Reumatologia e digitale: come la telemedicina può cambiare le cure

Dalla teoria alla pratica: le nuove Linee di indirizzo per la telemedicina in reumatologia tracciano la strada per un’assistenza più accessibile ed efficace. A TrendSanità ne parlano Vittorino Antonio Gaddi (SIT) ed Eugenio Santoro (Istituto Mario Negri)

Il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) sta ridefinendo il panorama sanitario italiano, con un focus particolare sulla telemedicina. Non si tratta solo di finanziamenti per nuove infrastrutture, ma di una profonda rivoluzione organizzativa del Sistema Sanitario Nazionale, anche alla luce della nascente Piattaforma Nazionale di Telemedicina (PNT).

Rilevante è anche il susseguirsi di aggiornamenti scientifici e la produzione di documenti da applicare alle diverse aree della medicina e dell’assistenza: tra le ultime novità, le nuove Linee di indirizzo per i servizi di telemedicina in ambito reumatologico, di recente pubblicazione sulla rivista Monitor di AGENAS.

Queste Linee di indirizzo, elaborate da AGENAS nella sua veste di Agenzia Nazionale per la Sanità Digitale (ASD) e con l’Unità Operativa di Agenas impegnata nelle progettualità nazionali afferenti alla Sanità Digitale e Telemedicina, in collaborazione con la Società Italiana di Reumatologia (SIR), la Società Italiana di Telemedicina (SIT) e il Centro Studi SIR, sono operative e non vincolanti ma rappresentano uno strumento utile per supportare pazienti e operatori sanitari nell’uso della telemedicina.

Il documento si articola in due sezioni principali: la prima illustra il contesto normativo, il metodo di sviluppo e i requisiti di base per la telemedicina in reumatologia; la seconda approfondisce come vengono erogati i servizi digitali di assistenza sanitaria, includendo anche strumenti per verificarne la qualità e l’efficacia. Un punto chiave del documento riguarda la formazione e la sensibilizzazione alla sanità digitale di tutti i soggetti coinvolti nel percorso terapeutico tramite telemedicina, inclusi pazienti e caregiver.

L’importanza delle Linee di indirizzo

Antonio Vittorino Gaddi

Antonio Vittorino Gaddi, Presidente della Società Italiana di Telemedicina (SIT), sottolinea il valore operativo di queste Linee di indirizzo: «Queste Linee di indirizzo si distinguono dalle linee guida vere e proprie: mentre le seconde hanno carattere prescrittivo e vengono pubblicate in Gazzetta Ufficiale attraverso il Sistema Nazionale Linee Guida, le prime, rappresentano invece, uno strumento operativo per supportare le Regioni nella presa in carico dei pazienti reumatologici».

Il passaggio dalle Linee di indirizzo alle Linee guida potrebbe essere rapido: «Siamo a buon punto con la stesura delle Linee guida per i servizi di telemedicina in reumatologia. Si parte dalle Linee guida internazionali con valore scientifico, per arrivare alle Linee guida nazionali, vincolanti, fino alle buone pratiche clinico-assistenziali e ai Percorsi Diagnostico Terapeutici Assistenziali (PDTA)».

Tra le patologie incluse nelle Linee di indirizzo ci sono connettiviti, vasculiti, malattie infiammatorie dell’apparato locomotore (come artrite reumatoide e spondilite) e osteoporosi complicata: «Le Linee di indirizzo si concentrano su patologie frequenti e ad alto impatto sulla qualità della vita, come connettiviti, vasculiti, malattie infiammatorie dell’apparato locomotore (tra cui l’artrite reumatoide e la spondilite), oltre a condizioni come l’osteoporosi in forme complicate. Abbiamo pensato a pazienti che avessero delle malattie frequenti e gravi, non nel senso di gravità clinica, ma di impegno e peso anche sulla vita del paziente, quindi con dolore invalidante, con limitazione e con alto consumo di risorse sanitarie e che fossero in grado di attuare i percorsi anche ricorrendo alle tecnologie e che, i pazienti stessi o i loro caregiver siano in grado di gestire una componente di telemedicina».

Telemedicina e disuguaglianze territoriali

Un aspetto cruciale riguarda l’equità territoriale delle cure. Secondo Gaddi, l’implementazione della telemedicina nelle aree remote deve considerare tre fattori: «Le caratteristiche geografiche e infrastrutturali del territorio, la specifica tipologia patologica da trattare, e le fragilità socio-economiche della popolazione (con particolare riferimento agli anziani). Un approccio efficace non può limitarsi all’installazione di infrastrutture tecnologiche, ma deve considerare l’interazione di questi tre elementi per evitare investimenti inefficaci».

Un approccio efficace non può limitarsi all’installazione di infrastrutture tecnologiche

Anche il problema delle liste d’attesa è strettamente connesso alla telemedicina: «Il nodo principale non è la carenza di risorse, ma l’inefficienza organizzativa e il peso della burocrazia. Oggi, circa la metà del tempo dei medici è assorbito da attività amministrative. La soluzione proposta passa attraverso l’implementazione di linee guida e buone pratiche cliniche, attualmente in sviluppo da parte dell’Istituto Superiore di Sanità, che dovrebbero fornire una base concreta per l’organizzazione efficiente del lavoro medico e la definizione delle priorità assistenziali».

L’importanza della formazione e dell’organizzazione

Eugenio Santoro

Eugenio Santoro, Responsabile dell’Unità per la Ricerca in Sanità Digitale e Terapie Digitali dell’Istituto Mario Negri di Milano, evidenzia il ruolo chiave delle società scientifiche: «Il coinvolgimento delle società scientifiche nella stesura delle Linee di indirizzo e in seguito nelle Linee Guida è fondamentale. L’esperienza ci ha insegnato che, senza il loro supporto, è difficile ottenere l’adesione dei medici specialisti. Quello della reumatologia è un esempio virtuoso, dove la collaborazione con la Società Italiana di Telemedicina, che ha competenze modellistiche già avviate, ha portato a buoni risultati. Ma la vera sfida non è tecnologica. Gli strumenti ci sono e sono avanzati e affidabili. Il vero punto di svolta è l’organizzazione: senza una struttura pronta a recepire questi strumenti, la telemedicina rimane sulla carta. I documenti di indirizzo recentemente pubblicati mirano proprio a questo: identificare soluzioni organizzative concrete e realizzabili all’interno degli ospedali».

Un altro aspetto critico è la formazione: «Il documento sottolinea l’importanza di formare sia il personale sanitario sia i pazienti. La condizione è che siano sufficientemente formati all’utilizzo di questi strumenti. Possiamo avere la migliore tecnologia e organizzazione, ma se gli utenti finali non sono in grado di utilizzare questi strumenti, il sistema non può funzionare».

Le criticità della telemedicina

Le Linee di indirizzo e le future Linee guida aiuteranno a dialogare con le Regioni, ma permangono alcune criticità, come sottolinea Santoro: «Le linee di indirizzo e le linee guida (quando realizzate) costituiranno il framework operativo per facilitare il dialogo con le amministrazioni regionali a garantire l’effettiva implementazione delle misure previste. Tuttavia, permangono criticità riguardo la prescrivibilità e la rimborsabilità dei trattamenti. È quindi necessario un ulteriore passo in più per rendere il modello davvero applicabile ai pazienti che ne hanno effettivamente bisogno. Emergerebbe inoltre, un paradosso interessante sull’utilizzo della telemedicina in genere, supportato da studi condotti dall’Organizzazione Mondiale della Sanità dove si rileva che gli strumenti di telemedicina vengono utilizzati principalmente da chi ne ha meno bisogno, come giovani, persone in buona salute, economicamente stabili e residenti in aree urbane. Al contrario, le fasce che potrebbero beneficiarne maggiormente come anziani, residenti in zone rurali e persone economicamente svantaggiate rimangono spesso escluse».

Al di là delle linee guida, permangono criticità riguardo la prescrivibilità e la rimborsabilità dei trattamenti

Come superare questo problema? «È fondamentale un monitoraggio costante dell’uso della telemedicina per evitare che queste soluzioni, invece di democratizzare l’accesso alle cure, finiscano per ampliare il divario esistente. La soluzione? Più formazione e interventi mirati per superare il “digital divide”. La ricerca scientifica avrà un ruolo fondamentale in questo processo. Dobbiamo condurre studi per valutare il reale beneficio clinico ed economico della telemedicina. Solo così potremo capire se questa è la direzione giusta e identificare i sottogruppi di pazienti che possono trarne maggior vantaggio».

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Silvia Pogliaghi
Giornalista scientifica, esperta di ICT in Sanità, socia UNAMSI (Unione Nazionale Medico Scientifica di Informazione)