Le stazioni appaltanti regionali e Consip hanno una funzione strategica nel bilanciare innovazione, sostenibilità economica e trasparenza negli acquisti sanitari. Con il Nuovo Codice degli Appalti, il sistema evolve: non più solo procedure rigide e standardizzate, ma un dialogo più dinamico con il mercato, capace di ripensare modelli e processi d’acquisto in un’ottica di maggiore efficienza e competitività.
L’eccessiva frammentazione tra le Regioni e la rapida avanzata della tecnologia – tra farmaci innovativi e dispositivi medici sempre più sofisticati – hanno acceso il dibattito su come rendere gli acquisti più efficienti e coordinati. Il tema non è solo di governance, ma di visione: come garantire procedure omogenee, rapide ed efficaci senza sacrificare la qualità?
La standardizzazione dei processi e il buon uso dell’intelligenza artificiale possono essere una buona modalità per avviare processi più “scorrevoli” per pazienti e operatori sanitari
Un nodo fondamentale è anche la gestione dei dati sanitari. Il potenziale informativo è enorme, ma l’assenza di interoperabilità tra le diverse piattaforme regionali e aziendali crea compartimenti stagni che rallentano l’analisi e l’ottimizzazione dei processi.
Analizzarli nel modo giusto significa migliorare le terapie, ridurre gli errori nelle prescrizioni e aprire la strada a una medicina sempre più personalizzata. La loro importanza va ben oltre la semplice gestione amministrativa: sono il motore della medicina di precisione, dello sviluppo tecnologico e di un’assistenza più attenta ai bisogni delle persone.
Ma c’è un passaggio sostanziale da compiere: spostare il focus dal mero controllo della spesa alla valorizzazione dei dati. Solo così si potranno migliorare le cure, aumentare l’appropriatezza dei trattamenti e avere una visione più ampia e integrata del sistema sanitario.
L’obiettivo? Un modello più efficiente, efficace e davvero centrato sulle persone. Serve quindi un cambio di prospettiva. Per superare la frammentazione, servono sistemi interoperabili, formazione adeguata per gli operatori e un approccio che punti al valore acquisito e non soltanto ai costi.
Investire nei dati non è solo una scelta tecnologica, ma una strategia a lungo termine per garantire un sistema sanitario più solido.
Ne hanno parlato a TrendSanità Massimo Caruso, Segretario generale AiSDeT (Associazione Italiana di Sanità Digitale e Telemedicina) e Maria Ernestina Faggiano, Presidente del Collegio dei Sindaci SIFO (Società Italiana di Farmacia Ospedaliera e dei Servizi Farmaceutici).
Innovazione e acquisti sanitari: il peso strategico delle stazioni appaltanti

«Le stazioni appaltanti regionali – afferma Caruso – sono nate proprio con l’obiettivo di garantire e accompagnare lo sviluppo di processi innovativi di acquisto coniugando la maggiore trasparenza nelle metodologie di gara e la sostenibilità. Ma c’è di più, le stazioni appaltanti regionali sono un vero e proprio strumento strategico nel contesto delle politiche regionali di sviluppo economico. La spinta delle Regioni verso una più spiccata autonomia e la debolezza degli organi di coordinamento nazionale, tuttavia, hanno dato origine, nella situazione attuale, a una evidente eterogeneità di comportamento delle stazioni appaltanti per quanto riguarda le modalità di approccio alle gare e agli stessi processi di acquisto, creando una asimmetria che non giova al mercato, come nel caso delle procedure value based, diffuse a macchia di leopardo.
L’obiettivo dei prossimi anni sarà dunque quello di avviare un coordinamento più deciso tra le stazioni appaltanti per la condivisione di processi più omogenei, per un trasferimento delle best practice e per una condivisione dei dati e delle informazioni necessarie a migliorare la ricaduta di valore degli appalti nelle stesse regioni e, nell’insieme, per il Paese».
Nuovo Codice degli Appalti: opportunità e ostacoli nel settore sanitario
Il D.Lgs. 209/2024, entrato in vigore il primo gennaio 2025, ha affrontato le criticità che erano emerse appunto durante l’applicazione del Nuovo Codice degli appalti, venendo incontro anche alle richieste di modifica da parte dell’Unione Europea e introducendo dei correttivi con cui si intende semplificare e razionalizzare il quadro normativo.
«Le “Nuove disposizioni che modificano il D.Lgs.36/2023” – prosegue Caruso – rettificano oltre 70 articoli del Codice Appalti, intervenendo in molti ambiti, dalla tutela dell’equo compenso nelle gare di progettazione al meccanismo di revisione dei prezzi, alla digitalizzazione dei contratti pubblici, alla tempistica delle procedure di appalto e di concessione, agli affidamenti diretti e deroga al principio di rotazione alle garanzie a corredo dell’offerta fino agli accordi quadro.
Un accenno è rivolto a una maggiore tutela delle micro, piccole e medie imprese (MPMIP), potenziando quanto già previsto nel Nuovo Codice degli Appalti in merito alla disciplina del sottosoglia, alle misure di favore per l’accesso ai grandi appalti, alla suddivisione in lotti, al dimezzamento delle garanzie provvisorie fino alla valorizzazione del principio di prossimità tra i criteri di aggiudicazione».
Sanità e acquisti: perché serve più coesione tra le Regioni?
«Per quanto riguarda l’acquisto dei farmaci, la frammentazione regionale è meno incisiva, fatto salvo il tema dei processi di acquisto che concerne i farmaci biosimilari. Il vero problema riguarda il processo di acquisto dei DM, che sono numerosissimi e in continua evoluzione tecnica e tecnologica.
Il nodo centrale in questo caso è quello della più corretta individuazione dei fabbisogni e dell’appropriatezza e soprattutto del potenziamento del governo dei dati in modo puntuale e con l’utilizzo di sistemi di AI che meglio possono, incrociando le informazioni, offrire un quadro decisamente più chiaro delle necessità di acquisto, della divaricazione dei prezzi rispetto ai reali bisogni e tra regione e regione, e dare conto delle possibili zone di opacità» – conclude Caruso.
Come bilanciare spesa e accesso alle cure?

«Quello della sostenibilità è un concetto che presuppone l’uso appropriato delle risorse a favore dell’innovatività e dell’eticità; pertanto, penso che la semplificazione dei percorsi di cura e la loro ottimizzazione sia il punto di partenza per equilibrare la spesa con l’accesso etico e paritario alle cure» – ci spiega Faggiano.
Dal punto di vista prettamente clinico-terapeutico rinforzare le attività di prevenzione significa investire in salute e sostenere il SSN, che, per esempio, nel caso delle patologie infettive, ha sfide quasi insormontabili da affrontare. In particolare, infatti, basterebbe tener conto del PNCAR 2022-2025 e del Piano Nazionale della Prevenzione 2020-2025, per ottenere risultati clinici sostenibili che permetterebbero ad una più ampia platea di pazienti di curarsi con terapie innovative.
Se si pensa ai dispositivi medici, poi, rendere più stringente e ubiquitario il monitoraggio, per esempio, degli usi nelle sale operatorie sarebbe un modo semplice e risolutivo di permettere ai pazienti più fragili e complessi di essere curati con gli ultimi “ritrovati” tecnologici».
Farmacisti, provveditori e clinici: una sinergia per equità ed efficacia in Sanità
«L’interdisciplinarietà è vera, secondo me, solo se i singoli si parlano e si ascoltano, cioè diventano un coro che esegue una melodia con tecnica armonica perfetta – conclude Faggiano.
L’interdisciplinarietà può diventare il motore della sostenibilità
Questo vuol dire che la specifica professionalità può affrontare la stessa problematica con competenze diverse, ma con identico obiettivo: curare appropriatamente ogni paziente. Le gare per farmaci e dispositivi medici sono l’esempio più semplice, ma anche l’uso di cartelle elettroniche condivise migliora la comunicazione tra operatori sanitari e con essa anche efficacia dell’attività clinica e lo spreco di prescrizioni inutili.
Di sicuro non è facile dialogare, però, la formazione congiunta tra coloro che si interessano di salute e sanità e la volontà di rendere agevoli i percorsi di cura possono fare dell’interdisciplinarietà il motore della sostenibilità».