Con questa pandemia il procurement sanitario è destinato (forse) a cambiare. L’assenza di materiali strategici come mascherine e dpi, gli acquisti fatti in extremis solo grazie alla capacità di singoli provveditori e responsabili acquisti, i vari livelli di gestione degli acquisti (aziendale, regionale e nazionale) che non sanno comunicare in modo efficace tra di loro, sono solo alcuni dei problemi che hanno interessato il procurement sanitario in questi mesi di emergenza sanitaria.
Se l’assistenza sanitaria sta già sperimentando una piccola rivoluzione nella gestione dei pazienti, il procurement deve ancora iniziare la propria che, a detta di chi ci lavora, dovrebbe essere copernicana: il procurement dovrà attrezzarsi per passare in tempi brevi dalla versione tradizionale a una versione 2.0. Come si può raggiungere questo traguardo?
Ne parliamo con:
- Niccolò Cusumano
Docente di Government Health and Non Profit Division dell’Università Bocconi di Milano - Salvatore Torrisi
Presidente FARE (Federazione delle Associazioni Regionali Economi e Provveditori della Sanità) - Donato Cavallo
Dirigente Area Programmazione, Monitoraggio e Razionalizzazione Spesa e Sostenibilità Ambientale e Sociale negli Acquisti, Regione Lazio
Modera:
- Angelica Giambelluca
Giornalista professionista in ambito medico