: significa continuità, multicanalità e un interlocutore stabile, capace di rispondere lungo tutto il percorso assistenziale.

La doppia agenda del management: uno spazio di autonomia e una responsabilità

L’assenza di priorità esplicite nella politica sanitaria apre, paradossalmente, uno spazio di autonomia molto ampio per i manager del SSN. In un sistema attraversato da tensori contraddittori – equilibrio di bilancio, aumento dei volumi, innovazione del PNRR – e da bisogni che crescono più velocemente delle risorse, la capacità manageriale diventa decisiva per tradurre la missione del SSN in scelte operative concrete.

La capacità manageriale diventa decisiva per tradurre la missione del SSN in scelte operative concrete

Secondo OASI, in questo contesto una “doppia agenda” non è solo probabile, ma inevitabile:

  • un’agenda visibile, allineata agli obiettivi politici e alle metriche più esposte al dibattito pubblico – bilanci in pareggio, tempi d’attesa, volumi di certe prestazioni in crescita – che richiede rendicontazione costante e risposte immediate;
  • un’agenda interna e strategica, meno esposta mediaticamente, ma cruciale per il valore prodotto dal sistema e gli esiti di salute, focalizzata su: riorganizzazione e ridistribuzione lucida e determinata delle risorse tra i vari punti di offerta; spinta “ostinata” alla digitalizzazione; riduzione delle variabilità ingiustificate, rafforzando la presa in carico e garantendo continuità assistenziale e orientamento delle risorse verso i pazienti con maggiore bisogno, soprattutto cronici e fragili.

«In questo spazio di autonomia, i manager possono – e devono – utilizzare tutte le finestre di opportunità per esercitare una responsabilità più profonda: interpretare i compromessi che la politica non esplicita, decidere quali servizi potenziare per primi, governare la domanda oltre che l’offerta e costruire reti professionali capaci di sostenere innovazioni che non dipendono dalle scadenze del ciclo politico» – ha dichiarato Alberto Ricci, Coordinatore del Rapporto OASI –  «La doppia agenda diventa così lo strumento con cui il management può tutelare la sostenibilità dell’universalismo, assicurando che le risposte prioritarie arrivino a chi ha davvero più bisogno, anche quando il dibattito pubblico guarda altrove».

Collaborazione tra CERGAS e HealthTech XPO

La presentazione del Rapporto OASI 2025 quest’anno ha visto una sessione parallela dedicata al terzo HealthTech XPO, promosso da HealthTech Europe, il più ampio network europeo di imprenditori, manager, ricercatori, investitori ed esperti di ecosistemi digitali e di intelligenza artificiale applicati alla sanità. La sessione ha offerto l’occasione per approfondire come l’intelligenza artificiale, la trasformazione digitale e i nuovi modelli di business stiano ridefinendo l’assistenza sanitaria in Europa e oltre, evidenziando al tempo stesso opportunità di innovazione e criticità emergenti in un settore in rapida evoluzione.

Questa collaborazione conferma come OASI ampli sempre più lo sguardo verso l’Europa, cogliendo le sfide poste dalla trasformazione digitale della sanità e dal crescente impatto dell’intelligenza artificiale sui sistemi assistenziali.

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