L’espressione “Terza Missione” non è molto conosciuta, a meno che non si frequenti il mondo universitario. Si tratta infatti della mission universitaria che affianca le prime due, più note e riconosciute, ossia la Ricerca e la Didattica. La Terza Missione diventa invece il tramite tra il mondo universitario e la società, considerando che ha il preciso mandato di trasferire i risultati della ricerca e di diffondere la cultura accademica anche in ambito sociale. In questo modo, le università diventano motori di crescita economica, culturale e innovativa.
Nel caso delle università mediche, o di quelle che ospitano corsi di laurea in professioni sanitarie, la Terza Missione può avere una valenza ancora più cruciale, considerando che l’impatto sociale avviene su un tema fondamentale qual è quello della salute. Di questo si è parlato durante il Convegno “Terza Missione e Salute: Impatto Sociale e Medicina Inclusiva”, tenutosi lo scorso 5 luglio presso UniCamillus – Università Medica Internazionale di Roma, ideato e organizzato dalla Professoressa Donatella Padua, docente di Sociologia e delegata alla Terza Missione presso lo stesso Ateneo.
A lei abbiamo fatto qualche domanda per comprendere meglio in che modo le università mediche possono implementare lo sviluppo sociale, anche facilitando l’educazione alla salute e l’accesso alle cure mediche per tutti, senza distinzioni.
La Terza Missione nelle università mediche come favorisce il miglioramento sociale? Ci sono obiettivi specifici che persegue?
La Terza Missione universitaria in ambito medico reca implicitamente un orientamento all’impatto sociale. Tuttavia, essa non ha gli stessi obiettivi della scienza medica: non svolge il ruolo di un medico o di un professionista sanitario. La Terza Missione punta a far sviluppare alle istituzioni universitarie la capacità, le competenze, la cultura di saper osservare il territorio, di analizzarne i bisogni socio-economici e ambientali – in questo caso nell’ambito della salute e della prevenzione sanitaria – e di attivare una serie di azioni volte al trasferimento delle conoscenze sviluppate in ambito scientifico o di creazione di scambio o di produzione di valore sociale.
L’Università, in altre parole, si interroga su come può estendere il suo ruolo, integrandolo alla sua missione in campo medico, al fine di generare un moltiplicatore di impatto sociale, in linea con la sua vocazione.
Io sono docente di Sociologia e delegata alla Terza Missione presso UniCamillus, Università Medica Internazionale di Roma che forma laureati in Medicina, Odontoiatria e Professioni Sanitarie.
La Terza Missione diventa il tramite tra il mondo universitario e la società, con il mandato di trasferire i risultati della ricerca e di diffondere la cultura accademica in ambito sociale
Il ruolo di questo Ateneo è naturalmente volto alla Terza Missione in ambito sanitario: i suoi studenti provengono da 67 diversi paesi, e questa apertura verso il contesto internazionale diventa terreno di elezione per i tre principali obiettivi di terza Missione: 1) internazionalizzazione e salute, che si esprime con l’accoglienza degli studenti internazionale, in particolare provenienti dai Paesi in via di sviluppo e con le missioni umanitarie svolte nei luoghi più poveri del mondo; 2) medicina inclusiva, volta a ridurre le ineguaglianze tra paesi e tra persone per ciò che riguarda le condizioni sanitarie dei gruppi sociali emarginati, e mirata a rafforzare l’empowerment e la personalizzazione del percorso di cura nel rispetto di culture diverse e di differenze individuali; 3) educazione alla salute e alla prevenzione, attraverso attività di public engagement in stretta integrazione con la didattica dei corsi di studio, come l’organizzazione di attività culturali di pubblica utilità, di coinvolgimento e interazione con il mondo della scuola, oltre che di divulgazione scientifica.
Le urgenze su cui agire sono tante. Come vengono selezionate? In base a quali priorità?
Quando si parla di salute le urgenze sono molteplici, ma la Terza Missione di un’università medica ha come bussola primaria la missione dell’Ateneo. Tutte le attività sono definite in ambiti di obiettivi strategici, di piani e programmi rientranti nel Piano Strategico di Ateneo e di Dipartimento. In UniCamillus, i tre obiettivi strategici di Terza Missione che prima menzionavo si traducono in specifiche strategie e azioni che vengono programmate su base triennale e attentamente monitorate in termini di impatto sociale.
In altre parole, non ha tanta importanza ‘cosa fai’, ma ‘come lo fai’, ossia quali indicatori di impatto sociale, economico, ambientale sono stati identificati per quell’azione e quali risultati sono stati conseguiti. Questo consente di migliorare costantemente la propria azione sul territorio.
Le azioni della Terza Missione prevedono indicatori di impatto sociale, economico e ambientale, correlati ad un determinato territorio
Ad esempio, se svolgo una giornata di prevenzione cardiovascolare, sarà importante non solo averla realizzata ma sapere per quanti cittadini ho realizzato il servizio di misurazione dei parametri, quanti studenti medici ed infermieri hanno partecipato, quale territorio è stato interessato, e così via.
Proprio il territorio di azione è un altro riferimento importante. Ad esempio, UniCamillus ha come territorio prioritario quello internazionale ma, subito dopo, la priorità è il territorio limitrofo della sua sede, che presenta problematiche socio-economiche-culturali, e che quindi giova della rivitalizzazione culturale portata dall’Ateneo e dall’indotto economico. Attività che vanno sempre misurate per valorizzare il beneficio recato.
Può farci esempi di programmi di ricerca che sono stati realizzati in tal senso? Ci sono già dei risultati incoraggianti? Se sì, quali?
La Terza Missione non svolge direttamente programmi di ricerca, che invece sono obiettivo dell’altra missione di ateneo, la Ricerca appunto. Tuttavia, i progetti, le iniziative, le attività di valorizzazione della ricerca di Terza Missione sono intrinsecamente legate alla ricerca svolta dall’ateneo, o perché nascono da iniziative di ricerca o perché diventano occasioni di ricerca.
Nel primo caso, la creazione di spin-off e di incubatori sono attività di Terza Missione che nascono da progetti di ricerca, dove la Terza Missione svolge il ruolo di valorizzazione sul territorio di queste attività.
Terza Missione e Ricerca sono intrinsecamente legate e si sviluppano in maniera congiunta e coordinata
Nel secondo caso, possono essere le missioni umanitarie in Paesi del Terzo Mondo, che diventano importanti opportunità di studio per lo sviluppo di protocolli clinici specifici per i gruppi in target.
Un altro esempio che UniCamillus può portare in questo ambito sono le attività di prevenzione odontoiatrica svolte nelle scuole primarie e secondarie della borgata di San Basilio, a Roma, dove studenti di odontoiatria hanno visitato i bambini e ragazzi ed hanno svolto uno studio scientifico sul livello della cultura sanitaria nella prevenzione odontoiatrica, fornendo importanti indicazioni ai genitori dei giovani pazienti sull’importanza della salute orale.
Le università come coinvolgono gli attori esterni in questi programmi?
Anche la tipologia di attori esterni sono oggetto di definizione in sede di formulazione di strategie pluriennali di Terza Missione: la scelta non dev’essere casuale. Al contrario, dev’essere intimamente legata alla missione dell’università e del territorio in target, deve essere monitorata e deve essere oggetto di politiche di miglioramento in termini di impatto sociale.
Le comunità territoriali vengono identificate in base alle priorità, come ad esempio i pazienti di Paesi come Gambia, Benin, Burundi o Amazzonia, ma anche le comunità delle borgate di San Basilio o altri territori vicini all’Ateneo.
Chiaramente, nel tempo emergono nuovi progetti, con nuovi partner aziendali o istituzionali che non sono stati preventivati in sede di piani strategici ma che, se allineati come obiettivi, sono inseriti nei piani di azione.
Spesso i progetti possono nascere dai docenti, ma anche dalle istituzioni che chiedono collaborazione per iniziative di prevenzione sanitaria o di cultura della salute.
Quali sono le risorse finanziarie o logistiche per implementare queste attività? Crede che in futuro queste attività vedranno un aumento del sostegno pubblico?
Ogni progetto ha una sua sostenibilità finanziaria e logistica che viene valutata dall’Ateneo in sede di progettazione. Le fonti di finanziamento sono varie, spesso in co-finanziamento tra l’Ateneo e i partner esterni, laddove per finanziamento si intende anche la partecipazione con risorse umane e logistiche.
Ogni progetto ha una sua sostenibilità finanziaria e logistica valutata dall’Ateneo in sede di progettazione
Nel caso in cui le attività di Terza Missione siano collegate a progetti di ricerca, il campo si apre alle molteplici forme di finanziamento della ricerca a livello nazionale ed internazionale.
La Terza Missione si presta anche a forme di ‘fund raising’, rivolte ad esempio ad organizzazioni private le cui linee di Responsabilità Sociale collimano con gli obiettivi di Terza Missione dell’Ateneo, e consentono la realizzazione di specifici progetti.
L’Agenda 2030 e gli obiettivi di sviluppo sostenibile sono ambiti su cui il privato sta rivolgendo particolare attenzione in termini di investimento, e le università possono contribuire dal loro versante. Ma anche la collaborazione con il terzo settore, il non profit, può generare ottime sinergie nell’individuazione di fondi di finanziamento.