La telemedicina al servizio delle prestazioni trasfusionali: origine e pilastri delle linee guida

Approvate il 25 ottobre 2023, le Linee guida si basano su continuità, uniformità e ascolto dei pazienti. Parlano le esperte del Centro Nazionale Sangue (CNS) Simonetta Pupella, responsabile dell’area tecnico-sanitaria e sistemi ispettivi del CNS e le dottoresse Ursula La Rocca e Nadia Lopez

Continuità, uniformità e ascolto dei pazienti. Sono queste le parole chiave che stanno alla base delle Linee guida per l’erogazione di prestazioni trasfusionali in telemedicina approvate a fine ottobre 2023 e redatte da un apposito gruppo di lavoro coordinato dal Centro Nazionale Sangue (CNS). Costituiscono un documento di indirizzo volto a fornire una serie di indicazioni uniformi circa le prestazioni in telemedicina applicate alle attività assistenziali di medicina trasfusionale, nonché alle attività di produzione e qualificazione biologica del sangue e degli emocomponenti per coprire l’intero processo trasfusionale.

Continuità, uniformità e ascolto dei pazienti. Sono queste le parole chiave che stanno alla base delle Linee guida

L’emanazione di queste Linee guida risponde alla necessità di un adeguamento normativo, “ma rappresenta anche una risposta alla crescente e rapida evoluzione tecnologica informatizzata, che da tempo caratterizza molte attività trasfusionali”, spiegano a TrendSanità la dottoressa Simonetta Pupella, responsabile dell’area tecnico-sanitaria e sistemi ispettivi del CNS e le dottoresse Ursula La Rocca e Nadia Lopez, che nel CNS hanno seguito con Pupella i lavori delle Linee guida, la cui stesura ha richiesto circa un anno di lavoro. 

L’emanazione di queste linee guida si è resa indispensabile a seguito del Decreto legge del 24 marzo 2022 n. 24, convertito in Legge del 19 maggio 2022 n. 52 (“Disposizioni urgenti per il superamento delle misure di contrasto alla diffusione dell’epidemia da Covid-19, in conseguenza della cessazione dello stato di emergenza e altre disposizioni in materia sanitaria”), che all’interno dell’articolo 10-bis include le prestazioni sanitarie relative alle attività trasfusionali nell’elenco delle prestazioni in cui applicare la telemedicina.

Coinvolte società scientifiche e associazioni

Il documento è frutto dell’ampia e tangibile collaborazione di un gruppo multidisciplinare di professionisti

“La realizzazione del documento – continuano Pupella, La Rocca e Lopez – è frutto dell’ampia e tangibile collaborazione di un gruppo multidisciplinare di professionisti istituito dal Centro Nazionale Sangue, con il coinvolgimento del Ministero della Salute (Direzione generale della digitalizzazione, del sistema informativo sanitario e della statistica e Direzione generale della prevenzione sanitaria), di alcune Regioni e del mondo associativo, degli esperti delle società scientifiche di settore, dell’Ingegneria Clinica e del Centro nazionale per la telemedicina e le nuove tecnologie assistenziali dell’Istituto Superiore di Sanità”.

Effetto Covid-19 sulla sanità digitale: il nuovo ecosistema healthcare

L’uso di strumenti digitali nel settore sanitario ha registrato un’impennata a seguito dell’emergenza Covid-19; i sistemi sanitari, infatti, ne hanno implementato l’utilizzo sia per la gestione pandemica sia per il supporto dei servizi sanitari. Ciò ha consentito una riduzione della possibilità di trasmissione del virus, garantendo continuità assistenziale. “Sebbene i servizi di telemedicina abbiamo iniziato a diffondersi prima del 2020 – precisano le tre esperte – la situazione emergenziale ha richiesto rapidi cambi organizzativi e l’adozione di nuove tecnologie. Se da un lato ciò ha testimoniato efficace capacità di adattamento da parte del sistema, dall’altro è essenziale che il progresso venga mantenuto e reso omogeneo sul territorio nazionale”. 

Continuità e uniformità sono, dunque, le leve del documento di Linee guida per l’erogazione di prestazioni trasfusionali in telemedicina che “rappresenta anche una risposta alle esigenze della rete trasfusionale, che da anni si interfaccia con strumenti e tecnologie proprie della telemedicina, fornendo una definizione standardizzata a processi già esistenti, e incontrando, ad oggi, feedback favorevoli da parte dei professionisti coinvolti”.

Lo sviluppo dell’e-health (in particolare della telemedicina, che ha numerose applicazioni nella pratica assistenziale quotidiana) e più in generale dei servizi della sanità digitale permetteranno di definire un nuovo disegno strutturale e organizzativo delle attività trasfusionali, facilitando l’integrazione tra assistenza territoriale e ospedaliera e favorendo un ammodernamento tecnologico a supporto dei processi trasfusionali.

Ad esempio, vanno in questa direzione le attività già implementate presso il Servizio Trasfusionale della Usl Umbria 2, che ha attivato diversi percorsi di consulenza a distanza, come la telemedicina per le trasfusioni domiciliari, la donazione del cordone e il monitoraggio di pazienti con anemia cronica o che necessitano di salasso terapia.

E-health nell’attività trasfusionale tra presente e futuro

Non solo prestazioni trasfusionali in telemedicina. La sanità digitale nell’attività trasfusionale può infatti articolarsi in sette momenti assistenziali che interessano, sia in autonomia sia in collaborazione, differenti figure professionali, congiuntamente al paziente e al donatore: la televisita, il teleconsulto, la teleconsulenza medico-sanitaria, la teleassistenza, la telerefertazione, il triage telematico, la validazione telematica

Gli strumenti disponibili consentiranno sempre più di ricollocare utilmente sul territorio parte delle specifiche attività cliniche

“Gli strumenti disponibili consentiranno sempre più di ricollocare utilmente sul territorio parte delle specifiche attività cliniche, oggi erogate nelle strutture trasfusionali ospedaliere, rappresentando elementi utili per la sperimentazione e adozione delle soluzioni indicate”, ammettono le dottoresse Pupella, La Rocca e Lopez

Soluzioni tecnologiche avanzate in ambito sanitario la cui introduzione – proseguono – “consente sia la definizione di nuove modalità di gestione organizzativa dei servizi erogati, promuovendo una nuova routine lavorativa, sia il monitoraggio dei pazienti in tempo reale, attraverso un contatto diretto con il medico e migliorando l’accesso alle cure”.

La sanità digitale applicata all’ambito trasfusionale non è esente però da alcune criticità, in particolare relative alla qualità tecnica e clinica delle prestazioni a distanza in termini di sicurezza informatica, privacy e responsabilità. Da qui l’auspicio che “le aziende del Servizio Sanitario Nazionale migliorino i propri investimenti in strumenti, quali piattaforme di videoconferenza e sistemi di supporto decisionale di gruppo, per consentire al personale e ai team di operare da remoto, collaborando virtualmente nella pratica clinica”. Nei fatti: la telemedicina quale risorsa preziosa per una nuova definizione dei servizi del SSN.

“Ciò nonostante – concludono Pupella, La Rocca e Lopez – è bene precisare che la tecnologia applicata al settore sanitario non consiste in una risposta alla carenza di personale. Piuttosto, deve rappresentare uno strumento per un approccio organizzativo innovativo e qualitativamente superiore, dei cui vantaggi possa beneficiare l’intero sistema, dal personale ai pazienti”.

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Massimo Canorro
Giornalista specializzato in salute e sanità