Reti oncologiche e screening: Regioni in crescita, ma permane il divario Nord-Sud

L'Osservatorio per il Monitoraggio delle Reti Oncologiche Regionali di AGENAS ha presentato il suo report annuale. Una fotografia dinamica dell'andamento a livello territoriale, con un risultato forte: dove le strutture riescono a costituirsi in nodi e a collaborare, gli esiti sono migliori e si combattono le disuguaglianze

Le Reti Oncologiche funzionano meglio nelle Regioni in cui esistono da più tempo: sono più strutturate e assicurano un accesso più equo al paziente, indipendentemente dal suo punto di accesso e dalla sua residenza. «Chi si ammala deve sapere che, da qualunque parte entri nel sistema, gli verrà proposta la stessa prospettiva di diagnosi e cura. Far sentire il paziente una pallina di flipper è una delle criticità che dobbiamo eliminare», ha osservato Gianni Amunni, Coordinatore scientifico ISPRO (Istituto per lo studio, la prevenzione e la rete oncologica della Toscana) durante la presentazione del report redatto dall’Osservatorio per il monitoraggio delle Reti Oncologiche Regionali (ROR) di AGENAS e condotto nel 2024 sui dati del 2023.

Chi ha strutturato la Rete da più tempo, infatti, ha a disposizione processi, competenze multidisciplinari e PDTA, oltre a una migliore organizzazione di strutture e personale. Tutto questo assicura una migliore performance in termini di esiti. Dal punto di vista delle governance, nel 2023 hanno fatto bene Toscana, Emilia-Romagna, Piemonte-Valle d’Aosta, Veneto e Lazio. Per contro, Friuli Venezia Giulia e Lombardia raggiungono le performance di esito grazie a centri d’eccellenza con un’alta produttività, ma non organizzati in rete. «Abbiamo voluto restituire una fotografia dinamica dell’andamento delle Reti – ha affermato Manuela Tamburo De Bella, Coordinatrice dell’Osservatorio per il Monitoraggio delle ROR -. In questo senso, abbiamo apprezzato la crescita, rispetto ai dati del 2022, di Regioni come la Campania, l’Umbria, l’Abruzzo e la Puglia».

Calabria, Molise, Marche, Basilicata e Sardegna hanno notevoli margini di miglioramento: «Da parte nostra c’è la piena volontà di collaborare e supportare dal punto di vista della gestione quelle aree che non soddisfano ancora i requisiti delle ROR», ha detto Tamburo De Bella, che ha anche ricordato come AGENAS sia la sede del Coordinamento funzionale della Rete Nazionale dei Tumori Rari, «che in questo momento è scaduto e noi attendiamo con ansia il suo rinnovo, anche perché negli anni abbiamo definito il processo normativo e attuativo e c’è molto lavoro da fare».

Metodologia

L’Indice sintetico complessivo di valutazione (ISCO), usato nel report, si compone di due parti, ciascuna che “pesa” per il 50%:

  • un questionario di autocompilazione qualitativa su 4 aree tematiche (struttura di base, meccanismi operativi, processi sociali e risultati)
  • una parte quantitativa con 3 indicatori di processo e di esito per 7 patologie tumorali (mammella, polmone, prostata, ovaio, utero, colon e retto).

I 3 indicatori presi in analisi sono:

  • presa in carico da strutture della rete
  • tempi di attesa
  • indice di bacino

L’indice di bacino è stato introdotto quest’anno, dopo la sperimentazione dell’anno scorso e misura la percentuale di prestazioni ambulatoriali e ospedaliere di chemio e radioterapiche erogate ai pazienti entro 60 minuti o 100 chilometri di percorrenza dal luogo di residenza sul totale delle prestazioni per area territoriale di residenza. «Si tratta di un indicatore di prossimità, con prestazioni che normalmente i flussi non misurano – prosegue Tamburo De Bella -. È un dato importante perché nel paziente cronico non c’è un’unica prestazione indice (che è la chirurgica), ma c’è una presa in carico per diversi anni, deve essere una presa in carico di prossimità».

Grazie a questi dati AGENAS ha prodotto un profilo nazionale e dei profili regionali.

Gli screening oncologici

«Quando parliamo di Reti oncologiche, parliamo di presa in carico e di ottimizzazione di servizi e processi per il paziente, ma quanta attenzione diamo a ciò che viene prima, la prevenzione? Questa è la base per avere meno malati avanzati», ha affermato Tamburo De Bella. Per questo l’Osservatorio due anni fa ha iniziato un monitoraggio semestrale basato sui flussi regionali.

La creazione di Reti Oncologiche forti e la promozione attiva degli screening sono la chiave per ridurre la mortalità oncologica e garantire un percorso di cura dignitoso

Durante l’incontro sono stati presentati in anteprima i dati 2024 su 3 screening: mammella, colon-retto e cervice uterina. A livello nazionale, la copertura media è buona: 95% per la mammella (fascia 50-69 anni), 96% per il colon-retto e addirittura 101% per la cervice uterina (percentuale legata probabilmente all’inclusione di una fascia di età allargata). Quando si analizza la percentuale di adesione, tuttavia, i numeri cambiano: rispettivamente nel 2024 hanno risposto alla chiamata il 49%, il 32% e il 41% delle persone in target.

A livello regionale, sebbene si registri un miglioramento al Centro e Sud-Isole rispetto al 2023, il divario rispetto al Nord Italia resta importante in tutte e tre le patologie. Da questo punto di vista, per AGENAS la creazione di Reti Oncologiche forti e la promozione attiva degli screening sono la chiave per ridurre la mortalità oncologica e garantire un percorso di cura dignitoso. Dove queste strategie sono state messe in pratica, grazie anche all’integrazione ospedale-territorio, si sono raggiunti e talvolta superati i target ministeriali.

Le parole chiave delle Reti Oncologiche

Gianni Amunni, considerato il padre delle Reti Oncologiche, ha sintetizzato alcune parole chiave, che esprimono concetti su cui si è lavorato in questi anni (l’Osservatorio AGENAS esiste dal 2019) e su cui occorre continuare a farlo. Queste parole sono prossimità, equità («almeno all’interno della stessa Regione»), omogeneità di trattamento, governo del diritto all’innovazione, valore del percorso rispetto alla singola prestazione («il percorso in oncologia è diverso rispetto alla semplice sommatoria delle singole prestazioni»), integrazione ospedale-territorio e ricerca di nuovi setting assistenziali, alcuni dei quali al di fuori delle mura dell’ospedale per creare risposte più appropriate. «La regia dell’oncologia rimane unica, ma occorre mettere a disposizione dei 4 milioni di casi prevalenti nuove risposte per i loro bisogni, che sono sempre più diversificati».

Infine, la sostenibilità: «In oncologia occorre superare il concetto di spesa, orientandosi su quello di investimento e imparando a dare valore anche economico agli esiti che riusciamo a produrre», ha sottolineato Amunni, auspicando per il futuro un movimento verso l’accreditamento delle Reti Oncologiche.

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Michela Perrone
Giornalista pubblicista