La sostenibilità ambientale è ormai una priorità per le politiche sanitarie globali e nazionali. In Italia, la transizione verso una sanità sostenibile è supportata da regolamentazioni specifiche, come i Criteri Ambientali Minimi (CAM), e da un crescente impegno nel Green Public Procurement (GPP), ovvero l’integrazione di criteri ambientali negli appalti pubblici. Tuttavia, il cammino verso un sistema sanitario realmente sostenibile presenta ancora numerosi ostacoli e sfide.
Regolamentazioni internazionali e italiane
A livello internazionale, il Green Deal europeo rappresenta il quadro di riferimento per promuovere un’economia a basse emissioni di carbonio. Direttive come quelle sugli edifici a energia quasi zero (Nearly Zero-Energy Buildings) e il regolamento sull’efficienza energetica negli appalti stanno tracciando il percorso per l’evoluzione delle normative nazionali. Questi sviluppi richiederanno un adeguamento delle pratiche italiane nei prossimi anni, rendendo il sistema più rigoroso e in linea con le nuove disposizioni dell’Unione Europea.
In Italia, il Piano Nazionale d’Azione per il GPP e i CAM, obbligatori dal 2008, sono un punto di riferimento chiave. Come spiega Roberto Caranta, professore dell’Università di Torino e coordinatore del Network SAPIENS (Sustainability and Procurement in International, European, and National Systems), «i CAM sono pensati per acquisti seriali e trovano applicazione in settori cruciali della sanità come il catering, il lavaggio industriale e il noleggio tessile. Questi criteri stabiliscono requisiti tecnici minimi da rispettare negli appalti, ma è possibile aggiungere elementi premiali per incentivare l’offerta di soluzioni ancora più sostenibili».
I Criteri Ambientali Minimi (CAM) sono pensati per acquisti seriali e trovano applicazione in settori cruciali della sanità come il catering, il lavaggio industriale e il noleggio tessile
Un aspetto interessante, sottolineato dal professor Caranta, è l’approccio avanzato italiano, che combina obblighi normativi e supporto tecnico alle amministrazioni. «Questo sistema facilita l’applicazione dei CAM e prevede anche criteri premiali, che consentono di andare oltre i requisiti minimi. Ad esempio, per il catering sanitario, si può richiedere una percentuale di prodotti biologici superiore al minimo obbligatorio, incentivando così i fornitori più virtuosi e superando il modello degli appalti al prezzo più basso.»
Il mancato rispetto dei CAM non solo espone le amministrazioni a rischi legali, ma può compromettere la validità stessa degli appalti. «La giurisprudenza italiana – continua Caranta – sottolinea che il mancato inserimento dei CAM comporta la nullità della procedura di gara e del contratto stesso, rendendo fondamentale la loro applicazione».
Attualmente, le normative sui CAM non includono disposizioni specifiche per farmaci e dispositivi medici, come quelle relative allo smaltimento dei farmaci o a sistemi di produzione ecologicamente sostenibili. Questa assenza si spiega, in parte, con la difficoltà di standardizzare normative per prodotti caratterizzati da proprietà uniche e specifiche esigenze terapeutiche.
Sebbene non vi siano ancora regolamenti specifici in questo ambito, sono in programma iniziative come l’Ecolabel, che potrebbero in futuro influenzare prodotti e servizi, anche se l’implementazione richiederà tempo. Nel frattempo, i CAM contengono clausole, come ad esempio quella sui rifiuti, che potrebbero fungere da modello per sviluppare normative più mirate.
Attualmente le normative sui CAM non includono disposizioni specifiche per farmaci e dispositivi medici
Inoltre, il Codice dei Contratti Pubblici offre alle amministrazioni la possibilità di elaborare clausole ambientali per prodotti, inclusi farmaci e dispositivi medici, che attualmente non rientrano nei CAM, favorendo così un approccio più sostenibile anche in questi settori.
Acquisti Green in sanità: opportunità e sfide
Il settore sanitario è responsabile del 5,2% delle emissioni di gas serra, rendendo essenziale l’adozione di pratiche di acquisto sostenibile. Tuttavia, gli ostacoli non mancano:
- Competenze insufficienti: molte amministrazioni faticano a redigere bandi che integrino criteri ambientali.
- Carenza di fornitori qualificati: non tutte le aziende sono pronte a soddisfare requisiti ambientali rigorosi.
- Resistenza culturale: persiste un atteggiamento orientato al solo risparmio economico, senza considerare la qualità ambientale.
Secondo Caranta, «la cultura del prezzo più basso è controproducente. Dobbiamo puntare su un equilibrio tra qualità e costo, come facciamo nelle scelte quotidiane. Non si tratta solo di risparmiare, ma di investire nella qualità e nella sostenibilità a lungo termine».
Innovazione e tecnologie green
L’intelligenza artificiale (AI) e la sanità digitale stanno trasformando il settore sanitario, offrendo vantaggi come l’espansione della telemedicina e il miglioramento dei processi diagnostici. Tuttavia, queste tecnologie comportano un significativo dispendio energetico, rendendo necessario valutare con attenzione il rapporto tra benefici e costi.
Il monitoraggio energetico negli edifici sanitari basato sull’analisi dei dati, unito all’intelligenza umana, riduce inefficienze e genera risparmi significativi
Sottolinea Caranta: «Questo rappresenta una questione rilevante. L’intelligenza artificiale è indubbiamente uno degli elementi con il consumo energetico più elevato, sebbene non sia necessariamente il più utilizzato e non ci si aspetti un impiego massivo nel prossimo futuro. Un aspetto fondamentale è la raccolta e l’analisi dei dati. Fondamentale, ad esempio, per il monitoraggio dei consumi energetici negli edifici sanitari, che, pur richiedendo energia, può portare a risparmi importanti se integrato con un’interpretazione efficace dei dati da parte dell’intelligenza umana. Ad esempio, individuare e correggere inefficienze, come luci lasciate accese inutilmente, può avere un impatto positivo su larga scala».
Tuttavia, Caranta invita alla cautela riguardo alle tecnologie più energivore, come l’intelligenza artificiale: «Nonostante il potenziale, l’adozione dell’AI in sanità rimane ancora limitata. È importante, quindi, concentrarsi prima sull’ottimizzazione di processi più basilari per massimizzare i benefici futuri, assicurandosi al contempo di ridurre al minimo l’impatto ambientale».
La legge europea sul clima e il futuro della sanità sostenibile
Un elemento chiave per il futuro della sostenibilità sanitaria è la legge europea sul clima, che obbliga gli Stati membri a ridurre le emissioni di gas serra e a rendicontare i progressi compiuti. «Questo implica – afferma Caranta – un impegno sempre maggiore nel monitoraggio delle performance ambientali, anche da parte delle aziende sanitarie, che devono adeguarsi a standard sempre più stringenti. La sfida non è solo rispettare le normative, ma sfruttare questa opportunità per migliorare le strutture sanitarie in termini di efficienza energetica e sostenibilità».
La sfida non è solo rispettare le normative, ma sfruttare questa opportunità per migliorare le strutture sanitarie in termini di efficienza energetica e sostenibilità
Un altro aspetto cruciale è la direttiva europea sulla due diligence, che obbligherà i grandi contraenti a monitorare il ciclo dei fornitori, garantendo il rispetto delle normative ambientali e sociali. Ad esempio, per le forniture di strumenti chirurgici prodotti in Paesi a basso reddito, le amministrazioni potranno inserire clausole contrattuali che impongano standard rigorosi di sostenibilità e sicurezza sul lavoro.
Il tema della produzione di farmaci e dispositivi merita particolare attenzione, anche in relazione alla localizzazione. Prosegue Caranta: «Produrre in Europa può garantire criteri di sostenibilità più rigorosi rispetto a produzioni in aree come l’Asia o la Cina, dove tali investimenti non sono ancora una priorità. Tuttavia, sono tendenzialmente ottimista. L’Europa sta già intraprendendo iniziative significative in questo ambito, come dimostra la nuova direttiva sulla resilienza, che prevede un sistema di preferenza per le imprese europee e consente, ad esempio, di privilegiare prodotti come i pannelli solari fabbricati in Europa, nonostante possano avere un costo superiore».
L’Europa ha appreso importanti lezioni dalla crisi legata al Covid-19, evidenziando la necessità di rafforzare la propria capacità produttiva, ed è cruciale che tali normative vengano attuate anche a livello nazionale, garantendo un futuro più sostenibile per il settore sanitario.
Creare una rete di addetti agli appalti
La transizione verso una sanità sostenibile richiede uno sforzo collettivo da parte di istituzioni pubbliche, aziende e cittadini
Caranta evidenzia l’importanza di creare una rete di collaborazione per supportare chi si occupa degli appalti, soprattutto nelle realtà più piccole. «È fondamentale prevenire l’isolamento di chi gestisce appalti, specialmente in contesti complessi e privi di indicazioni chiare. Condividere esperienze e soluzioni con chi affronta problematiche analoghe è essenziale, poiché spesso esistono già risposte efficaci a sfide comuni. Questo approccio consente di evitare di ricominciare da zero ogni volta, favorendo una gestione più efficiente e ottimizzando i risultati attraverso l’apprendimento reciproco e il trasferimento delle migliori pratiche».
Conclusioni
La transizione verso una sanità sostenibile richiede uno sforzo collettivo da parte di istituzioni pubbliche, aziende e cittadini. «Se vogliamo ridurre significativamente l’impatto ambientale del settore – conclude Caranta – dobbiamo investire nella formazione, nell’innovazione tecnologica e nella collaborazione. Solo così potremo garantire un futuro più verde per il nostro sistema sanitario».
L’obiettivo rimane ambizioso ma raggiungibile: creare un sistema sanitario capace di generare l’energia che consuma, riducendo al minimo l’impatto ambientale e promuovendo una cultura di sostenibilità a tutti i livelli.