Sperimentazioni cliniche: un volano per innovazione, risparmio e occupazione

A gennaio 2022 diventerà operativo il Regolamento Ue sulle sperimentazioni 536/2014, che comporterà procedure più snelle per armonizzare i processi di valutazione delle sperimentazioni cliniche nei vari paesi. A che punto siamo in Italia?

A gennaio 2022 entrerà in vigore e diventerà operativo il Regolamento Ue sulle sperimentazioni (536/2014) che comporterà procedure più snelle per armonizzare i processi di valutazione delle sperimentazioni cliniche nei vari paesi: il quadro regolatorio identico per ciascuno Stato membro dovrebbe garantire la conduzione degli studi clinici in una modalità univoca e semplificare i vari procedimenti. Si tratta di una svolta epocale per l’Europa che potrebbe diventare molto più attrattiva per quanto riguarda le sperimentazioni e la sua capacità di innovare.

Sono tante le novità introdotte da questo regolamento, ma il nostro Paese è ancora indietro nel recepirle perché la legge n.3 del 2018, emanata per adeguarsi al Regolamento UE, non ha ancora emanato tutti i decreti attuativi necessari. In Italia la ricerca non è mai entrata davvero nell’agenda governativa e ci si chiede se questa emergenza sanitaria, e la mole di investimenti che arriveranno con il PNRR, possano essere la leva giusta per scrivere una nuova pagina delle sperimentazioni nel nostro Paese.

A gennaio 2022 diventa operativo il Regolamento Ue sulle sperimentazioni 536/2014 che prevede procedure più snelle e armonizzare i processi di valutazione nei vari paesi

I nodi da sciogliere sono diversi: tanti comitati etici, numerosi sistemi informativi che spesso non parlano tra di loro, poca formazione e in generale poca cultura della sperimentazione, sia tra i medici sia tra i pazienti. Una sperimentazione clinica, se fatta nel modo giusto, potrebbe portare vantaggi non solo per i pazienti ma anche per tutto il sistema sanitario nazionale.

Nel corso della Live “Sperimentazione Clinica: quali prospettive?” ci siamo quindi interrogati per capire da dove ripartire o incominciare per rilanciare le sperimentazioni in Italia, e lo abbiamo fatto insieme Elena Ottavianelli, direttore scientifico Associazione Italiana Contract Research Organization (AICRO), e Andrea Marinozzi, Dirigente farmacista Ospedali Riuniti di Ancona e Coordinatore Area Scientifica Sifo per la Sperimentazione Clinica.

Il “nuovo” regolamento Ue sulle sperimentazioni cliniche

Approvato nel 2014, il regolamento mira ad armonizzare i processi di presentazione, valutazione e supervisione delle sperimentazioni cliniche in tutta l’Unione europea. Come detto, in Italia i decreti attuativi latitano e siamo ancora indietro rispetto ad altri Paesi europei.

Elena Ottavianelli“Con questo ritardo rischiamo di perdere l’abbrivio che questo regolamento vorrebbe dare – ha spiegato Ottavianelli – rischiamo di perdere le agevolazioni che dovrebbero venire da una valutazione centralizzata uguale per tutti. Il fatto che questi decreti attuativi non siano usciti non significa che siano stati dimenticati: su questo ci sono anche diverse iniziative di associazioni che stanno lavorando sui decreti per renderli più agevoli. Forse bisogna aspettare questo periodo di “prova” che funzionerà da guida all’emissione di questi decreti, che ad un certo punto diventeranno indispensabili. Il regolamento prevede l’accreditamento di strutture atte a poter seguire le sperimentazioni cliniche, noi al momento non abbiamo i criteri, per cui si lavorerà in deroga, però ci si lavorerà. In Italia c’era e c’è un buon livello di consapevolezza circa il regolamento, ma bisogna stare dietro a diversi aspetti, ad esempio capire come funzionerà il rapporto tra osservatorio delle sperimentazioni cliniche e il sistema del portale unico”.

Mancano i decreti attuativi, e questo ritardo potrebbe penalizzare il nostro Paese

Un altro punto da chiarire è il fatto che il regolamento riguarda soprattutto gli studi interventistici, ma non disciplina in modo concreto quelli osservazionali o quelli che saranno necessari per i medical device. Tutti ambiti di ricerca che, ancorché non disciplinati dalla normativa Ue, hanno comunque bisogno del lavoro dei comitati etici. Ormai qualsiasi prodotto va accompagnato da dati di qualità, a prescindere dal fatto che ci sia poi una regolamentazione di riferimento ben precisa, come la 536 per gli studi interventistici. Il regolamento introduce il concetto di “studio a basso livello di intervento”, ma cosa si intende esattamente? Uno studio osservazionale? Al momento non è chiaro.

“La preoccupazione riguarda anche la ricerca indipendente per gli studi no profit – ha rimarcato Ottavianelli – e mi riferisco ai promotori indipendenti. Il clinico che si troverà ad attivare un centro in Italia dovrà seguire la regolamentazione europea con tutti i procedimenti diversi previsti. Su questo deve crescere la confidenza tra i clinici e i promotori indipendenti, e noi CRO. Ci sono tante cose da seguire riguardo la formazione specifica. Le aziende farmaceutiche hanno una maggior capacità di adattarsi, un promotore singolo, pubblico, che deve fare tutto da solo, può avere maggiori difficoltà”.

Il regolamento europeo prevede anche delle novità per il farmacista ospedaliero, quale farmacista di ricerca e il farmacista ricercatore

Il regolamento europeo prevede anche delle novità per il farmacista ospedaliero, quale farmacista di ricerca e il farmacista ricercatore.

“Questo regolamento europeo si porta dietro delle incertezze che devono essere ancora chiarite e definite – ha spiegato Marinozzi – Come categoria e società scientifica stiamo cercando di attivare e portare avanti nel miglior modo possibileAndrea Marinozzi dei corsi di alta specializzazione legati proprio al farmacista di ricerca, ossia il farmacista impegnato nella logistica del farmaco sperimentale e nella sua gestione, perché molti farmaci sono allestimenti personalizzati. Il farmacista di ricerca si occupa dell’allestimento di prodotti sperimentali, che hanno un ruolo determinante nella riuscita della sperimentazione stessa perché basta sbagliare i componenti o il dosaggio dei componenti che salta tutta la sperimentazione. Devono occuparsi anche della parte della distribuzione, delle sperimentazioni sia interne all’ospedale sia nella distribuzione diretta, sia tutta la parte della logistica e della ricezione”.

“E poi c’è la parte sul farmacista ricercatore – ha continuato l’esperto SIFO –  Noi deteniamo molti dati, possiamo portare avanti tante tipologie di studi di tipo epidemiologico e di tipo osservazionale. Sono stati anche portati know how di statistica vera e propria per favorire la ricerca non profit. Ad oggi permangono incertezze sull’informatizzazione del sistema, con il regolamento Ue sarà tutto centralizzato attraverso il portale europeo che poi sarà collegato all’AIFA e a sua volta a tutti i comitati etici”.

Sperimentazioni cliniche: una grande opportunità professionale

Portare avanti una sperimentazione nel nostro Paese è complesso. Ci vorrebbe una maggiore semplificazione, ma probabilmente c’è anche un problema di poca competenza a livello generale, perché mancano figure professionali dedicate. L’università e il mondo della ricerca possono fare di più e qualcosa si sta muovendo in questo senso per formare i medici ricercatori di domani anche nella sperimentazione clinica.

“Forse ci si è resi conto che arrivare a un master per scoprire il mondo delle sperimentazioni cliniche potrebbe essere troppo tardi – riprende la referente di AICRO – il concetto della sperimentazione clinica bisognerebbe inserirlo come opportunità di sviluppo professionale, ma ad oggi i giovani laureati che si affacciano al mondo del lavoro devono fare ore di formazione in più per entrare in questo mondo. Noi e anche altre associazioni no profit stiamo cercando di accorciare i tempi”. L’obbiettivo è chiarire e spiegare quali sono i ruoli di chi lavora nella sperimentazione clinica, anche per inquadrare meglio poi quali step ed eventuali master o specializzazioni fare.

L’ambito delle sperimentazioni cliniche è una grande opportunità professionale, poco sfruttata, comunicata e formata

Se questo mondo non si conosce, un giovane di certo da solo non se lo va a cercare.

L’ambito delle sperimentazioni cliniche è una grande opportunità professionale, poco sfruttata, comunicata e formata nel nostro paese.

“Tornando gli studi no profit – riprendere Ottavianelli – il ricercatore non sempre è consapevole delle sue responsabilità quando assume il ruolo di promotore e quando deve fare lui la farmacovigilanza per conto di tutti gli altri, rispetto ad una sperimentazione sponsorizzata per cui la farmacovigilanza ha delle risorse dedicate”.

Ma i ruoli non sono solo quelli tipici della sperimentazione clinica (clinici, ricercatori, etc): uno sponsor deve poter interloquire con un centro clinico e bisogna parlare lo stesso linguaggio, ed ecco che in questo entrano figure come il project manager. Poi ci sono i Data Manager, i biostatistici, i clinical trial assistant, i clinical study start up associate.

Sono tutte professioni che richiedono continuo aggiornamento e grande competenza.

La sperimentazione clinica può far risparmiare il SSN, ma il sistema lo sa?

Che gli studi clinici possano far risparmiare il SSN è cosa nota, non mancano infatti analisi in questo senso. Ma a livello di sistema sanitario, ci si chiede se questo valore aggiunto dei trial sia stato adeguatamente percepito.

“Nella mia esperienza – ha sottolineato Marinozzi – ho notato che le aziende di carattere universitario e gli istituti di ricerca, a livello di direzione, hanno abbastanza presente la questione di quanta economia le sperimentazioni cliniche portino, non solo da un punto di vista di efficacia, ma anche di risparmi, diretti e indiretti”.

È importante dare valore ai risparmi, diretti e indiretti, generati da una maggiore presenza di sperimentazioni cliniche in Italia

Quelli diretti sono legati alle sperimentazioni sponsorizzate, in quanto i pazienti che rientrano nei criteri di inclusione specifici delle sperimentazioni vengono accuratamente esaminati e seguiti durante tutte le fasi di svolgimento della sperimentazione. I costi di questi esami sono tutti a carico dello sponsor.

Quelli indiretti derivano dal fatto che il paziente arruolato in una sperimentazione clinica profit o anche una non profit, non è a carico del Servizio sanitario nazionale e quindi non a carico della Gold Standard Therapy e di tutti i percorsi che il SSN prevede per quel tipo di patologia.

“È importante dare valore a questi risparmi generati – ha detto Marinozzi – soprattutto in un’epoca in cui si sta affrontando tanta innovazione terapeutica e un aumento dei costi generale dovuti al fatto che il nostro sistema assistenziale è di tipo universalistico”.

La cultura della sperimentazione

Oggi più che mai anche le persone comuni stanno iniziando a capire di più come funziona la sperimentazione clinica e come sia strutturata.

“La pandemia ha sicuramente impresso un’accelerazione in questo senso – riprende Ottavianelli – abbiamo tutti imparato a documentarci un po’ di più. In ambito sanitario, io vedo molta intraprendenza da parte di clinici che poi si scontrano con una normativa complessa, e in questo senso vedo una buona volontà di proporre corsi informativi anche base”.

Tra le domande più frequenti emerse dal pubblico nel corso della Live vi sono proprio quelle che riguardano la formazione per ciò che concerne la nuova normativa europea: ci si chiede se AIFA organizzerà corsi ad hoc, se ci sarà modo di fare simulazioni per sottoporre gli studi clinici, se ci sarà una finestra temporale minima in cui il sistema si possa adeguare al Regolamento Ue.

A poche settimane dalla piena operatività della legge europea i dubbi sono ancora tanti, e c’è una grande richiesta di formazione

Sono tanti i dubbi sul tavolo a poche settimane dalla piena operatività della legge europea.

“Sicuramente ci saranno dei moduli formativi da parte di AIFA – riprende l’esperta di AICRO – e ci aspettiamo un periodo di prova in cui ci si potrà adattare gradualmente ai nuovi requisiti richiesti a livello europeo”.

Anche la SIFO si sta attrezzando: “Come società scientifica – ha concluso Marinozzi – alla fine del percorso di alta specializzazione sulla sperimentazione clinica andremo a pubblicare un manuale proprio legato a tutte le attività che riguardano il mondo della farmacia ospedaliera e della ricerca, dove porteremo anche dei know how legati proprio all’attuazione del regolamento. Credo che AIFA emanerà linee guida e spiegherà le varie criticità emerse e come sono state risolte”.

 

Le sperimentazioni cliniche non sono quindi necessarie solo per far accedere i pazienti alle migliori terapie, ma sono importanti anche per generare risparmio e, da ultimo, possono essere volano di innovazione e di occupazione.

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Angelica Giambelluca
Giornalista professionista in ambito medico