Programma Nazionale Esiti: ancora differenze regionali, ma bene ospedali Centro-Sud

A dieci anni dal debutto, il PNE conta 194 indicatori e considera 1.377 ospedali pubblici e privati. Per la prima volta è stato introdotto uno strumento per monitorare il management e sono state premiate due strutture che hanno ottenuto punteggi alti o molto alti in tutti gli indicatori

Nel 2021 sono aumentati i ricoveri ospedalieri rispetto al 2020 di oltre 500.000 unità, ma sono rimasti sotto i livelli pre-pandemici: 1,2 milioni in meno rispetto al 2019, che si sommano ai 1,7 milioni non effettuati nel 2020.

A parte la chirurgia oncologica, in altre aree specialistiche gli ospedali del Centro-Sud per la prima volta se la giocano con quelli del Nord.

I risultati, presentati all’interno del Programma nazionale Esiti (Pne) di Agenas, dimostrano in media una tenuta del sistema delle cure ospedaliere, in particolare per quanto riguarda la tempestività di accesso alle cure urgenti e la ripresa di alcuni interventi oncologici come quelli per il tumore del seno. Permane tuttavia una grande eterogeneità degli esiti sia intra che interregionale e un’estrema frammentazione della casistica.

Nell’edizione 2022 (sui dati 2021) sono stati considerati 194 indicatori (10 in più dell’anno scorso):

  • 171 relativi all’assistenza ospedaliera (73 di esito/processo, 83 di volume di attività e 15 di ospedalizzazione);
  • 23 relativi all’assistenza territoriale, valutata indirettamente in termini di ospedalizzazione evitabile (14 indicatori), esiti a lungo termine (5) e accessi impropri in pronto soccorso (4).

Dieci anni fa, al suo debutto ufficiale, il Pne contava appena 42 indicatori: sintomo di un’evoluzione continua.

“Gli indicatori utilizzati – ha spiegato Enrico Coscioni, presidente Agenas – sono stati definiti allo scopo di mostrare ai vari stakeholder quali risultati si possono raggiungere e quali sono invece le difficoltà del sistema, attraverso la valutazione comparativa tra le strutture e tra le aree territoriali. Le evidenze scientifiche e i risultati forniti dal Pne confermano come la pubblicazione dei dati di esito sia uno strumento fondamentale di governo del sistema per migliorare la qualità delle cure, intervenendo su criticità assistenziali ed evitando il ripetersi delle problematiche, al fine di valutare appieno il percorso di cura dei pazienti, rendere le misure sempre più puntuali e individuare con miglior precisione le strutture più virtuose, da prendere come benchmark per il miglioramento”.

Il Pne si configura come osservatorio permanente sull’assistenza sanitaria per valutare l’efficacia, l’appropriatezza clinico-organizzativa, l’equità di accesso e la sicurezza delle cure garantite dal Servizio sanitario nazionale

Sviluppato dall’Agenzia su mandato del Ministero, il Pne si configura come osservatorio permanente sull’assistenza sanitaria per valutare l’efficacia, l’appropriatezza clinico-organizzativa, l’equità di accesso e la sicurezza delle cure garantite dal Servizio sanitario nazionale.

L’uso degli indicatori Pne per le attività regolatorie a livello nazionale e regionale, insieme alla promozione delle attività di audit con i professionisti, rappresentano inoltre un importante strumento per il miglioramento della qualità delle cure.

I dati fanno riferimento all’attività assistenziale effettuata nell’anno 2021 da 1.377 ospedali pubblici e privati, e a quella relativa al periodo 2015-2021 per la ricostruzione dei trend temporali.

Disuguaglianze territoriali

L’Edizione 2022 del Pne, in continuità con la precedente edizione, ha cercato di cogliere e valutare, ove possibile, l’impatto del Covid-19 sul sistema dei servizi, analizzando i cambiamenti determinatisi rispetto al periodo prepandemico, con particolare riferimento alle specifiche aree cliniche, nonché alle dinamiche pubblico-privato accreditato.

Come ha ricordato in apertura il ministro della Salute Orazio Schillaci, “il Pne fornisce una dettagliata fotografia dello stato di salute del Servizio sanitario nazionale e serve anche per valutare l’impatto della pandemia sull’intero sistema dei servizi. Si tratta di un supporto fondamentale per procedere con appropriatezza e rigore alla riorganizzaziomne del sistema”.

Le due priorità che ha sottolineato e per le quali ha garantito il suo impegno sono state l’intervento sulle liste d’attesa e sulle prestazioni non erogate per pandemia e il superamento delle disuguaglianze territoriali.

Durante l’emergenza Covid, il sistema nel complesso ha tenuto, ma ci sono aree dove migliorare a livello regionale e locale

Silvio Brusaferro, presidente dell’Istituto superiore di sanità, ha commentato: “Dal report emerge una fotografia della sanità italiana che mostra dei livelli di risposta buoni, ma con differenze tra regioni e intraregionali. Nonostante l’emergenza Covid, il sistema nel complesso ha tenuto, ma ci sono aree dove migliorare a livello regionale e locale. Le misurazioni non sono giudizi o pagelle ma uno strumento per migliorare le strategie per rafforzare il nostro Servizio sanitario nazionale”.

Tra le novità di quest’anno, l’avvio di un nuovo programma per la valutazione della componente manageriale delle aziende. E quest’anno, per la prima volta, sono state premiate le due migliori strutture che hanno raggiunto una qualità alta o molto alta per tutti gli indicatori considerati: l’Aou Ospedali riuniti Umberto I – G.M. Lancisi di Ancona e l’Istituto Clinico Humanitas di Rozzano. Da quest’anno, la premiazione entra a far parte del programma di presentazione del Pne.

I risultati

Tra gli ambiti di valutazione del report, sono stati considerati:

  • i volumi: indicatori chirurgici calcolati per istituto, singolo operatore e unità operativa coerente;
  • la tempestività: misure (e primi trend) con tempi in minuti o ore (per Ptca, l’angioplastica coronarica percutanea transluminale e frattura di femore);
  • l’appropriatezza clinica e organizzativa nell’area perinatale e nella chirurgia a ciclo breve;
  • gli esiti: parametri clinici per misurare la gravità del paziente all’ammissione.

In generale,

  • Il numero di ricoveri urgenti è stato inferiore al valore atteso sulla base dei trend prepandemici: -10% per l’infarto miocardico acuto (circa 11.300 ricoveri in meno) e -6% per la frattura di femore (circa 5.800 ricoveri in meno);
  • La tempestività di accesso ai trattamenti urgenti rimane al di sotto degli standard assistenziali in oltre la metà delle strutture italiane: la proporzione di pazienti sottoposti ad angioplastica coronarica (Ptca) entro 90 minuti dal ricovero è stata in media del 50,6%, mentre la proporzione di anziani con frattura di femore operati entro 48 ore è stata in media del 48,6%. In entrambi i casi, la soglia prevista dal Dm 70 è del 60%;
  • Relativamente alla tempestività di esecuzione della Ptca, si evidenzia una grande variabilità intraregionale, superiore a quella interregionale; permane invece una grande variabilità sia tra regioni che intraregionale per gli interventi sulla frattura di femore. Si registrano, inoltre, significative differenze di genere, con condizioni di svantaggio a carico delle donne per l’angioplastica coronarica e degli uomini per gli interventi su frattura di femore.
  • La mortalità a 30 giorni da un episodio di infarto si è leggermente ridotta nel 2021 rispetto al 2020 (7,7% vs. 8,4%), con riavvicinamento al trend prepandemico (valore atteso pari a 7,3%). La mortalità a 30 giorni dal ricovero per frattura di femore è rimasta stabile rispetto al 2020 (6,4% vs. 6,6%), ma è comunque più elevata rispetto al periodo prepandemico (5,1% nel 2019). Nel caso dell’infarto l’utilizzo delle variabili cliniche aggiuntive ha consentito di modificare significativamente il ranking delle strutture nella metà delle 357 valutate per questo indicatore;
  • Per quanto riguarda i ricoveri programmati, si è evidenziato nel 2021 un parziale recupero sul 2020, ma permane uno scostamento dai livelli precedenti (-16% rispetto al 2019);
  • Per gli interventi di bypass aorto-coronarico isolato, si è registrata una riduzione di 1.900 ricoveri rispetto all’atteso; nel biennio 2020-2021, lo scostamento complessivo rispetto al trend è stimabile in circa 5 mila ricoveri. I 2/3 degli interventi sono stati effettuati in strutture al di sotto della soglia prevista dal DM 70 (200 interventi/anno).
  • In area muscolo-scheletrica, si evidenzia una significativa ripresa delle attività programmate rispetto al 2020 (soprattutto in ambito privato), con un aumento di 18 mila interventi di protesi d’anca e 14 mila interventi di protesi di ginocchio. Rimane tuttavia un gap rispetto ai livelli prepandemici: nel biennio 2020-2021, la perdita complessiva rispetto al trend è stimabile in circa 27 mila interventi di protesi d’anca e 39 mila interventi di protesi di ginocchio;
  • Per le attività chirurgiche “a ciclo breve” (come la colecistectomia laparoscopica), rimane particolarmente penalizzata la modalità di ricovero in day surgery, in forte ascesa nel periodo 2015- 2019 e ridottasi nel 2021 del 31% rispetto al trend;
  • Permane una marcata inappropriatezza in ambito materno-infantile, ad esempio nel ricorso al taglio cesareo: nel 2021, solo il 14,1% delle maternità con meno di 1.000 parti/anno e il 69,7% di quelle con volumi superiori a 1.000 hanno fatto registrare proporzioni in linea con il DM 70. Si mantengono, inoltre, basse proporzioni di parti vaginali dopo pregresso cesareo, con valore mediano a livello nazionale pari a 6,7% e marcato gradiente Nord-Sud;
  • L’assistenza in ambito oncologico ha fatto registrare nel 2021 importanti segnali di ripresa. Ad esempio, le ospedalizzazioni per tumore maligno della mammella, che nel 2020 si erano ridotte dell’11% (circa 6 mila interventi in meno rispetto all’atteso), sono tornate ai livelli prepandemici. Per quanto riguarda la concentrazione della casistica, il 74% degli interventi è stato effettuato in unità operative che hanno rispettato la soglia prevista dal DM 70 (in aumento rispetto al 67% del 2020). Se si considera il volume per operatore, la quota di interventi effettuati da operatori esperti (≥50 interventi/anno) è pari al 70%.

“Il Pne – ha dichiarato in chiusura Domenico Mantoan, Direttore generale di Agenas – ha evidenziato i principali elementi da considerare per sostenere la riorganizzazione del Ssn dopo la pandemia e per contribuire alla diffusione delle buone prassi esistenti e orientare il cambiamento. Per impiegare in maniera ottimale le risorse stanziate in attuazione del Pnrr, occorre una riorganizzazione dell’offerta sanitaria in grado di realizzare un sistema che dia risposte puntuali ai bisogni di prevenzione e assistenza della popolazione. Questa strada può essere percorsa solo attraverso una concreta sinergia tra i vari livelli di governance del sistema.

In tale ottica, da quest’anno il Pne rafforza il supporto concreto offerto alle strutture sanitarie: a partire dagli indicatori del treemap, che permettono di fornire una valutazione sintetica della singola struttura negli ambiti nosologici considerati, verranno segnalate le realtà che presentano delle criticità negli esiti o nei processi clinico-assistenziali. Inoltre, le Regioni e le strutture potranno richiedere un affiancamento fattivo da parte di Agenas, nell’ambito di percorsi integrati di audit, per intervenire direttamente sul campo con la collaborazione di tutti gli stakeholder, al fine di superare le criticità e favorire il miglioramento”.

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Michela Perrone
Giornalista pubblicista